Gb, infermiera invita collega musulmana in chiesa: sospesa per molestie bullismo

Gb, infermiera invita collega musulmana in chiesa: sospesa per molestie bullismo
Victoria Wasteney

LONDRA – Si è beccata 9 mesi di sospensione dal lavoro per molestie e bullismo: Victoria Wasteney, infermiera inglese di 38 anni, aveva invitato in chiesa una collega musulmana, Enya Nawaz, per pregare insieme a lei. Ma quella, sentendosi offesa, le ha fatto rapporto accusandola di volerla convertire al cristianesimo. A distanza di un anno Victoria invece che ai suoi superiori si è rivolta direttamente a un tribunale, presentado denuncia formale per discriminazione, dal momento che con la sospensione si era vista “limitare la sua libertà di coscienza e di religione”, tutelata dall’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

A raccontare la storia è Caterina Maniaci sul quotidiano Libero. E non si tratta del primo caso: in mezzo ci sarebbero i fiumi di denaro che i ricchi musulmani hanno investito in Gran Bretagna.

Victoria, cristiana praticante, lavorava al St John Howard Centre di Homerton, est di Londra, quando conobbe Enya. Le due entrarono subito in confidenza. Nel corso di quel periodo la signorina Nawaz si sarebbe ammalata e la signorina Wasteney si sarebbe offerta di pregare per lei. Prima dell’episodio Victoria aveva invitato la collega in chiesa e le aveva regalato un libro che racconta la storia di una musulmana che si era convertita al cristianesimo.

Poco tempo dopo Enya si è lamentata coi superiori sul fatto che la collega stesse cercando di farle cambiare fede e ha deciso di lasciare il lavoro. Non è certo questo il primo episodio in cui viene censurato, se non discriminato apertamente, fino alla perdita del lavoro, chi professa la propria fede cristiana. Ed è appunto la Gran Bretagna a detenere questo invidiabile primato. Basti ricordare che nel gennaio 2013 i giudici della Corte europea per i diritti dell’uomo, con una sentenza storica, hanno riconosciuto che nel Regno Unito Nadia Eweida è stata discriminata solo perché cristiana. La donna era ricorsa alla Corte europea dopo essere stata licenziata dalla British Airways solo perché portava visibilmente al collo una catenina con il crocifisso.

La condanna è avvenuta sempre in base all’articolo 9 che protegge il diritto alla «libertà di pensiero, coscienza e religione» e proibisce la discriminazione religiosa. E poco meno di un mese fa, Sara Mbuyi, educatrice d’asilo, è stata licenziata, sempre a Londra, dopo aver detto a una collega lesbica che «il matrimonio è un’istituzione fra uomo e donna».

D’altra parte, questi episodi poco devono stupire se pensiamo che in questo Paese si è giunti persino a vietare, in quasi tutte le aziende private, di fare gli auguri di buon natale con qualsiasi riferimento ai contenuti religiosi di queste feste. Atteggiamento «incoraggiato» anche nelle scuole.

Facile dire che sotto a tutto questo ci sono i fiumi di denaro che i ricchi musulmani hanno investito in Gran Bretagna, e in particolare a Londra, dove la finanza islamica ha comprato quasi l’intera città. Ma se si passa nella «laicissima» Francia, si fanno altre incoraggianti scoperte.

Per esempio, l’ultima proposta presentata al governo da un deputato socialista e una senatrice ecologista: togliere ogni riferimento alla tradizione cristiana dai nomi di circa cinquemila comuni francesi. A farne le spese le città che iniziano con «San», ossia il 10,7 per cento dei comuni in terra di Francia. Una follia, ma sotto forma di un rapporto ufficiale presentato al governo. Succede, al tempo di Londistan.

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