I dazi dividono l’Europa, l’Unione fa la forza, Macron lo scorda (e Conte in Italia a sinistra) (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
“L’accordo politico del 27 luglio 2025 non è giuridicamente vincolante. Oltre a intraprendere le azioni immediate impegnate, l’Ue e gli Usa negozieranno ulteriormente, in linea con le rispettive procedure interne, per attuare pienamente l’accordo politico”. A scriverlo in una nota è la Commissione europea a proposito dell’intesa sui dazi siglata domenica. “L’accordo risponde agli interessi economici fondamentali dell’Ue, ovvero relazioni stabili e prevedibili con gli Usa. Allo stesso tempo, rispetta pienamente la sovranità normativa dell’Ue e protegge i settori sensibili dell’agricoltura europea, come la carne bovina o il pollame”, si legge ancora nella nota.
Oltre alla nota, nella giornata di oggi ci sono state alcune dichiarazioni del portavoce della Commissione europea per il Commercio, Olof Gill. Durante il briefing quotidiano con la stampa, Gill ha spiegato che a Turnberry in Scozia, “i due presidenti hanno raggiunto un’intesa politica, ora stiamo lavorando ai dettagli per assicurarci che tutto il necessario sia incluso, così da arrivare a una dichiarazione congiunta. Non posso dire con precisione quando sarà pronta, ma dovrebbe avvenire a breve”.
Tra le due note riepilogative dell’incontro in Scozia, al momento ci sono però diverse discrepanze che fanno pensare che l’intesa raggiunta tra Usa e Ue sia a rischio. Una cosa è certa: Bruxelles vuole ancora trattare. A dirlo è sempre il portavoce della Commissione europea per il Commercio: “La dichiarazione congiunta non sarà un documento giuridicamente vincolante, ma una tabella di marcia, un impegno politico che definisce una serie di obiettivi condivisi. Da qui possiamo costruire stabilità e prevedibilità”.
Le regole alle Big Tech americane
Le discrepanze verranno attutite nella dichiarazione congiunta? Vedremo. E vedremo anche se ci sarà la possibilità di accordarsi sul tema spinoso della tassazione e delle regole da applicare alle Big Tech americane. Gill su questo è stato chiaro ed ha voluto rassicurare i critici spiegando che “non cambieremo le nostre regole su web e Big Tech”.

“La soglia del 15 per cento è il meglio che potevamo ottenere”
Come scritto in questi giorni, l’accordo prevede che gli Stati Uniti impongano dazi del 15 per cento sulla maggior parte delle importazioni dall’Unione Europea. Questa soglia si applicherà anche ai prodotti dell’industria farmaceutica, ai semiconduttori e alle auto. Non si applicherà invece alle importazioni di acciaio e alluminio, sui quali rimarranno in vigore dazi del 50 per cento. Von der Leyen ha detto che verrà però concordato un sistema di “quote” per questi materiali che prevede vari livelli soggetti a tasse crescenti. Al momento però, su questo non ci sono ulteriori informazioni.
Von der Leyen ha detto che la soglia del 15 per cento “non è da sottovalutare, ma è il meglio che potevamo ottenere”. E in effetti è un livello in effetti inferiore a quanto minacciato da Trump negli ultimi mesi: ad aprile aveva annunciato dazi al 20 per cento scatenando la reazione dei mercati, a fine maggio aveva promesso dazi del 50 per cento su tutti i prodotti europei, e poi qualche settimana fa del 30 per cento.
Il 15 per cento fa sicuramente male ma è una soglia simile a quella concordata con altri paesi come il Giappone, le Filippine e l’Indonesia. E visto che al momento un accordo è stato trovato con la Ue che tuttavia spera di negoziare ancora, al momento è stato sospeso (sospeso, non annullato) il cosiddetto bazooka, il piano da 72 miliardi di contro dazi che l’Europa aveva minacciato di usare a partire da agosto in risposta alle “minacce” Usa.
