Il ministro francese Fillon sminuisce gli attriti con l’Italia: “Siamo solidali, ma i clandestini vanno respinti”

Pubblicato il 4 Aprile 2011 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

PARIGI – La Francia è “solidale con l’Italia” sull’emergenza profughi, ma, nonostante questo, i clandestini “vanno respinti” alla frontiera. Lo ha detto il ministro degli Esteri francesi, Francois Fillon, intervistato da Stefano Montefiori per il Corriere della Sera, spiegando così il comportamento del governo transalpino, che sta respingendo gli immigrati al confine.

Fillon ha spiegato: “Proporremo alla Tunisia l’associazione all’Unione europea in cambio di un certo numero di impegni, tra i quali quello di riprendere sul suo territorio i clandestini. A lungo termine ciò che sta accadendo in Tunisia è davvero positivo per i tunisini, e anche per noi”.

Per quanto riguarda la situazione in Libia, il ministro ha invece specificato che la Francia non è mai stata contraria ad affidare alla Nato il comando delle operazioni: “Abbiamo sempre rifiutato che l’organizzazione assumesse anche la gestione politica della missione, per una ragione semplice: l’intervento in Libia non deve apparire come un’iniziativa dell’Occidente contro il mondo arabo, perché invece è un’operazione chiesta dagli arabi per evitare un massacro”.

Fillon ha evitato di alimentare la polemica sollevata dal governo italiano sul fatto di essere stato tenuto un po’ in disparte rispetto alle altre “potenze” europee nella gestione dell’emergenza libica, anzi ha detto che “ora l’Italia ha un ruolo veramente importante, per ragioni storiche è il Paese che ha più legami con la Libia e quindi può essere determinante nella fase politica che si sta per aprire. Lo dimostra il fatto che sarà l’Italia, dopo il Qatar, ad accogliere la prossima riunione del Gruppo di contatto incaricato della guida politica dell’intervento”.

Fillon ha poi giustificato i rapporti tenuti dal governo italiano e da quello francese con Gheddafi: “È normale che degli Stati intrattengano delle relazioni con altri Stati, quali che siano i regimi che li governano. Questi rapporti sono necessari. Detto ciò, riconosco che abbiamo, a torto, pensato che questi regimi fossero eterni. Purtroppo non possiamo avere rapporti solo con le democrazie, ma quando trattiamo con i Paesi autoritari occorre sempre avere presente che la loro evoluzione verso la democrazia è una necessità. Dobbiamo essere più rigorosi e vigili”.