Da Bindi a Paoli, quella scuola nata un po’ così. Liuzzi sul Fatto Quotidiano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Aprile 2014 - 09:23 OLTRE 6 MESI FA

 

Da Bindi a Paoli Quella scuola nata un po’ così. Liuzzi sul Fatto Quotidiano

Da Bindi a Paoli Quella scuola nata un po’ così. Liuzzi sul Fatto Quotidiano

ROMA – “Inutile continuare a dibattere se esiste o meno una scuola genovese, milanese o bolognese” nella canzone italiana. Emiliano Liuzzi è categorico: “Esistono molti genovesi che hanno fatto grande la canzone d’autore italiana. Gino Paoli e Luigi Tenco su tutti. Erano loro che si andavano a prendere gli applausi nelle stamberghe di Nervi“.

Emiliano Liuzzi sul Fatto risponde in questo nodo alla domanda: perché Genova è “l’unica città che non solo ha creato una sua scuola musicale, ma ne ha partorite altre che sono state satelliti”.

Ma, conclude Emiliano Liuzzi “il perché non c’è. O forse è nascosto. Ma non è molto importante. Genova ha regalato talenti nella musica d’autore italiana. E solo lì potevano nascere. Come Cesare Andrea Bixio (Parlami d’amore Mariù e Tango delle Capinere) o Renato Carosone non potevano che nascere a Napoli e Giorgio Gaber e Enzo Jannacci a Milano”. 

A seguire arrivò Fabrizio De André, pochissimo tempo dopo. L’aneddotica si spreca. Uno, molto divertente, lo raccontò lo stesso Faber: “Un giorno mi prende da una parte Tenco, e mi chiede se fossi io quello che spacciava come canzoni sue quelle che in realtà erano di Luigi”. De André confessa: “Sì, sono io, lo faccio per piacere alle ragazze”. “Allora sei perdonato”. Da quell’episodio ne esce un’amicizia. E quando Tenco muore, De André dopo il funerale scrive Preghiera in gennaio che resterà una delle canzoni più struggenti di quegli anni. Genova, nel particolare Bogliasco, vuol dire anche Umberto Bindi, musicalmente il più bravo nonostante una carriera tormentata dall’omosessualità e una produzione discografica di soli sette album. Niente in confronto ai 34 di Paoli e i 32 di Bruno Lauzi, altro interprete della scuola. Genova fa venire in mente anche Paolo Conte, avvocato astigiano, che celebra la città con Genova per noi e spiega cosa vuol dire dalla campagna arrivare al mare. E alla fine non si può che arrivare che a Ivano Fossati, arrivato neanche una generazione dopo, raffinato, colto, sciupafemmine come tutti i suoi predecessori. Dai quali ha preso qualcosa, ovviamente. E non solo l’odore che senti già sull’autostrada e il libeccio che ti scaraventa sugli scogli. Ha mescolato, intinto la chitarra da Genova fino al Sudamerica passando per Spagna e Portogallo.