Wikileaks, Washington ai suoi diplomatici: “Spiate i capi dell’Onu”

Pubblicato il 29 Novembre 2010 - 10:10 OLTRE 6 MESI FA

Il segretario generale dell'onu, Ban Ki-moon

Raccogliere dati sulla vita privata, numeri telefonici, indirizzi email, password e codici di comunicazione, numeri delle carte di credito, perfino i dati biometrici del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, dei suoi collaboratori, dei dirigenti, consulenti, portaborse all’Onu, leader di organizzazioni internazionali, capi di missioni militari, Ong, e addirittura campioni di Dna: queste direttive sono state impartite lo scorso anno dal dipartimento di Stato americano ai suoi diplomatici, trasformati di fatto in spie, secondo quanto rivelano i quotidiani che hanno avuto diretto accesso ai documenti riservati pubblicati dal sito Wikileaks.

Gli ordini, scrive il Guardian, vennero direttamente dal segretario di Stato, Hillary Clinton, nel luglio 2009. Un cablogramma in particolare, il memorandum 219058 indirizzato all’ambasciata Usa presso il Palazzo di Vetro di New York, ”incoraggia i diplomatici a non avere alcun rispetto – scrive Le Monde – per le regole dell’immunità diplomatica, per non parlare del rispetto per la vita privata”.

Uno stralcio del testo del cablo, riportato testualmente dal giornale francese, dice che dei diplomatici stranieri i rapporti da inviare a Washington ”devono includere le seguenti informazioni: nomi, titoli e altre informazioni contenute nei biglietti da visita; numeri dei telefoni fissi, cellulari, teledrin e fax; rubriche telefoniche e di email; password per internet e intranet, numeri delle carte di credito, numeri delle ‘fidelity card’ delle compagnie aeree, orari di lavoro…”.

Dei colleghi che siedono in Consiglio di sicurezza, compresi quelli degli alleati Gran Bretagna e Francia – ma anche di altri Paesi -, i diplomatici americani devono inoltre raccogliere ”tutte le informazioni biografiche e biometriche”, che devono includere ”impronte digitali, fotografie facciali, Dna e lo scan dell’iride” dell’occhio.

Oltre che a Palazzo di Vetro, questi stessi ordini ”National Humint Collective Directive” (dove Humint è acronimo spionistico di ”Human Intelligence”), dice il Guardian, furono inviati a 33 fra ambasciate e consolati, fra cui quelle a Vienna, Roma, Londra, Parigi, Mosca e sembrano aver coinvolto, a monte, le principali agenzie di intelligence statunitense, fra cui il servizio clandestino della Cia e l’Fbi.

Una direttiva parallela a questa, rivela il Guardian, fu spedita ai diplomatici Usa in Congo, Uganda, Rwanda e Burundi, con ordini analoghi: raccogliere dati biometrici degli interlocutori, compresi il Dna e l’impronta dell’iride. Direttive, commenta il New York Times, ma anche il Guardian, che ”sfuma la linea di demarcazione fra diplomazia e spionaggio”, ponendo di fatto il personale diplomatico al servizio dei servizi dell’Intelligence Comunity (Ic).

”Ban Ki-moon e i suoi collaboratori – commenta Le Monde – sanno che i diplomatici americani con i quali pranzano hanno ricevuto l’ordine di prendere nota del numero della loro carta di credito personali, o che quelli con cui viaggiano devono trasmettere i loro numeri di ‘fidelity card’?” o che ”vengono incoraggiati a memorizzare le password sui loro computer?”.

La reazione dal Palazzo di Vetro. L’Onu si basa sul rispetto della propria immunità da parte dei Paesi membri. E’ quanto ha sottolineato il portavoce del Palazzo di Vetro, in un comunicato, dopo le indiscrezioni del sito Wikileaks.

”L’Onu non è in grado di commentare l’autenticità del documento che richiede la raccolta di informazioni su funzionari delle Nazioni Unite e le loro attività”, ma – ricorda la nota – per ”sua stessa natura” è ”un’organizzazione trasparente che mette a disposizione del pubblico e degli Stati membri una grande quantità di informazioni”.

”I funzionari delle Nazioni Unite si incontrano regolarmente con i rappresentanti dei paesi membri per informarli della sua attività”, aggiunge il comunicato ribadendo che ”la Carta delle Nazione Unite, l’Headquarters Agreement e la Convenzione del 1946 contengono disposizioni in materia di privilegi e immunità dell’Organizzazione: l’Onu si fonda sul rispetto da parte degli Stati membri di questi impegni”.

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