ROMA – “Parasole e paraculi.” Questo l’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano. Editoriale sulla “presunta” trattativa Stato-mafia.
Questo uno stralcio dell’editoriale:
Il Giornale, che si porta sempre avanti col lavoro, già chiedeva “le scuse al povero carabiniere Arcangioli” da parte degl’ “inquirenti a caccia di fantasmi” che “non si sono accorti che l’agenda rossa era proprio davanti ai loro occhi, sotto il loro naso”. E decretava il fallimento di “due decenni di accertamenti catastrofici basati sulla convinzione mediatico-giudiziaria che qualcuno fece sparire la borsa con l’agenda rossa perché custodiva i nomi dei mandanti eccellenti e dei politici collusi, i segreti delle stragi e l’indicazione dei soggetti istituzionali responsabili dell’indimostrata ‘ trattativa ’ Stato-mafia. Follie. Minchiate. Quell’agenda dimenticata se l’è portata via l’azienda addetta alla pulizia della strada”. O forse, tenetevi forte, “l’Fbi” che la portò “oltreoceano”. Lontan dagli occhi, lontan da cuore (e dalla memoria). Ecco, cari depistatori: le follie e le minchiate sono solo le vostre. L’agenda rossa era nella borsa del giudice Borsellino portata via per sempre dagli uomini delle istituzioni che pullulavano sulla scena della strage, dove una cosa sola è certa: non c’erano uomini della mafia. Ma quest’ennesimo depistaggio ha anche un aspetto positivo. Fa capire a chi ancora non vuole vedere che la trattativa non è una vecchia storia da consegnare agli archivi: è bruciante attualità. Tuttoggi, maggio 2013, c’è chi fa di tutto per occultare quelle vergogne. Anche perché – basta scorrere la lista dei testimoni della Procura di Palermo – chi trattò e chi coprì siede ancora nelle istituzioni di una Repubblica che non butta mai via niente. A parte le agende e le borse dei suoi martiri.