Nucleare Iran, intesa vicina. Sì al diritto di Teheran di arricchire l’uranio

Nucleare Iran, intesa vicina. Sì al diritto di Teheran di arricchire l'uranio
Nucleare Iran, intesa vicina. Sì al diritto di Teheran di arricchire l’uranio

TEHERAN – Sì al diritto di Teheran di arricchire l’uranio. Un sì che rende vicina l’intesa  a Ginevra fra Iran e potenze mondiali del gruppo 5+1 impegnate ad ottenere garanzie da Teheran che il suo programma nucleare non punti alla bomba atomica. Dopo le tre giornate di colloqui previsti è probabile che il negoziato prosegua anche sabato 22 novembre  e le dichiarazioni di alcuni dei protagonisti aprono uno spiraglio all’ottimismo.

La Casa Bianca ha ribadito di sperare che possa essere raggiunto un accordo in questo round e poco prima il ministro degli Esteri e capo-negoziatore iraniano, Mohammad Javad Zarif, aveva detto che si è al ”90%” del cammino anche se restano ”uno o due” punti ”di disaccordo”.

Ma l’elemento forse decisivo è giunto da indiscrezioni raccolte a Teheran, secondo le quali sarebbe stata risolta la questione del riconoscimento del diritto iraniano all’arricchimento dell’uranio. Resta però ancora da risolvere invece il nodo del reattore ad acqua pesante di Arak, potenziale fonte di micidiale plutonio. Teheran insiste da sempre sulla necessità che le venga riconosciuto il diritto di arricchire l’uranio e due giorni fa era giunta un’esplicita e ineludibile richiesta in tal senso direttamente dalla Guida suprema iraniana Ali Khamenei.

Stando a media iraniani, questo diritto sarebbe stato messo nero su bianco in una bozza d’intesa il cui varo però viene ritardato in attesa di chiarire il destino del reattore in costruzione ad Arak, il cui potenziale bellico (la cosiddetta ”via del plutonio” verso la bomba) va disinnescato prima che entri in funzione l’impianto: dopo, un eventuale attacco militare per bloccarlo provocherebbe una catastrofe ecologica. Le speranze di una prima intesa per evitare una crisi, che potrebbe sfociare in un attacco israeliano con conseguenze drammatiche in tutta l’area, sono state alimentate dall’arrivo del ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov a Ginevra, dove è considerato possibile, ma in serata non ancora deciso, il convergere anche del segretario di Stato americano John Kerry. Per la firma di un’intesa serve la presenza anche dei capi delle diplomazie degli altri quattro Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania. La portavoce di Lavrov ha detto che il ministro si fermerà anche domani, accreditando l’ipotesi di un prolungamento dei colloqui ai tempi supplementari.

”Abbiamo avuto considerevoli progressi sebbene siamo” solo ”nel terzo round di colloqui”, ha detto dal canto suo Zarif lasciando intendere che anche una nuova mancata intesa, come quella sfiorata sempre a Ginevra il 9 novembre, non sarebbe una catastrofe. ”La notte scorsa eravamo molto lontani dall’arrivo dei ministri. Oggi siamo più vicini”, ha detto il capo della diplomazia di Teheran. L’obiettivo dei colloqui è porre limiti al programma atomico iraniano, soprattutto nel campo dell’arricchimento dell’uranio, dando in cambio a Teheran un allentamento delle sanzioni che stanno strangolando la sua economia basata sul petrolio. Per ora il 5+1 starebbe però offrendo solo lo sblocco di alcuni fondi iraniani congelati in banche estere, e il nullaosta al commercio di metalli preziosi, prodotti petrolchimici e parti di ricambio per aerei.

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