WASHINGTON – Da venerdì 800 mila dipendenti pubblici negli Usa sono rimasti senza stipendio. Alle 00:01 di oggi ora americana (le 6:01 in Italia), è scattato il 22mo giorno del parziale shutdown del governo federale Usa, il più lungo mai registrato nella storia del Paese.
Lo stallo è dovuto al braccio di ferro tra la Casa Bianca e i Democratici, che si rifiutano di di fare approvare dal Congresso il finanziamento di 5,7 miliardi di dollari chiesto dal presidente Donald Trump per la costruzione del muro al confine col Messico.
Molti sono scesi in piazza a protestare: a causare ulteriore ansia e frustrazione è il fatto che non si sa quanto il blocco possa durare. Non ci sono segnali politici di una fine dello stallo che ha portato alla chiusura di musei e parchi e costretto centinaia di migliaia di dipendenti pubblici a rimanere a casa o a lavorare senza stipendio.
Il Congresso è chiuso per il weekend e non ci sono indicazioni su nuovi incontri dei Repubblicani e dei Democratici per trovare una via d’uscita dalla crisi. Con il record di oggi, l’attuale shutdown ha superato quello avvenuto nel 1995-96, fino ad allora il più lungo della storia Usa.
Senza altri negoziati in agenda, si fa sempre più concreta l’ipotesi che Trump dichiari l’emergenza nazionale, per aggirare così il veto dei Democratici al Congresso. L’eventuale decisione del presidente, andrebbe però incontro a una serie di ricorsi legali, poiché i Democratici sostengono che l’attuale situazione al confine tra Usa e Messico non costituisce un’emergenza nazionale.
Intanto, i sindacati dei dipendenti federali hanno fatto causa al governo, accusandolo di violare le leggi sul lavoro richiedendo ai dipendenti ritenuti “essenziali” di continuare a lavorare senza stipendio. L’azione legale, riportano i media americani, è stata depositata dai sindacati che rappresentano i lavoratori federali, ovvero la National Federation of Federal Employees, la National Association of Government Employees SEIU e la National Weather Service Employees Organization.
L’aeroporto di Miami chiuderà nel corso del fine settimana uno dei terminal per mancanza di personale. Anche i controllori di volo hanno fatto causa al governo per averli deprivati” dei meritati stipendi.
Mentre l’agenzia Standard & Poor’s ha fatto i conti: ad oggi lo shutdwon è costato 3,6 miliardi di dollari, circa 1,2 miliardi a settimana. Se durasse altri 14 giorni costerà più dei 5,7 miliardi chiesti da Trump per il muro.
Da parte sua, Trump resta inamovibile: ha detto che non dichiarerà “così velocemente l’emergenza nazionale” con la quale potrebbe ottenere i fondi per il muro. “Sarebbe una soluzione facile per me dichiarare l’emergenza nazionale, ma non lo farò così velocemente”, ha spiegato.
”La barriera d’acciaio, o il muro, avrebbe dovuto essere costruita dalle precedenti amministrazioni molto tempo fa. Non lo hanno fatto, io lo farò”, ha aggiunto, dicendosi pronto a firmare la misura che consentirà ai dipendenti federali di ottenere gli stipendi persi con lo shutdown, Trump invita i democratici a rientrare a Washington e votare per lo stanziamento dei fondi per il muro. Fra le ipotesi allo studio da parte dell’amministrazione resta in campo, al di là dell’emergenza nazionale, quella di usare i fondi destinati alle risorse a disposizione per gli uragani.