Giappone, il ministro si dimette per una donazione di 2mila euro

TOKYO – Dopo il caso di Karl Theodor zu Guttenberg, il ministro della Difesa tedesco dimessosi dopo che si era scoperto che aveva copiato alcuni brani della sua tesi di dottorato, ora un altro caso simile è pronto a far stupire e interrogare gi italiani sulle situazioni in cui i politici, forse, potrebbero anche ritirarsi a vita privata.

La vicenda è avvenuta nel paese del Sol levante. Protagonista, il ministro nipponico degli Esteri, il quarantottenne Seiji Maehara. Appena 250.000 yen (circa 2.180 euro) di fondi di matrice ”sudcoreana” sono stati sufficienti a far scattare l’ipotesi di ”potenziali condizionamenti” sulla politica estera del Giappone, tanto da costringere il titolare della diplomazia alle dimissioni.

E non importa se l’offerta è di un’anziana ”zainichi”, una cittadina di 72 anni di nazionalità sudcoreana, residente da sempre nell’arcipelago e titolare a Kyoto di uno ”yakiniku” (un tipico ristorante-barbecue), perché la donazione rischia di costare all’esponente di punta del partito Democratico la fine anticipata della carriera politica, malgrado i suoi 48 anni.

La decisione di rimettere il mandato è stata anticipata in serata dai media locali dopo un’altra giornata d’attacco delle opposizioni e potrebbe trasformarsi in un duro colpo al premier, Naoto Kan, già alle prese con un gradimento popolare al 20%, le richieste di elezioni anticipate e le insidie del passaggio in parlamento delle leggi a corredo del budget 2011/12.

Nel faccia a faccia avuto in tarda serata, Kan ha inutilmente tentato di convincere il ministro a restare al suo posto. ”Mi scuso col popolo giapponese”, ha spiegato Maehara in conferenza stampa, rilevando che è ”compito del premier” trovare il sostituto e di essere fiducioso di ”contribuire” a rasserenare il clima con le opposizioni sul budget grazie al suo gesto.

Il ministro ha precisato di aver ricevuto 250.000 yen totali (circa 2.180 euro) di contributi in cinque anni, contro i 50.000 iniziali: ”Fino a quando questa storia non è emersa ero del tutto all’oscuro delle donazioni fatte da questa persona”.

Maehara, che era tra i nomi più accreditati alla guida di un nuovo esecutivo al posto di Kan, è finito nella bufera dopo l’accusa mossagli venerdì da Shoji Nishida, un senatore dell’opposizione liberaldemocratica, per aver violato la legge che vieta di accettare contributi da cittadini o entità stranieri, per scongiurare ”possibili condizionamenti esterni o influenze sulla politica del Giappone”.

I responsabili di gruppi politici rischiano, in caso di violazioni, multe o il carcere, fino alla sospensione dei diritti elettorali attivi e passivi. Lo scandalo è scoppiato a pochi giorni dall’incontro tra Maehara e la controparte sudcoreana Kim Sung-hwan, che gli ha ricordato la posizione del partito sulla concessione del diritto di voto ai non giapponesi residenti da lungo tempo (i coreani, tra Nord e Sud, sarebbero almeno 700.000).

Il DpJ accetta l’iscrizione e la partecipazione di stranieri alle elezioni dei vertici del partito e, in un editoriale di settembre, il quotidiano Yomiuri criticò fortemente il sistema, eccependo che ”si dà ai non cittadini il potere di influenzare la scelta dei primi ministri” giapponesi.

Il ministro Maehara, con forti posizioni conservatrici e un ”falco” per le dure posizioni contro la Cina e pro-Usa, è popolare per essere un raro esempio di rottura della pratica di ”obotchan”, di rampolli di ricca famiglia con l’hobby della politica.

Suo padre è morto suicida quando lui frequentava le medie e sua madre ha lavorato in una ditta di costruzioni per consentirgli di laurearsi in giurisprudenza alla prestigiosa Università di Kyoto, con una specializzazione, quasi un segno premonitore, in politiche internazionali.

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