Libia, Sarkozy andrà a Bengasi. I militari di Gheddafi si consegnano ai ribelli

ROMA – Nicolas Sarkozy ha accettato l’invito degli insorti e nei prossimi giorni, ha fatto sapere oggi l’Eliseo, potrebbe essere il primo capo di Stato a recarsi a Bengasi. Non è molto, ma è un’altra buona notizia per i ribelli. La situazione sul terreno in Libia, ha ammesso oggi anche il capo di Stato maggiore interarmi Usa Mike Mullen, ormai è ”di stallo”, malgrado gli Stati Uniti ritengano che i raid Nato siano riusciti a distruggere fino al 40% delle forze di terra libiche.

E tuttavia, nelle ultime 24 ore, mentre Misurata continua ad essere assediata e la Croce Rossa internazionale teme il collasso umanitario, almeno due episodi segnalano la possibilità di una svolta nella guerra. Washington, ieri sera, ha annunciato il prossimo invio di Predator, i temibili droni armati senza pilota sui quali i ribelli hanno affermato oggi di contare molto per rompere l’assedio di Misurata. A differenza dei caccia normali, i droni hanno una capacità di attacco molto più precisa e possono rivelarsi utili in aree urbane. L’obiettivo è distruggere i blindati che Gheddafi ha nascosto tra le strade e le case di Misurata, contando sul fatto che mai gli alleati si sarebbero accollati il rischio di gravi danni collaterali, come l’uccisione di civili.

La seconda buona notizia, per il Cnt, arriva invece dal confine con la Tunisia: più di cento soldati del rais infatti, incalzati dall’offensiva dei ribelli sul versante occidentale del Paese, hanno passato nelle ultime ore il confine tunisino, a Dhiba, teatro ieri di un feroce combattimento, per consegnarsi. I militari, tra cui tredici ufficiali, hanno confermato oggi i media locali, hanno attraversato la linea di confine disarmati. Cento uomini non sono molti, ma potrebbe essere un segnale dello sfinimento delle forze del colonnello, stanche di sparare e assediare il loro stesso popolo.

In attesa di Sarkozy, oggi a Bengasi è arrivato a sorpresa il senatore Usa John McCain. L‘ex candidato repubblicano alle presidenziali del 2008è’ stato ricevuto da esponenti degli insorti e si è appellato alla Casa Bianca del rivale Barack Obama e a tutta la comunità internazionale affinché riconoscano il Cnt e soprattutto armino le sue truppe. Riconoscimento o meno, la comunità internazionale sta continuando a sostenere i ribelli di Bengasi, non solo attraverso i raid.

Oggi Parigi ha fatto sapere che Francia e Italia stanno studiando il modo di scongelare i beni libici bloccati all’estero in favore del Cnt e che approfondiranno la questione al vertice bilaterale di martedì a Roma. Mosse che non piacciono ovviamente al regime.

Ieri Gheddafi aveva minacciato Italia, Francia e Gran Bretagna per la decisione di inviare istruttori militari a Bengasi. E oggi il ministero degli Esteri di Tripoli ha puntato il dito contro la missione militare-umanitaria che l’Ue è pronta a lanciare a Misurata: assieme all’invio di ”consiglieri militari”, è l’accusa del regime, segna ”l’avvio di un intervento militare di terra in piena violazione della risoluzione dell’Onu”.

Secondo Tripoli, l’Europa si prepara infatti a schierare ”mille soldati con il pretesto di un corridoio umanitario” per la popolazione civile. Si intensificano anche i raid, e la tv libica dà notizia di nove persone morte a seguito di un bombardamento alleato su Sirte. La situazione umanitaria a Misurata, intanto, si fa drammatica: l’accesso all’acqua e alla cure mediche per i civili è diventato un miraggio e a fronte di centinaia di morti e feriti, l’ospedale della città è allo stremo per mancanza di attrezzature e medicinali.

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