Si fermano i colloqui indiretti tra israeliani e palestinesi. A confermarlo è il segretario della Lega Araba, Amr Mussa. Contrario a discutere con gli israeliani è il presidente palestinese Abu Mazen, almeno finché Israele continua a colonizzare i Territori occupati.
Il leader dell’Autorità nazionale palestinese pone come condizione per l’avvio dei negoziati indiretti israelo-palestinesi all’annullamento da parte di Israele di un progetto di estensione del rione ebraico di Ramat Shlomo, a Gerusalemme est, come ha riferito il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat. L’annuncio dell’ estensione di quell’insediamento è giunto due giorni fa, mentre il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden era a Gerusalemme a colloquio con i dirigenti israeliani.
Per i palestinesi i “proximity talks”, i negoziati indiretti, sono «l’ultima possibilità» di tenere in vita il processo di pace in Medio Oriente, ma gli ultimi insediamenti comandati da Tel Aviv a Gerusalemme Est hanno complicato la situazione.
«I colloqui sono già stati fermati», ha detto Mussa, «Il presidente palestinese ha deciso che non ingaggerà questi negoziati adesso», ha detto il segretario generale in una conferenza stampa indetta al termine di una riunione urgente di delegati al quartier generale della Lega Araba al Cairo.
«La controparte palestinese – ha detto Mussa – non è pronta a negoziare nelle circostanze attuali». Il riferimento è, fra l’altro, alla costruzione di 1.600 alloggi ebraici a Gerusalemme est: la Lega Araba – al termine di una riunione a livello di ambasciatori dei suoi 13 Stati membri – ha dichiarato che «se le misure israeliane non saranno fermate immediatamente i negoziati proposti da Washington saranno inutili».
Mentre la questione della edilizia ebraica a Gerusalemme est è al centro di un’aspro confronto fra il governo di Benyamin Netanyahu e il vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden (attualmente in visita in Israele) il quotidiano Haaretz rivela che in quella zona controversa sono in progetto 50 mila nuovi alloggi destinati ad ebrei.
Per 20 mila di essi è già iniziato l’iter burocratico, mentre altri 30 mila sono per il momento solo sulla carta, aggiunge il giornale. Haaretz precisa che la maggior parte dei progetti riguardano rioni omogenei ebraici di Gerusalemme est, mentre una porzione molto minore fa riferimento alla presenza di piccoli nuclei ebraici all’interno di rioni palestinesi di Gerusalemme est. Riferendosi alla prima categoria Haaretz dettaglia che, alla periferia meridionale, nel rione di Gilo sono in progetto 3.000 nuovi alloggi, altri 1.500 a Har Homà e 3.500 a Ghivat ha-Matos.
Nella periferia settentrionale, 1.500 alloggi sono progettati a Pisgat Zeev, 450 a Nevé Yaakov e 1.200 a Ramot. Nella periferia orientale, il rione di Armon ha-Natziv dovrebbe essere esteso con altre 450 unità abitative.