Petraeus Army. “Make war not love”: 30mila mail d’amore corna e segreti militari

Caso Petraeus: il generale Allen, capo militare in Afghanistan e le 30 mila mail scambiate con Jill Kelley

WASHINGTON – Sul caso Petraeus ora indaga il Senato, mentre il tornado mediatico avanza, una specie di Sandy che spara a raffica travolgendo istituzioni, protagonisti, comparse, generali, attendenti, politici, amanti in carriera, amanti deluse, padri di amanti deluse…. C’è tutto dentro questo feuilletton d’azione, dentro questo sexy intrigo in mimetica, una spy story ambientata a Peyton Place: “All in: The education of General David Petraeus“, (Tutto dentro. L’educazione del Genrale Petraeus ndr.) proprio come il titolo della biografia che Paula Broadwell ha dedicato al generale appena ruzzolato via dal comando della Cia.

Un intrigo che ci riguarda (noi europei) da più vicino di quanto pensiamo: un adulterio, cosa sarà mai, pensiamo nel Vecchio Continente. Ma cosa dobbiamo pensare di un uomo che ha il comando delle forze Nato in Afghanistan, il generale dell’esercito Usa Allen, strategicamente colui al quale affidiamo la difesa degli interessi dell’Occidente, che scambia 30 mila e-mail in due anni con un’amica (Jill Kelley)? 30 mila e-mail! E alla guerra quando ci pensa, il week end? Nella torbida vicenda il punto fermo per ora è solo la detronizzazione di Petraeus: la questione è sfuggita di mano, il caso si ingrossa.

Anche perché Paula Broadwell, tramite il padre, fa sapere che lo scandalo è solo all’inizio alludendo alla storiaccia dell’attentato a Bengasi di cui ci sarebbero altre non confessabili spiegazioni. Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine, anche se novità e indiscrezioni sul caso si rincorrono di ora in ora.  Alle 15 del 13 novembre la matassa è a questo livello di garbuglio.

Caso Petraeus: sbagliano tutti nella spy story con corna, dai generali alla Cia all’Fbi

Jill Kelley, amica di famiglia di Petraeus, volontaria in una struttura di complemento dell’esercito (organizza party ed eventi) è subissata di mail minatorie anonime che le intimano di lasciar perdere il generale, che sa della sua tresca e dei “toccamenti sotto la scrivania“. Kelly spaventata si rivolge all’Fbi, l’ufficio della sicurezza nazionale. L’agente che fa da tramite è un suo amico, si sa chi è ma la sua identità non è ancora emersa in pubblico. Tramite i potenti mezzi del bureau, si scopre che a inviare le mail è proprio la biografa del generale Paula.

Nel suo account gmail anonimo si scoprono anche i messaggi erotici e gli scambi amorosi con Petraeus. Anche il direttore della Cia usa un account gmail anonimo. Una ordinaria vicenda di stalking si tramuta in questione di corna prima di diventare un caso di sicurezza nazionale. Interrogata il 21 ottobre, Paula ammette la relazione (iniziata due mesi dopo l’incarico alla Cia e terminata 4 mesi fa). Il 9 novembre Petraeus si dimette, tre giorni dopo l’elezione di Obama.

L’agente Fbi e le foto a petto nudo. Si scopre, nel frattempo, che l’agente amico della Reilly era, come dire, ossessionato dalla storia delle mail. Per motivi personali, si direbbe: era amico di Jill Kelley, al punto di inviarle via mail foto di se stesso nature, a petto nudo. Dopo aver dato avvio al Petraeus gate l’agente fu rimosso dal suo incarico in estate perché coinvolto “a livello personale” nel caso ed è finito sotto inchiesta.

Le 30 mila mail del generale Allen.  Il comandante delle Forze Isaf in Afghanistan, generale John Allen (praticamente il successore sul campo di Petraeus) è finito sotto inchiesta per “comunicazioni inappropriate” con Jill Kelley. Non si conosce il collegamento tra le migliaia di email che si sono scambiati negli ultimi due anni Allen e la Kelley e quelle tra Petraeus la Broadwell. Le circa 30.000 “comunicazioni” sono al momento al vaglio dei funzionari del Pentagono che le hanno ricevute dall’Fbi. Il comandante dell’Isaf è sposato, con figli, e prima del suo incarico in Afghanistan viveva a Tampa, dove ha sede il Central Command and Special Operations Command – di cui Petraeus è stato a capo fino al 2010 – e dove abita anche la Kelley con il marito. Per ora il segretario alla Difesa Panetta ha detto che Allen resterà al suo posto; tuttavia ha ottenuto dal presidente Obama il rinvio della nomina di Allen a comandante supremo della Nato in Europa, prevista per l’inizio del 2013.

Chi sapeva cosa e quando. Il ministro della Giustizia Eric Holder “sapeva sin dalla tarda estate” della relazione clandestina. Ovvero ben prima delle elezioni presidenziali del 6 novembre. Lo affermano funzionari rigorosamente protetti dall’anonimato, che però arrivano così a puntare il dito, di fatto, sulla Casa Bianca. Dal Congresso arrivano sempre più pressanti richieste di spiegazioni sul calendario dello scandalo e sulla gestione della vicenda da parte dell’Fbi. Dianne Feinstein, senatrice democratica e presidente della commissione di intelligence, ha affermato di aver appreso della vicenda dalla stampa e che “certamente” chiederà spiegazioni all’Fbi. Perché, ha detto, un caso del Bureau che coinvolge il capo della Cia “poteva avere effetti sulla sicurezza nazionale”. Chi invece lo era venuto a sapere già da ottobre è il leader della maggioranza della Camera, il repubblicano Eric Cantor, come lui stesso ha fatto sapere.

L’attentato a Bengasi. In base ai regolamenti militari, l’adulterio può essere un crimine, mentre alla Cia può essere un problema per la sicurezza nazionale, ma non un crimine. Però, a proposito di sicurezza nazionale, vanno comprese meglio certe dichiarazioni (a scandalo non ancora scoppiato) sui reali motivi dell’attacco all’ambasciata di Bengasi, da parte di Paula Broadwell. La biografa rivela di avere informazioni circa il vero obiettivo dei terroristi. In un video del 26 ottobre postato su Youtube si può vedere la biografa che, intervenendo all’università di Denver, afferma: “Nella dependance della Cia erano detenuti alcuni membri della milizia libica e loro pensano che l’attacco al consolato sia stato il tentativo di liberare questi prigionieri“. Immediata la smentita della Cia, anche perché quella vicenda, già bollente prima delle elezioni, è diventata ora dinamite, visto che Petraeus avrebbe dovuto riferirne ad una commissione del Congresso a porte chiuse giovedì 15 novembre, ma dopo le dimissioni non ci andrà più.

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