Ariel Sharon torna a casa, l’ex generale israeliano è in coma dal 2006

Pubblicato il 22 Settembre 2010 - 18:53 OLTRE 6 MESI FA

Ariel Sharon

Ariel Sharon (82 anni), ex premier israeliano in coma dal 2006, torna a casa: il controverso ex generale e statista sarà presto trasferito dal Centro medico Shiba di Tel ha-Shomer (Tel Aviv) nella sua residenza privata, la Fattoria dei Sicomori nel deserto del Neghev settentrionale. Secondo il quotidiano Yediot Ahronot, nell’abitazione di Sharon è stato già installato un ascensore per facilitare lo spostamento del suo letto dal piano di ingresso al piano superiore, dove si trova la stanza da letto.

Il giornale scrive che sono stati i figli Ghilad ed Omri a chiedere ai medici di Sharon di trasportarlo nella sua fattoria, un luogo dove anche quando era premier amava tornare al termine delle giornate di lavoro a Gerusalemme. In un campo della fattoria è sepolta la moglie Lili. Secondo Yediot Ahronot la permanenza di Sharon nel suo ranch avrà un carattere sperimentale e sarà di breve durata. In questo lasso di tempo i medici verificheranno se sia possibile creare per lui le condizioni necessarie per consentirgli di tornare definitivamente nella propria abitazione.

Classe 1928, Ariel Sharon è stato per decenni un protagonista della vita militare e politica di Israele: comandante dell’esercito con la Stella di David sin dal 1948, ha partecipato alla guerra di indipendenza, a quella di Suez (1956), alla guerra dei Sei giorni (1967), e a quella dello Yom Kippur (1973). Dopo aver lasciato l’esercito, si è unito al partito di destra Likud, ed è stato ministro in diversi governi (1977-1992 e 1996-1999). Diventato leader del partito nel 2000, è stato premier dal 2001 al 2006.

Figura capace di polarizzare le opinioni, nel suo paese come all’estero, Sharon è stato accusato come ministro della Difesa di responsabilità – personale ma indiretta – nel massacro dei campi profughi palestinesi di Shabra e Shatila del 1982: una commissione creata dal governo israeliano disse che Sharon consentì e facilitò l’ingresso delle milizie falangiste libanesi che avrebbero compiuto l’eccidio (il bilancio delle vittime va da 7-800 a 3.500 a seconda delle fonti). Per trent’anni, a partire dagli anni ’70, Sharon promosse la creazione di insediamenti israeliani a Gaza e in Cisgiordania; il 28 settembre 2000, da capo dell’opposizione entrò con circa 1.000 agenti armati sulla spianata delle Moschee (per gli ebrei il Monte del Tempio), dichiarando che quel luogo sarebbe per sempre rimasto sotto il controllo israeliano.

La ‘passeggiata’ provocò la furia dei palestinesi, che il giorno dopo diedero luogo a violenti scontri con la polizia israeliana: cominciava così la seconda intifada. Tuttavia, come primo ministro, nel 2004-2005 Sharon decise il ritiro unilaterale e completo degli israeliani da Gaza; contestato fortemente nel Likud, nel novembre 2005 lasciò il partito per formare Kadima. Il 4 gennaio 2006 fu colpito dall’ictus che lo ha costretto a una vita vegetativa; Kadima, guidato da Ehud Olmert, vinse le elezioni del marzo 2006, diventando il partner di maggioranza nella coalizione che sostenne il 31.mo governo israeliano.