Ex leghisti, venetisti, sardisti, secessionisti, indipendentisti, giornalisti e pure carristi. Perché alla fine questo Veneto che ancora sogna San Marco e il «glorioso Doge Marcantonio Bragadin», gira e rigira si trova a dover far sempre i conti con i mezzi pesanti dotati di obice a 12 millimetri. L’elettricista Flavio Contin che nel 1997 avevano preso sul campanile di San Marco mentre gli altri Serenissimi se la giocavano in piazza a Venezia con il «tanko», un trattore dotato di blindatura e bandierina del Leone di San Marco, adesso sognava ancora più in grande. In un capannone di questo paesone di cinquemila abitanti – Patria del mobile e dell’antiquariato è scritto all’ingresso – teneva un altro «tanko» versione 2.0 costruito partendo da una benna. Ma il pezzo forte lo teneva nel giardino della sua villetta bianca. Proprio il «tanko» originale che si era ricomperato ad un’asta giudiziaria un po’ di tempo fa pagandolo 6 mila e 600 euro. E che solo sei anni fa era riapparso a Cittadella in una festa di «Raixe venete», Radici venete per dirla con la lingua dell’invasore.

Il Fatto Quotidiano: “Un pregiudicato al Quirinale. Berlusconi ricatta il governo”.

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Il Giornale: “Golpe da mona”. Editoriale di Stefano Lorenzetto:

«Sono impazzi­ti », mi dice a botta calda il veneziano Ra­nieri da Mosto, discenden­te di quell’Alvise da Mo­sto, esploratore nato sul Canal Grande, che nel Quattrocento scoprì l’arci­pelago del Capo Verde. Fra corregionali, il sogget­to resta sottinteso: sono impazziti governo, politi­ci, magistrati e forze del­l’ordine della Repubblica italiana che ieri hanno ri­sposto con una retata al plebiscito veneto sull’in­dipendenza. Però devono essere impazziti – è bene chiarirlo subito – anche quei sostenitori della Sere­nissima che, anziché ap­pellarsi al diritto all’auto­determinazione dei popo­li sancito dall’Onu nel 1966 e ratificato dall’Italia nel 1977, credono di poter giocare alla guerra con un carro armato assemblato sotto la barchessa. Il nobile che ospitò nel suo palazzo in campo San Cassian il primo governo di Umberto Bossi non è il solo a pensare, dall’alto dei suoi 90 anni, che lo Sta­to abbia perso la trebison­da. Secondo l’Ansa, le in­dagini che hanno portato all’arresto di 24 persone e alla denuncia di altre 27 «sono cominciate circa tre anni fa». Ora, se davve­ro il «gruppo riconducibi­le a diverse sigle di ideolo­gia secessionista», come sostengono i carabinieri dei Ros, «aveva progettato varie iniziative, anche vio­lente, finalizzate a solleci­tare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale», vie­ne spontaneo domandar­si: scusate, e avete aspetta­to dal 2012 a oggi per assi­curare alla giustizia 51 in­dividui così pericolosi?