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Costituzione italiana: non è la più bella del mondo, partito dei Costituzionalisti nemico della modernizzazione

La Costituzione italiana non è la più bella del mondo e l partito dei “Costituzionalisti” in Italia è diventato il più grande nemico della modernizzazione del nostro Paese.

Nella persuasione che il “neofascismo” sia semplicemente un “rigurgito” del passato, il “centro-sinistra” denuncia le formazioni politiche considerate “eredi” di quel regime, pensando così di “ucciderne” il germe.

Il neofascismo, che riguarda ormai le  persone più sacrificate di tutto l’Occidente, è uno stato d’animo e non un problema di partiti. I “democratici” non sono stati capaci di “governare audacemente” e hanno fondato la loro azione sulla salvaguardia di vecchi principi costituzionali, contando sull’aiuto delle varie Magistrature.

Questo partito dei “Costituzionalisti”, diventato ormai un’élite, continua a discutere sulla dialettica di origine marxista o cattolica, ma non riesce più a comprendere i bisogni della gente comune.

Diritti umani e civili la costituzione è uguale

Enrico De Nicola firma la Costituzione
Costituzione italiana: non è la più bella del mondo, partito dei Costituzionalisti nemico della modernizzazione – Blitzquotidiano.it (foto ANSA: Enrico De Nicola promulga la Costituzione )

Bisogna anzitutto contestare che la nostra Costituzione sia la “più bella del mondo”. Infatti, in materia di diritti umani e civili, le costituzioni sembrano scritte con la carta carbone. Il rispetto di questi diritti è un prerequisito per essere ammessi all’Onu. Le costituzioni della Russia, della Cina, delle Repubbliche sud americane e perfino di quella islamica, riprendono, quasi alla lettera, i principi enunciati nella Costituzione italiana.

Le parti “importanti” della Costituzione riguardano materie come il diritto al lavoro e di sciopero, la scuola e gli insegnanti, l’autonomia della Magistratura, il diritto alla salute, concepite negli anni quaranta del secolo scorso e che non sono mai state attuate secondo lo spirito che animava il nostro legislatore.

Le Leggi universali sui diritti dell’uomo e l’immigrazione

Il partito dei Costituzionalisti ha abbracciato i principi umanitari, ben al di là di altre Nazioni democratiche. Bisogna schierarsi: o stabilisci che almeno un miliardo di stranieri che vivono in paesi non democratici debbano essere accolti in massa, oppure devi impedire l’immigrazione irregolare.

Se scegli la seconda opzione, devi anche capire che, una volta arrivato in Italia, l’immigrato non può più essere rimpatriato senza il consenso del paese di provenienza e questo spiega perchè il governo non riesce a rimpatriare 40 mila persone.

Quest’ultima circostanza impone di impedire che gli immigrati possano entrare nel paese per essere selezionati.

Molti Stati europei e gli Usa stanno ora respingendo gli irregolari. Ogni altra considerazione è pura demagogia.

La nostra Costituzione è superata in materia di lavoro

In Europa, il diritto al lavoro è trattato come semplice diritto di ciascun individuo di lavorare all’interno dell’Unione. Una tutela particolare è prevista invece per il consumatore, il mercato e la concorrenza.

E’ la fine del “diritto al lavoro” inteso come impegno dello Stato a stabilire le condizioni dell’occupazione anche mediante interventi pubblici.

L’ultimo episodio è quello della ex Wirpool, ora Beko, che ha annunciato il licenziamento di duemila lavoratori negli stabilimenti di Siena, Comunanza e Cassinetta.

Una finanziaria turca mette in ginocchio la nostra economia, perché una banda di sprovveduti, nel 1992, aveva decretato la privatizzazione indiscriminata delle nostre aziende a vantaggio dei grandi finanzieri.

In dispregio all’Art. 42. della Costituzione che assicura “la funzione sociale della proprietà”, ma anche per l’omessa previsione costituzionale di tutela della nostra tecnologia che può essere esportata da chiunque, come fanno a man bassa le imprese internazionali in Italia.

Le holding private che hanno acquistato dallo Stato le grandi aziende di servizi, per distribuire dividendi aumentano le tariffe ai danni delle imprese e dei cittadini.

Il diritto di sciopero è limitato all’ambito dei servizi pubblici

L’Unione mette il diritto di “sciopero” sullo stesso piano del diritto alla “serrata”. Ciascuna impresa può licenziare tutti i propri dipendenti con un fax. Poiché i sindacati non sono in grado di impedire le chiusure delle aziende, il loro potere si è fortemente ridimensionato.

Non esiste più una “classe operaia” perché se l’azienda A è in concorrenza con la B, sono in concorrenza tra loro anche i lavoratori delle due aziende. Numerose sigle sindacali hanno sempre avuto natura ricattatoria nei confronti dei cittadini. I sindacati dei piloti sono stati la concausa dei ripetuti fallimenti della nostra compagnia di bandiera, alla fine svenduta al miglior offerente, con costi immensi per la collettività.

I più modesti sindacati di base che occupano i gangli vitali delle burocrazie o controllano i servizi pubblici sono in grado di tenere in scacco l’intera Nazione.

E’ questo tipo di sindacalismo, cioè la rappresentanza degli interessi nell’ambito delle amministrazioni pubbliche (che difficilmente licenziano) a giustificare gli scioperiche si realizzano ai danni delle categorie senza protezione.

La tutela della ricerca scientifica e della cultura

La Repubblica “promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”. Il tradimento dell’art. 9 della Costituzione appare evidente. Ce lo confermano i giovani ricercatori che fuggono all’estero.

I governi hanno erogato immensi importi a titolo di contributi per l’intelligenza artificiale a favore di imprenditori che si sono limitati ad acquistare software da scaffale, perché le burocrazie non sono in grado di capire cosa sia l’innovazione.

