Palestina, 138 “sì”: è Stato “osservatore” Onu. Usa: “Non è uno Stato”

Pubblicato il 29 Novembre 2012 - 23:09| Aggiornato il 30 Novembre 2012 OLTRE 6 MESI FA
L’assemblea Onu (Foto Lapresse)

ROMA –  La Palestina è uno Stato “osservatore” delle Nazioni unite.  L’Assemblea generale dell’Onu ha infatti dato il via libera alla risoluzione : a votare sì sono stati 138 Paesi su 193. Nove i Paesi contrari, 41 gli astenuti. Anche l’Italia, come annunciato in giornata da Mario Monti, ha votato a favore.

Immediata la reazione di gioia dei delegati Palestinesi, gioia che esplode in simultanea nelle strade di Ramallah. Al palazzo delle Nazioni Unite i delegati hanno alzato una bandiera palestinese.

Chi non digerisce il voto, oltre a Israele, sono gli Stati Uniti. Secondo l’ambasciatrice Susan Rice ”sfortunatamente oggi è stata approvata una risoluzione controproducente” ai fini del raggiungimento dell’obiettivo di ”due Stati per due popoli’. Parole quelle della Rice, che intendono motivare il ‘no’ degli Stati Uniti alla risoluzione che riconosce la Palestina come Stato ‘osservatore’ delle Nazioni Unite.

LaRice ha quindi precisato che “la risoluzione approvata oggi non sancisce la nascita di uno Stato della Palestina”.

Nelle previsioni della vigilia il voto all’Onu doveva passare con il sì di almeno due terzi dei 193 Stati membri. Ovvero 130. Previsione quindi rispettata e anzi leggermente ritoccata al rialzo.

Il Palazzo di Vetro dell’Onu a New York la maggioranza della comunità internazionale ha detto sì alla Palestina come ‘Stato osservatore’. Che si tratti di un riconoscimento simbolico o di una decisione di sostanza, è una grande vittoria diplomatica per Abu Mazen, che finalmente ottiene quello che con tutte le sue forze ha perseguito fin dall’inizio del suo incarico alla guida dell’Anp.

Secco “no” da parte degli Stati Uniti, motivato così da Hillary Clinton: “Il riconoscimento dello stato della Palestina all’Onu non aiuterà palestinesi e israeliani a raggiungere un accordo di pace duraturo fondato su due stati. Il cammino verso una soluzione che preveda due stati e che soddisfi le aspirazioni del popolo palestinese è attraverso Gerusalemme e Ramallah, non New York”.

Si è presentata divisa al voto, invece, l’Europa. Dopo il sì della Francia – seguita da Paesi come la Spagna e, fuori dall’Ue, la Russia, che ritengono sia questa la strada per riavviare un serio negoziato per la pace – la Germania, per bocca del portavoce della cancelliera Angela Merkel, ha confermato che non avrebbe sostenuto la risoluzione presentata da Abu Mazen. Nel pomeriggio invece è arrivato il sì dell’Italia, subito stigmatizzato dall’ambasciata israeliana: “Siamo molto delusi”. Malgrado i toni un po’ meno accesi mostrati nelle ultimissime ore dal governo Netanyahu, l’ambasciatore israeliano all’Onu, Ron Prosor, non ha intanto risparmiato dalle colonne del Wall Street Journal online parole sprezzanti contro l’istanza di Abu Mazen liquidando l’ipotetica futura Palestina come uno Stato che non avrebbe ”il controllo sul suo territorio, uno Stato terrorista, uno Stato non democratico e in bancarotta” e ammonendo l’Assemblea generale a ”riflettere bene sulle conseguenze” del suo voto.