Usa, elezioni. Ancora nessun repubblicano potrebbe battere Obama

di Licinio Germini
Pubblicato il 14 Ottobre 2011 - 15:44 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON, STATI UNITI – Qualche buona notizia per Barack Obama. E’ vero che la sua popolarita’ e’ ai minimi storici. Lui stesso ha ammesso che la rielezione ”sara’ dura”, e non pochi pensano che, con la disoccupazione al 9,1 per cento, fattore micidiale per la riconferma di un capo della Casa Bianca, rischia di diventare un ”one term president, ovvero un presidente non rieletto per un secondo mandato. E’ quindi presto per dire che il vento e’ cambiato a suo favore. Ma, se si accomunano alcuni segnali delle ultime ore, emerge un quadro meno desolante, o addirittura, per gli ottimisti, in un certo senso incoraggiante.

Secondo l’ultimo sondaggio di Time, malgrado la crisi economica, Obama tiene ancora testa a tutti i suoi sfidanti repubblicani. Batte di tre punti Mitt Romney, 46% a 43%, senza parlare di Cain e Perry staccati con scarti ancor più notevoli. Ma il dato piu’ importante viene dal fundraising. Il presidente sta volando nella raccolta fondi per la sua campagna, surclassando tutti: negli ultimi tre mesi Obama for America (Ofa) e il Democratic National Committee (Dnc) hanno raggranellato la bellezza di 70,1 milioni di dollari.

Un record, e soprattutto molto piu’ di quanto abbiano incassato tutti i suoi nove avversari messi assieme. Infine, un dato su cui lo staff Obama conta molto e’ l’estrema volatilita’ del consenso tra i candidati alla nomination repubblicana. All’interno del Gop field, il campo conservatore, i pretendenti alla Casa Bianca entrano ed escono dal cuore degli elettori con una velocita’ impressionante. Sinora nessuno di loro  sembra essere riuscito a convincere tutti i conservatori sino in fondo.

Sullo sfondo emerge solo Mitt Romney, considerato il piu’ solido, il piu’ moderato, ma anche il meno capace di attirare le passioni dell’anima piu estremista dell’elettorato dell’elefante, quella dei Tea Party. E non e’ un caso che Romney paghi questa scarsa presa, restando ormai da mesi inchiodato al 23% dei consensi tra elettori del Grand Old Party. Non e’ poco. Potrebbe bastargli quasi certamente per vincere le primarie, ma vincere alle primarie non è la stessa cosa che emergere vincente alle elezioni generali per la conquista della Casa Bianca. 

Attorno a Romney, d’altra parte, sta accadendo di tutto. Se uno segue la storia di Rick Perry e Hermain Cain, sembra di essere sulle montagne russe. Il governatore del Texas, in sole sei settimane, ha bruciato tutto il suo potenziale: a fine agosto era il favorito con oltre il 30% dei consensi, oggi e’ terzo con uno striminzito 16%.

Opposto il discorso per l’eccentrico, e controverso, ex-magnate della pizza, Hermain Cain, un afroamericano. Tre mesi fa era al 5% dei consensi. Nulla. Ora, dopo aver vinto a sorpresa un voto informale in Florida, e’ balzato in testa, con un imprevedibile 27%. Alcuni osservatori hanno parlato di un effetto ‘viagra’: colpa dei seguaci dei Tea Party, capaci di esaltarsi per un candidato, come, appunto, Cain, un ultra-conservatore, ma per breve tempo, visto che poi lo abbandonano al loro destino.

E’ già accaduto con Michelle Bachmann, poi con Perry e potrebbe accadere anche a Cain, anche perchè sono molto pochi quelli che scommetteno su una sfida tra due candidati neri. Due afroamericani nello Studio Ovale uno appresso all’altro, anche nell’America di oggi, potrebbe essere troppo.

Ed e’ proprio questo che spera lo stato maggiore di Barack Obama, sempre piu’ convinto che alla fine la partita sara’ con Mitt Romney, che però, in quanto di confessione mormone, una bizzarra e spesso attaccata versione del cristianesimo, è guardato con sospetto soprattutto dalla destra religiosa repubblicana, che già non sopporta i cattolici, figuriamoci gli altri. Insomma, per quato impopolare, Obama potrebbe essere rieletto by default, per inadempienza dei suoi sfidanti.