Il presidente americano Barack Obama ha discusso lunedì a lungo d’Iran col presidente cinese Hu Jintao concordando di «lavorare insieme» a nuove sanzioni nei confronti di Teheran.
La Casa Bianca si è mostrata ottimista, dopo il colloquio tra Obama e Hu, sulla possibilità di giungere a una decisione «entro poche settimane». «I cinesi sono pronti a lavorare con noi», ha detto un funzionario della Casa Bianca.
Il presidente Obama aveva già incassato un importante successo ancor prima dell’apertura del summit di Washington sulla sicurezza nucleare: l’Ucraina si è impegnata ad eliminare entro il 2012 tutte le sue scorte di uranio fortemente arricchito.
Il presidente Obama ha definito «un passo avanti storico» la decisione dell’Ucraina, comunicata agli Usa ieri durante un incontro faccia a faccia tra Obama e il presidente ucraino Victor Yanukovich. L’accordo prevede la eliminazione da parte dell’Ucraina, con la assistenza tecnica ed economica degli Stati Uniti, delle scorte nucleari di uranio altamente arricchito, il materiale cioè che può essere usato anche per gli ordigni nucleari.
L’annuncio soddisfatto della Casa Bianca è giunto mentre Obama incontrava il presidente cinese Hu Jintao, nel più importante dei numerosi colloqui bilaterali programmati per il presidente americano in margine al summit che ha portato 46 delegazioni a Washington per il più grande consesso del genere dalla fine della seconda guerra mondiale. Obama ha detto di attendersi «azioni specifiche e concrete» dal summit che «renderanno il mondo più sicuro».
L’annuncio della Ucraina e il colloquio tra Obama e Hu Jintao sono giunti poco prima della apertura ufficiale del vertice con una cena di lavoro tra i capi delegazione. L’Italia è rappresentata dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che è stato accolto al Convention Center dal presidente Obama con una calorosa stretta di mano.
Al vertice non sono stati invitati paesi “a rischio” come l’Iran e la Corea del Nord mentre il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha dato a sua volta forfait, restando a casa, ma inviando ugualmente una delegazione a Washington.
La decisione del presidente cinese di partecipare al vertice, dopo mesi di tensioni tra Washington e Pechino, ha inviato un messaggio positivo alla amministrazione Obama che ha risposto a sua volta in tono positivo ritardando la pubblicazione di un rapporto, richiesto dal Congresso Usa ogni sei mesi, sui paesi manipolatori del valore della rispettiva valuta.
Tra i segnali positivi inviati negli ultimi giorni da Pechino c’è anche la partecipazione alle consultazioni del gruppo 5+1 (i cinque paesi membri permanenti del consiglio di sicurezza più la Germania) che sta discutendo la bozza di nuove sanzioni all’Iran per costringere Teheran a rinunciare al suo programma nucleare.
Anche se la questione Iran non è formalmente nella agenda del summit, dedicato alla protezione dei materiali nucleari, il dossier iraniano è stato al centro di numerosi colloqui avvenuti a Washington in margine all’evento. Il Convention Center che ospita il summit è una gigantesca struttura a pochi isolati dalla Casa Bianca trasformata in un bunker in occasione del vertice nucleare.
Barriere metalliche e di cemento sono state erette in diversi punti di Washington considerati potenziali bersagli di proteste e attacchi terroristici, come ad esempio gli alberghi dove alloggiano i capi di stato o di governo dei 47 paesi che partecipano all’evento. I lavori del summit entreranno nel vivo, dopo la cena di lunedi sera per i capi delle 47 delegazioni, solo oggi martedi. Sono previste due sessioni plenarie.
In quella del mattino saranno discusse la misure nazionali per rafforzare la sicurezza del materiale nucleare esistente nei rispettivi paesi. Nella sessione del pomeriggio il problema sarà affrontato dal punto di vista internazionale puntando soprattutto a misure pratiche per individuare e bloccare il traffico illegale dell’uranio altamente arricchito e del petrolio, i due elementi al centro del summit.