Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Delitto di cronaca”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Luglio 2015 - 08:14 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Delitto di cronaca"

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Delitto di cronaca”

ROMA – “Se sabato e domenica avete letto il Fatto Quotidiano – scrive Marco Travaglio – e vi siete soffermati sul diario di Iris Berardi, la brasiliana che entrò nella villa di Arcore minorenne e continuò a frequentarla da maggiorenne, poi si appuntò quel che faceva col (anzi al) padrone di casa che intanto foraggiava lei e un’altra quarantina di Olgettine perché non raccontassero niente in Procura, vergognatevi e arrossite. Poi pentitevi, autodenunciatevi e, se avete conservato la copia del Fatto, bruciatela o mangiatela prima che vi piombi in casa un agente del Garante della Privacy”.

L’editoriale di Marco Travaglio: E possibilmente resettate la vostra memoria con apposito lavaggio del cervello per dimenticare ciò che avete letto. Ieri infatti il Garante s’è riunito “in via d’urgenza” e ha disposto “con effetto immediato la misura temporanea del blocco di ogni ulteriore diffusione, anche on line – compreso l’archivio storico – delle descrizioni particolareggiate delle presunte condotte sessuali del segnalante (Berlusconi, ndr) e di altri soggetti coinvolti nella vicenda riportate negli scritti confluiti negli atti giudiziari e riportate negli articoli”. Siccome, tutto sommato, siamo bravi ragazzi ligi alle regole, ma soprattutto per la minaccia di “sanzioni penali e civili in caso di inosservanza del blocco”, abbiamo subito fatto sparire gli articoli incriminati dal nostro sito e dal pdf del nostro archivio online (che ora presenta ampi spazi bianchi, come ai bei tempi del Minculpop).

Ma, se è ancora permesso, osiamo formulare qualche osservazione sul provvedimento. E soprattutto sui suoi quattro firmatari: il presidente dell’Autorità Antonello Soro, la vicepresidente Augusta Iannini e le soldatesse semplici Giovanna Bianchi Clerici (relatrice) e Licia Califano. Soro è un ex deputato del Ppi, della Margherita e del Pd, scelto in ossequio ai requisiti di “notoria imparzialità e indipendenza”, nonché di assoluta competenza imposti dalla legge: infatti è un dermatologo. Senz’altro competente (insegna Diritto) è la prof. Califano, anche lei messa lì dal Pd. La sciura Bianchi Clerici invece è un’ex deputata leghista, ex consigliera della Rai berlusconiana, condannata dalla Corte dei conti e rinviata a giudizio per abuso d’ufficio (reato prescritto) per aver nominato illegalmente Dg della Rai Alfredo Meocci. Augusta Iannini, ex giudice, per 11 anni è stata al vertice del ministero della Giustizia con Castelli, Mastella, Alfano e Severino, ed è la moglie di Bruno Vespa, noto cultore della privacy nei teleprocessi sui vari delitti con plastico incorporato, dunque è vicegarante della Privacy in quota Berlusconi. E di chi s’è occupata ieri?

Di B. e a chi ha dato ragione insieme agli altri tre? A B., su proposta della relatrice Bianchi Clerici, che proprio da B. fu nominata due volte consigliere Rai, dopo aver ben meritato alla Camera come relatrice della legge Gasparri (ogni volta che è relatrice, fa mirabilie, infatti B. la chiamava “la soldatessa”). Del resto, essendo laureata in Lingue e civiltà orientali, è la Garante giusta al posto giusto (…).

Ma ecco le motivazioni del provvedimento. I quattro Garanti, bontà loro, demandano ai giudici l’accertamento dei presunti reati che ci affibbia B., “illecita pubblicazione degli atti del procedimento penale e diffamazione” (reati impossibili, visto che raccontare gli atti depositati di un processo non è un delitto, ma un diritto; e diffamare un tizio pubblicando ciò che scrive una sua amichetta sul suo libro paga è piuttosto arduo). Riconoscono che la legge consente al giornalista di “diffondere dati personali anche senza consenso dell’interessato purché nei limiti del diritto di cronaca” e che “le notizie diffuse dal quotidiano riguardano una vicenda di rilevanza penale che coinvolge anche l’ex presidente del Consiglio”. Poi però aggiungono che, siccome gli articoli sono “particolareggiati” , “eccedono le esigenze informative”: dal che si deduce che un articolo, per informare correttamente, dev’essere generico e vago. Più è preciso, più è vietato. Ma dove il Garante quadruplo si supera è là dove afferma di aver bloccato le notizie troppo esatte “a prescindere dalla veridicità o meno delle informazioni riportate”. Ecco: a prescindere. Ora, il dermatologo e la linguista orientale non possono capirlo, ma la magistrata e la giurista avrebbero potuto tentare di spiegare loro che sono proprio le descrizioni particolareggiate dei presunti rapporti sessuali (con l’aiuto di un noto aggeggio che non stiamo qui a particolareggiare), il movente della corruzione giudiziaria che la Procura di Milano imputa a B. e alla Berardi. E che su quel diario particolareggiato i due saranno interrogati al processo, in pubbliche udienze, davanti alla stampa di mezzo mondo. E allora ciò che il Fatto ha scritto in solitudine lo sentiranno tutti e magari lo racconteranno pure ai loro lettori e telespettatori. A meno che, si capisce, non irrompano in aula i Quattro dell’Ave Garante muniti di tappi per turare le orecchie e le telecamere ai presenti. Nel qual caso si spera che le udienze non si tengano in contemporanea con quelle dei processi per la morte di Chiara Poggi e di Yara Gambirasio, anch’essi pieni di dettagli particolareggiati sulle abitudini sessuali di Alberto Stasi e Massimo Bossetti. Già, perché ci pare di aver assistito a vari alati dibattiti a Porta a Porta sui siti porno frequentati dai due presunti assassini, l’uno con la fidanzata poi uccisa, l’altro con la moglie. E non ci pare di aver mai visto la signora Iannini irrompere nello studio con gli altri tre gendarmi per imbavagliare il marito. Però c’è sempre tempo.