Risoluzione libica Pdl-Lega approvata sul filo di lana. La rabbia di Berlusconi

ROMA – L’Italia attende risposte chiare sul dossier libico ma in Parlamento è ancora caos. Nel pieno della bufera diplomatica internazionale sull’intervento militare nel paese Nordafricano, alla Camera passa la risoluzione di maggioranza firmata Pdl-Lega-Ir, ma ottiene solo sette voti di scarto (300 a 293).

A Montecitorio via libera anche al testo dell’opposizione: Pd, Idv e Terzo Polo presentano una mozione unitaria e ottengono 547 voti, raccogliendo l’appoggio della maggioranza che la vota solo perché considera il testo ricompreso nel proprio dispositivo. Un tentativo per andare incontro agli auspici del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha definito il voto di ieri al Senato ”una convergenza fondamentale, molto significativa e importante, pur nella diversità di posizioni”.

Il via libera sul filo di lana alla risoluzione di maggioranza, però, avrebbe mandato su tutte le furie Silvio Berlusconi che non nasconde, con i suoi, il proprio disappunto per il rischio passato: “Non è un bel segnale”, avrebbe confidato a Bruxelles prima del vertice europeo.

Per il via libera alla risoluzione di maggioranza, infatti, sono risultate decisive le 12 assenze nelle opposizioni: 5 nel Pd, 5 in Fli e 2 nell’Udc. Nove gli assenti nel Pdl, a cui si aggiungono due astensioni riconducibili all’area di centrodestra: Paolo Guzzanti (Ir) e Antonio Gaglione (Misto). Sommando i nove assenti, i due astenuti e i 10 parlamentari in missione, il Pdl avrebbe raggiunto quota 321. Ma, fanno notare fonti di maggioranza, ”ormai, se non c’è un voto di fiducia, per noi quota 300 è divenuta fisiologica”.

Il premier, già alle prese con le critiche dell’opposizione che chiedeva la sua presenza in Aula, avrebbe chiesto spiegazioni su quanto accaduto. ”Nessun problema politico ma soltanto assenze di singoli deputati”, gli sarebbe stato detto. Risposta che però non avrebbe soddisfatto appieno il Cavaliere.

Il governo – è il ragionamento – ha rischiato di andare sotto sulla Libia, proprio mentre Berlusconi difendeva la linea italiana ad un vertice internazionale molto impegnativo: così – si spiega – abbiamo rischiato di farci del male da soli.

L’opposizione ha tentato di evidenziare le distanze tra Pdl e Lega sull’argomento. Mercoledì al Senato, il Pd ha proposto di votare unitariamente una risoluzione sull’intervento del ministro Franco Frattini: per i democratici è irricevibile la bozza di maggioranza sul punto che ”rende operativa un’azione di pattugliamento del Mediterraneo in funzione di prevenzione migratoria”. Punto, invece,”irrinunciabile” per la Lega Nord.

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, spiega che ”i democratici hanno votato contro il governo perché non ci si può presentare con una ‘documentessa’ di 5 pagine per aggiustare problemi e miserie della maggioranza”.

Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, replica per il governo: Nel testo ”non c’è scritto – spiega – che se incontriamo un barcone” debba essere respinto. ”L’opposizione – attacca – si è illusa che non avessimo i voti ed ha fatto un gioco di bassa manovra interna su una questione di politica internazionale”.

Intanto, in Parlamento cresce il ‘fronte anti-guerra’. Cinquantacinque parlamentari del Pdl, in una nota il cui primo firmatario è il sottosegretario Alfredo Mantovano, invitano Berlusconi a confermare l’attenzione allo sforzo diplomatico. Dello stesso tenore la lettera aperta che decine di esponenti del Pd di area ‘MoDem’ hanno scritto per dire no all’uso delle armi sulla Libia. Tra questi anche il deputato, Enrico Gasbarra che alla Camera si è anche astenuto sulla risoluzione democrats

. Insomma, l’impressione è che, seppur con complessi artifici regolamentari, il ‘Palazzo’ abbia provato a dare una immagine di coesione nazionale. Ma le posizioni appaiono distanti e destinate a radicalizzarsi con il prosieguo delle operazioni militari.

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