Rai quiz: Luigi Gubitosi in bilico? Renzi, Grillo, Alfano: a chi il posto Todini

Rai quiz: Luigi Gubitosi in bilico? Renzi, Grillo, Alfano: a chi il posto Todini
Foto Lapresse

ROMA – Quando Luisa Todini, appena nominata presidente di Poste Italiane si dimetterà dal Consiglio di amministrazione della Rai, chi prenderà il suo posto? La scelta non sarà facile: quel posto potrebbe infatti essere rivendicato da Angelino Alfano per uno dei suoi Ncd; da Beppe Grillo che pur essendo capo del secondo partito in Italia non ha nessuno nel Consiglio Rai; da Matteo Renzi che deve fare i conti con un direttore generale messo lì da Mario Monti e che tutti i sintomi indicano stargli letteralmente sui calli.

Anche se tutti puntano gli occhi sul Consiglio, l’esperienza dovrebbe insegnare che i suoi componenti agiscono come terminali dei mandanti politici e degli schieramenti di riferimento.
Il potere esecutivo è tutto nelle mani del direttore generale, che è il più forte direttore generale del sistema planetario, a parte il collega della Bbc. Il direttore generale della Rai infatti non è scelto dal Consiglio ma direttamente dall’azionista, formalmente il Tesoro, nella sostanza il Primo ministro.

La debolezza della posizione di Luigi Gubitosi è sottolineata da Francesco Bei su Repubblica:

“Gubitosi – riferisce una fonte interna – farà di tutto per non far dimettere [Luisa Todini]. Per lui è un indebolimento forte rispetto a un governo che già lo sente come un corpo estraneo». Raccontano infatti di una certa freddezza del premier verso il direttore generale, nonostante quest’ultimo abbia cercato in tutti i modi di ingraziarselo. Una distanza certo non diminuita dalla strenua resistenza del Dg al piano di tagli da 170 milioni di euro che Carlo Cottarelli, commissario alla spending review, ha in mente per la Rai. Tanto che per far cassa, come ha scritto ieri l’agenzia di stampa il Velino, Gubitosi starebbe rispolverando un vecchio dossier: vendere una quota di minoranza di Rai Way. Un patrimonio industriale pesante (2.300 siti, 23 sedi e 600 dipendenti tra ingegneri, tecnici specializzati e personale operativo) che nel 2001 i texani della Crown Castle avevano valutato in totale 1.750 miliardi di lire (circa 900 milioni di euro). E che oggi Mediobanca stima intorno ai 600 milioni. Basterà questo tesoretto a placare il premier?”.

Per Matteo Renzi non è solo un problema di simpatia e nemmeno di provenienza: Luigi Gubitosi fu portato in Rai, insieme con la presidentessa Anna Maria Tarantola (quella che forte della esperienza in Banca d’Italia ha pontificato contro Miss Italia), da Mario Monti, uno dei capi di Governo più detestati dagli italiani e non deve certo al Pd e a Matteo Renzi in particolare alcuna lealtà.

A complicare le cose, i due rappresentanti del Pd non c’entrano niente né con il Pd né con lo spettacolo, essendo uno Gherardo Colombo, un ex pm di Mani pulite e l’altra, Benedetta Tobagi, la figlia di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera ucciso da terroristi di buona famiglia. 

La debolezza della rappresentanza del Pd nei vertici Rai è solo figlia della incapacità di Pierluigi Bersani, che ha lasciato il pallino in mano a Monti e Berlusconi.Ora però Luisa Todini, eletta due anni fa in quota Pdl e Lega, dovrebbe lasciare libera la poltrona: “benché nessuna norma di legge la obblighi a scegliere una delle due poltrone, è evidente che prima o poi ragioni di opportunità politica le potrebbero imporre di abbandonare il suo posto al settimo piano di viale Mazzini. Lasciando aperto un varco per far spazio a un esponente designato dalla nuova maggioranza. Vale a dire gradito a Matteo Renzi. Visti i numeri, sarebbe un Rai-baltone”.

Prosegue Francesco Bei elencando i nomi dei nove attuali consiglieri della Rai:

“Quattro di centrodestra: Antonio Verro, Antonio Pilati, Guglielmo Rositani e Luisa Todini. Due di centrosinistra: Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo. Uno dell’Udc: Rodolfo De Laurentiis. Due nominati dal governo tecnico di Monti: la presidente Anna Maria Tarantola e l’uomo dell’azionista (il ministero dell’Economia), Marco Pinto. […] Adesso la musica è destinata a cambiare. Il problema semmai è capire chi potrà prendere il posto della Todini”.

Nella maggioranza infatti, spiega Francesco Bei,

“non è soltanto il Pd a reclamare una maggiore rappresentatività al vertice dell’azienda”.

Se Matteo Renzi decide di non rivendicare per un suo fedele quel posto, un ragionamento va fatto per la destra di governo:

Il Pdl non esiste più e tutti i consiglieri attuali fanno riferimento a Forza Italia. Il Nuovo centro destra è rimasto a bocca asciutta. A rafforzare l’ipotesi che possa essere lasciata ad Alfano la nomina del sostituto di Todini c’è poi una considerazione legata ai numeri della commissione di Vigilanza. A cui, per legge, spetta di nominare sette dei nove membri del Cda.

Nell’organismo, guidato dal grillino Roberto Fico, per Forza Italia sedevano infatti Paolo Bonaiuti, passato tre giorni fa all’Ncd, e Giorgio Lainati, anche lui in grande sofferenza. Due potenziali voti in più per la maggioranza, che potrebbero far pendere la bilancia a favore di un nuovo consigliere alfaniano”.

C’è anche il Movimento 5 Stelle che, ricorda Francesco Bei,

“potrebbe insistere per essere rappresentato al settimo piano. L’elezione di Fico alla presidenza della Vigilanza non ha infatti portato quella ventata di novità che gli stessi grillini si aspettavano e poter disporre di una sentinella ai piani alti dell’azienda televisiva di Stato potrebbe indurre il M5s alla battaglia”.

 

La partita potrebbe anche andare per le lunghe, avverte Francesco Bei:

“La legge Gasparri concede trenta giorni alla commissione di Vigilanza per eleggere il nuovo membro del Cda dal ricevimento delle dimissioni della Todini. E solo allora inizieranno le danze”.

 

 

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