Abbiamo rinunciato all’innovazione perché le teste d’uovo che ci hanno governato, fin dagli anni novanta,affermavano: “è sbagliato investire nella ricerca dal momento chei nuovi prodotti li puoi trovare sul mercato”.

Il finanziamento della filmografia è diventato un business per chi produce spettacoli senza spettatori. Scopriamo oggi che la supremazia delle nazioni deriva dal possesso delle nuove tecnologie e dal confronto tra le classi dirigenti.

La scuola e gli insegnanti

La Costituzione prevede che “i capaci e i meritevoli anche se privi di mezzi hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. I partiti democratici hanno interpretato la norma appiattendo il livellodell’insegnamento.

Molti docenti hanno utilizzato la scuola per plasmare le idee politiche degli studenti; la facoltà di sociologia di Trento aveva creato terroristi e i cattivi maestri di oggi stanno preparando gli attivisti dei movimenti.

Molti insegnanti hanno predicato che il profitto è un peccato e prendono la parola per insultare i ministri dell’Istruzione.

I danni sono stati incalcolabili e il nostro paese stenta ancora a comprendere i fenomeni dello sviluppo economico.

Purtroppo, molta dell’istruzione che viene tuttora impartita nelle scuole secondarie, lascia l’impressione che i problemi economici del paese consistano anzitutto nel conflitto di classe.

In una democrazia moderna, la principale funzione dell’istruzione dovrebbe essere quella di unire piuttosto che dividere, di diffondere la tolleranza e il mutuo rispetto piuttosto che il dissenso sociale e individuale.

Il mancato rispetto dei principali diritti costituzionali

Lascio al lettore di valutare il rispetto dei nostri principi costituzionali in materia di famiglia, di parità di trattamento tra uomo e donna, sulla segretezza della corrispondenza, sulla tutela del risparmio, sulla proprietà della casa, sul diritto alla salute,sulla progressività effettiva dei tributi, sul giusto processo.

Ogni tentativo di rammodernare la governance del paese è stato bloccato dal partito dei costituzionalisti.

Si è cercato di modificare la governance politica del nostro Paese con la “Bicamerale Bozzi” del 1983, cui ha fatto seguito quella di De Mita/Iotti del 1993, di D’Alema nel 1997, la Commissione Quagliarello del 2013, con i tentativi del governo Berlusconi, senza risultati apprezzabili ed organici.

Fino alla revisione costituzionale del governo Renzi, approvata dal Parlamento e bocciata dal Referendum. Il partito dei costituzionalisti sta cercando di impedire la Riforma Meloni che prevede poteri speciali per il governo.

Durante questi lunghi anni non è mai stato possibile migliorare il funzionamento della legge elettorale e di tornare a una tecnica più semplice, più conforme alla ricerca di un governo stabile.

Per comprendere un regime occorre studiare il problema centrale di tutte le costituzioni, quello cioè dei rapporti tra l’esecutivo e il legislativo. Il significato politico del parlamentarismo moderno si definisce con una sola formula: la maggioranza deve avere il suo Gabinetto.

Si manifesta così il fenomeno del primato politico dell’esecutivo nel regime parlamentare. Occorre oggi pronunciarsi sulla relatività di formule scolastiche quali la “separazione dei poteri”, il “governo d’assemblea”, la “sovranità nazionale”.

La legislazione europea ha messo in discussione la nostra sovranità nazionale

La tecnica di bloccare i processi sulla base di un’eccezione di incostituzionalità, che tanto spazio ha ricoperto nella nostra prassi giudiziaria, non può valere in Europa, perché il giudice ordinario deve applicare il diritto dell’Unione.

Tale norma ha relativizzato l’art. 1 della nostra Costituzione, secondo il quale, ”la sovranità appartiene al popolo italiano”. Tuttavia, la stessa norma europea è anacronistica, dal momento che, nei fatti, i Diritti dell’Unione europea sono evanescenti: non esistono leggi uguali in materia fiscale, non esiste esercito per la difesa comune, non esiste una comune politica estera e neppure norme uniformi in materia di Giustizia.

La prevalenza degli interessi nazionali raggiunge il massimo per l’immigrazione, laddove il Trattato di Dublino penalizza i paesi di “prima accoglienza” come il nostro. Insomma, ogni paese dell’Unione interpreta il principio della “sovranazionalità” europea per trarne vantaggi “nazionali”.

La nostra Costituzione e la “guerra giusta”

Esiste una Costituzione “non scritta”, praticata da tutte le Nazioni “armate”, quella della guerra giusta. La guerra è tuttora giustificata da paesi come la Russia che rivendica territori e minaccia l’uso della bomba atomica, autorizzando così Israele ad usarla contro l’Iran.

L’art. III, Sez. III della Costituzione americana stabilisce che “sarà considerato tradimento contro gli Stati Uniti soltanto l’aver mosso guerra contro di essi, o l’aver appoggiato nemici degli Stati Uniti, fornendo loro aiuto e sostegno”.

L’art. 11 della nostra Costituzione secondo cui “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” appare anacronistico perché fornire armi all’Ucraina equivale a una dichiarazione di guerra alla Russia, fornire armi a Israele va contro i diritti del popolo palestinese.

Il mandato di arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità di Netanyahu, Gallant e Al-Masri, è stato salutato con esultanza dal partito dei Costituzionalisti. La Meloni dovrà subito organizzare un corpo speciale di polizia per il caso che questi criminali (cui si aggiunge Putin) vengano in vacanza a Taormina.

Possiamo dunque concludere che il partito dei Costituzionalisti è diventato il più grande nemico della modernizzazione del nostro Paese.

 

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