Royal family e giornalismo d’assalto: lo scandalo spionaggio sconvolge la Gran Bretagna, sporca Murdoch, mentre Berlusconi se la ride

Pubblicato il 2 Settembre 2010 - 01:40| Aggiornato il 6 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Gli eredi al trono britannico Harry e William

Uno scandalo minaccia di travolgere il giornalismo inglese e lambire da vicino uno dei più importanti e potenti editori del mondo, Rupert Murdoch, arcirivale, in Italia, dell’imprenditore – primo ministro Silvio Berlusconi. E non c’è dubbio che anche la mitica Scotland Yard, la polizia londinese, ne esca piuttosto male, addirittura con richieste di formale inchiesta sul suo presunto favoritismo verso i giornali di Murdoch. E qualche schizzo è destinato anche all’immacolata camicia del neo premier britannico David Cameron, che si è preso come stratega dell’immagine uno dei personaggi coinvolti nello scandalo e, a quanto finora è emerso, non ha certo messo alla porta del numero 10 di Downing Street Murdoch quando si è presentato con la lista dei suoi desideri per abbattere l’odiata concorrente Bbc.

La vicenda è stata rivelata al pubblico di lingua inglese da due giornali ostili a Murdoch sia per ideologia, il Guardian di Londra, sia per business, il New York Times. Murdoch non ha mai rispettato il fair play verso i suoi concorrenti (ma il fair play, dicono, è inglese, mentre Murdoch è un rude australiano).

Gli ingredienti del giallo ci sono tutti: gossip, spionaggio, media e teste coronate. Ma quello che doveva essere un asso nella manica per uno dei maggiori quotidiani britannici, il News of the World, gli si sta ritorcendo contro, dopo avere spalancato il vaso di Pandora di segreti carpiti illegalmente ma assolutamente ambiti dai lettori inglesi. Per decenni i tabloid londinesi hanno fatto i soldi grazie ai gossip sulle relazioni extra-coniugali dei politici, i vip drogati e le scappatelle reali. Il gossip poteva spezzare carriere, dando un potere enorme ai giornali, sempre pronti a soddisfare la fame di pettegolezzi degli inglesi. Ovviamente senza farsi mancare investigatori privati e metodi assai poco etici, quando non addirittura illegali. Ma la vicenda che il New York Times pubblicherà sul suo magazine in rotocalco, il suo sito internet ha lanciato nel mondo e il Guardian ha rilanciato, sembra superare i confini della decenza anche per gli ipocriti anglosassoni.

La storia ha inizio nel novembre del 2005, quando tre funzionari della casa reale britannica si accorgono che ai loro telefoni cellulari accadono episodi strani: dei messaggi che non avevano mai ascoltato apparivano nella loro casella vocale come già sentiti e salvati.

Nello stesso periodo, alcuni episodi privati e curiosi riguardanti il principe William iniziano ad apparire sul News of the World. Una coincidenza piuttosto strana, considerato che nessuno aveva messo al corrente la stampa. Così i fidati della Royal Family cominciano a sospettare che qualcuno li stia spiando.

I loro sospetti vengono confermati nel gennaio del 2006 niente meno che da Scotland Yard. Due nomi saltano fuori dalle indagini: quello di Clive Goodman, cronista del News of the World, e quello di Glenn Mulcaire, investigatore privato al servizio dello stesso giornale. I due uomini, si scopre, sono riusciti a ricavare i codici PIN necessari per accedere alla casella vocale dei funzionari di Buckingham Palace.

Scotland Yard sceglie la tattica del silenzio e invita i dipendenti di palazzo a continuare a comportarsi come se nulla fosse successo, per permettere alle indagini di procedere senza intoppi. Alcuni mesi dopo, con la storia del principe Harry in visita ad uno strip club, la svolta: la polizia britannica scopre che Goodman e Mulcaire hanno ascoltato i messaggi della segreteria telefonica del principe Harry.

Il 9 aprile del 2006, un nuovo scoop del News of the World, sempre a firma di Goodman, su Harry e la sua fidanzatina Chelsy, riporta parola per parola un messaggio vocale ricevuto dal principino: troppo per non dare una scossa alla vicenda.

Il palazzo si ritrova spiazzato, Scotland Yard si rende conto che i reporter di News of the World probabilmente sono “penetrati” anche nelle segreterie di altri nobili, vip, sportivi e chissà chi altri ancora.

Nello stesso anno Scotland Yard trova a casa di Mulcaire, l’investigatore privato, elenchi con migliaia di numeri telefonici di potenziali vittime, e 91 codici PIN di cellulari.

Ma la vicenda non finisce qui: quest’estate cinque persone hanno hanno citato il giornale News of the World, del Gruppo News International, di proprietà di Rupert Murdoch, per essere entrato nelle loro caselle vocali. Oltre al Notw, giornale scandalistico della domenica, Murdoch in Inghilterra possiede anche il quotidiano popolare Sun, il Times, una volta considerato il più autorevole del mondo, il domenicale Sunday Times, un mito mondiale del giornalismo negli anni 60 e 70, prima che Murdoch lo comprasse, e The London Paper, un quotidiano gratuito distribuito nella capitale.