Pensioni, quelle dei magistrati sono al top: assegno da oltre 9500 euro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Luglio 2015 - 05:37 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, quelle dei magistrati sono al top: assegno da oltre 9500 euro

Pensioni, quelle dei magistrati sono al top: assegno da oltre 9500 euro

ROMA – La pensione di un magistrato italiano è di 9573 euro lordi mensili e il loro assegno supera quello degli insegnanti universitari e delle forze armate, entrambi intorno ai 3mila euro.

Sergio Governale sul Mattino scrive che un giudice dunque ha una pensione circa tre volte superiore a quella di un docente universitario e all’opposto dei 6,6 milioni di italiani che percepiscono un assegno Inps inferiore ai mille euro al mese. Questi i dati emersi dal rapporto annuale dell’Inps presentato da Tito Boeri, presidente dell’Istituto:

“Tanto da spingere il presidente dell’Istituto a dire che «sia giusto chiedere a chi ha redditi pensionistici elevati, in virtù di trattamenti molto più vantaggiosi di quelli di cui godranno i pensionati del domani, un contributo al finanziamento di uscite verso la pensione più flessibili». Un contributo di solidarietà da chiedere quindi ai pensionati d’oro, in primis ai magistrati.

Preoccupa dunque quel 42,5% di pensionati che, con un reddito inferiore ai mille euro al mese, assorbe appena il 18,9% della spesa complessiva, ricevendo nel 2014 poco più di 50 miliardi. Invece 724.250 pensionati, e tra questi gli oltre 10mila magistrati, hanno redditi superiori a tremila euro (4.335 euro l’assegno medio) e ricevono il 15,2% della spesa, pur essendo solo il 4,6% del totale. Il rapporto va oltre: i più poveri hanno perso il 27% del reddito disponibile rispetto al 2008, a fronte di appena il 5% di perdita dei più ricchi. La quota di persone povere è passata così in appena sei anni dal 18% al 25% della popolazione (da 11 a 15 milioni)”.

Per Boeri è dunque necessario ripensare al sistema pensioni e si parla di riforma:

“Tra le proposte il leader dell’Inps individua «il primo passo verso l’introduzione di quel reddito minimo garantito che oggi manca nel nostro Paese». Cinque i punti su cui si incardina la riforma targata Boeri: flessibilità sostenibile, una rete di protezione sociale dai 55 anni in su, unificazione delle posizioni assicurative (con la fine delle ricongiunzioni onerose), armonizzazione dei tassi di rendimento e nuove opportunità di versamenti perché «non si va in pensione, ma si prende la pensione».

Una bozza di riforma formulata, puntualizza Boeri, «per una maggiore equità, tanto fra le generazioni diverse che all’interno di ciascuna generazione». Meno di un mese fa l’Inps, con l’operazione «A porte aperte», ha fatto un focus sui trattamenti ai magistrati, che vanno in pensione a 70 anni (a 75 anni solo alcuni e sino a fine anno) con minimo vent’anni di contributi e 63 anni in caso di uscita anticipata.

L’obiettivo è stato quello di evidenziare gli effetti di un ipotetico ricalcolo contributivo delle pensioni oggi erogate ai giudici. Il risultato è che solo il 10% circa delle pensioni vedrebbe un aumento se ricalcolata con il metodo contributivo, mentre la riduzione media che subirebbero, nel complesso, le pensioni dei magistrati è dell’ordine del 12%. Un sistema quindi attuabile senza troppi scossoni. Ma bisogna vedere se quest’idea o il contributo di solidarietà, con la probabile levata di scudi dei giudici, riusciranno a vedere la luce”.