
Aspettando Giorgia, ecco i mille problemi che tormentano l’Italia: giovani, medici, caffè, ristoranti che chiudono (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
“Washington? Qual è lo scopo di questo viaggio? Non è Giorgia Meloni che deve trattare con Trump, è compito che spetta solo a Bruxelles”.
La trasferta della premier negli Stati Uniti non va proprio giù alla sinistra. Non la digerisce, forse per invidia o forse perché avrebbe fatto carte false per essere ospiti (loro) della Casa Bianca.
Gli epiteti contro la premier vanno al di là di qualsiasi giustificazione: “Lei è lo scendiletto di Trump”; “Va in America con il cappello in mano”;” Forse si metterà in ginocchio quando lo vedrà”.
Meloni bersaglio della sinistra

Non ci sono parole per commentare questo disprezzo (come chiamarlo diversamente?) In un momento in cui il nostro Paese dovrebbe augurarsi risultati insperati, l’opposizione si mette di traverso come se inseguisse il fallimento di una missione così importante.
È vero che in politica si fa di tutto per contrastare l’avversario e metterlo KO; ma qui non siamo al cospetto di una disputa interna in cui si possono accettare anche colpi proibiti. In questo caso, c’è in ballo il futuro del nostro Paese che non potrebbe reggere se fra 90 giorni Trump riportasse i dazi al venti per certo.
Non è difficile comprenderlo, ragione per cui sarebbe auspicabile un atteggiamento diverso. Niente da fare. La prima ad andare in tilt è proprio lei, Elly Schlein che non trova gli aggettivi per qualificare il comportamento della premier. E con lei, il resto della sinistra, stavolta unità più che mai come dovrebbe essere se volesse raggiungere il campo largo.
Von der Leyen approva
Mentre in Italia, c’è chi è sempre contro il governo in Europa si plaude al viaggio nella speranza che la “pontiera” tricolore possa portare a casa qualche vantaggio. La prima ad essere dalla parte della premier italiana è Ursula von der Leyen che ha immediatamente sospeso il progetto dei contro dazi che avrebbe dovuto entrare in vigore il 15 aprile.
È bene attendere, anzi è assolutamente logico, perché sarebbe assurdo schierarsi contro gli Stati Uniti due giorni prima della visita di Giorgia alla Casa Bianca.
Quali sono gli obbiettivi che si vorrebbero raggiungere non è dato saperlo ufficialmente. Bocche cucite a Palazzo Chigi. Forse nemmeno i più stretti collaboratori del presidente sanno che cosa ha in animo di raggiungere nel corso del colloquio con Trump.
Si tratterà di dazi naturalmente, di arrivare a quello “zero a zero” che la stessa Meloni ha fatto capire con una battuta ad una folla di giornalisti che la circondava.
Non è escluso però che la premier si limiti a parlare solo di queste maledette tasse che hanno messo in allarme il mondo intero. Forse potrà chiedere qualcosa di più a Donald.
Servendosi del suo perfetto inglese potrebbe proporre al presidente un vertice che coinvolga l’Europa e l’America. Proprio quello che tutti gli stati volenterosi si augurano. Un tete à tete fra due delegazioni su cui si basa un’alleanza pluriennale.
Sarebbe il massimo, ma mai mettere limiti alla Provvidenza Divina.
L’augurio è che anche l’opposizione, raggiunti certi traguardi, rinfoderi le armi e pensi al futuro dell’Italia mettendo da parte le continue liti e le divisioni senza tregua. Insomma, trovare una intesa su alcuni punti fondamentali su cui si potrebbe basare un accordo che faccia superare certi ostacoli e determinati lacciuoli che impediscono quel salto di qualità che tutti si augurano.
Non è che in un periodo così difficile com’è quello che stiamo vivendo il Parlamento si sia fermato. Il ricorso contro il terzo mandato è stato accolto dalla Consulta e finalmente si placheranno (almeno questa è la speranza) le scorciatoie del vivacissimo presidente della Campania.
Ma, sorpresa: il fisco si è accorto dei lauti guadagni delle escort per i cosiddetti “servizi d’incontro” (parola magica che potrebbe essere tradotta in maniera più comprensiva). Brevemente da oggi, la mannaia delle tasse si abbatterà anche su queste signore con tanto di Irpef e di Iva da pagare. Interrogativo: chi controllerà il loro lavoro?