Isee, il nuovo riccometro. Libero: “E’ solo una patrimoniale mascherata”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Dicembre 2013 - 11:41 OLTRE 6 MESI FA
Isee, il nuovo riccometro. Libero: "E' solo una patrimoniale mascherata"

Isee, il nuovo riccometro. Libero: “E’ solo una patrimoniale mascherata”

ROMA – C’è chi lo chiama Isee ma per Libero è solo l’altra faccia di una nuova patrimoniale, “altro che furbi – scrive Fausto Carioti – nel mirino c’è il ceto medio”.

L’articolo di Libero:

Ben nascosta dietro lo slogan della «caccia ai furbi», il governo Letta ha appena varato un’imposta patrimoniale mascherata. Il nuovo Isee, il «riccometro» che ha sempre più importanza nella vita delle famiglie italiane e dal quale dipendono i servizi che lo Stato dà indietro in cambio delle imposte che gli sono versate, cambia la definizione di ricchezza, rendendo possibile catalogare come abbiente anche chi percepisce unreddito misero.

Si riduce infatti la platea di chi ha diritto – ad esempio – all’assistenza sanitaria gratuita, a mandare i figli negli asili nido pubblici e a frequentare l’università pagando rette universitarie ridotte. Ma a pagarne le spese, alla faccia dell’equità sbandierata dal governo, non sono solo i “furbetti”, e di certo non sono le famiglie a reddito medio-alto, già escluse da tempo da ogni beneficio legato alla presentazione del modulo Isee. Il costo si scarica invece sulle spalle del ceto medio e medio-piccolo. Se lo scopo del «riccometro» fosse stato solo quello di stanare i parassiti, cioè coloro che presentano dichiarazioni false per non pagare l’accesso ai servizi pubblici, sarebbe bastato ridurre l’area dell’auto-dichiarazione, cioè affidare all’Agenzia delle Entrate e all’Inps il calcolo del reddito complessivo. Cosa che l’esecuti – vo ha fatto. Giustamente.

Ma il nuovo Isee fa molto di più. Per consentire allo Stato di tagliare le prestazioni assistenziali anche mentre gli italiani si stanno impoverendo, abbassa la soglia al di sotto della quale si ha diritto a ricevere quelle prestazioni, portandola ancora più giù di quanto la crisi abbia ridotto il tenore di vita degli italiani. Lo fa nell’unico modo possibile: dando un peso più grande, nel calcolo della ricchezza, al patrimonio di cui dispongono le famiglie. Vengono così colpiti ulteriormente i proprietari di casa. Il valore dell’immobile è considerato non più secondo i parametri dell’Ici, ma in base a quelli dell’Imu: basta questo per aumentare del 60% il valore dell’im – mobile, e pazienza se l’Imu, con i criteri di calcolo vessatori che la contraddistinguono, era stata introdotta dalgoverno Monticome imposta provvisoria. Quanto al patrimonio mobiliare, quello che le famiglie detengono in conti correnti, titoli e azioni, la penalizzazione avviene riducendo la franchigia da 15.493 euro ad appena 6.000.

Le detrazioni previste (2.000 euro per ogni componente oltre ilprimo, sino a un massimo di 10mila euro, e 1.000 euro per ogni figlio successivo al secondo) nella grandissima partedei casinon compensano il drastico taglio della franchigia. Il risultato – assolutamente voluto – è quello di far apparire ricco anche chi ha un reddito da fame, ma dispone di un appartamento e un conto in banca, magari perché ricevuti in eredità da nonni o genitori che hanno trascorso la vita stringendo la cinghia. E che adesso dovrà pagare, attingendo a quel patrimonio, per avere quei servizi e quell’assistenza che le tasse versate non bastano più garantirgli. Il caso riportato ieri dal Corriere della Sera – coppia di pensionati, lei invalida totale, as- segno da 1.200 euro al mese, esclusi dalle prestazioni per le fasce disagiate perché i loro risparmi sono depositati in un conto corrente – è uno dei tanti, probabilmente non il peggiore. Se non si cambia, nel (neanche troppo) lungo periodo la vicenda può finire in unsolo modo: con la totale erosione delle riserve e degli assi ereditari del ceto medio e piccolo, immolati sull’altare del finanziamento dell’apparato statale.