Rivolta Imu contro il nuovo Asse Roma-Berlino e 20 anni di stangate

Seicento sindaci di destra e di sinistra uniti contro l’Imu; magistrati, prefetti, questori uniti contro i loro tagli; una fiaba per giornale: fantasie di piano Marshall e di recidivo asse Roma – Berlino per lo sviluppo, solo per fare ingoiare meglio al Parlamento la pillola avvelenata del fiscal compact.

Il Sole 24, che al lunedì ha un’edizione che in gergo si dice “pre-cotta”, tutta di importanti informazioni tecniche e pochissima attualità, ha mandato in giro all’alba una newsletter che non ha niente a che vedere con il giornale in edicola.

Sotto il titolo “L’Europa prepara un «piano Marshall» con 200 miliardi € di investimenti per rilanciare la crescita”, l’articolo di Beda Romano comincia così: “La Commissione europea prepara una sorta di ‘Piano Marshall’ in grado di mobilizzare 200 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati per riattivare la crescita in Europa. Lo scrive El Pais citando fonti europee. Secondo il quotidiano il piano verrà presentato in occasione dell’incontro dei capi di stato e di governo dell’Ue in programma a fine giugno”.

Il trucco lo si vede dalla fonte, il quotidiano spagnolo El Pais. La Spagna è ancor più disastrata dell’Italia e quindi ancor più di noi ha bisogno di un filo di sogno cui aggrapparsi.

Anche la Repubblica è sulla linea: “Roma-Berlino, ecco il piano segreto. Trattativa per un patto su rigore e crescita: i due Parlamenti lavoreranno all’unisono e approveranno contemporaneamente il fiscal compact e il Fondo salva Stati”. A pagina 2 va oltre: “Piano segreto Monti-Merkel, road map parallela per la crisi”. L’articolo è di Francesco Bei, che è un onesto cronista e non si sottrae all’obbligo di metterci in guardia, definendo il tutto “la più spettacolare operazione di marketing politico europeo dai tempi dei Trattati di Roma”, che vuole dire circa 60 anni fa. Bei, più avanti nel pezzo, si rende conto di avere esagerato e cerca di correggersi: “Tuttavia non si tratta solo di un’operazione d’immagine”, parole seguite da fantasie sfrenate sulla capacità dell’Asse di orientare il Parlamento tedesco a fare quel che vuole Monti.

La verità amara è che il Parlamento italiano non ha ancora approvato il famigerato fiscal compact, impegno che significa per noi vent’anni di stangate da 30 miliardi di euro: tutto quel che Monti ha ottenuto è uno spostamento del primo anno, sperando che poi le cose miglioreranno, senza prevedere invece, con il suo modello econometrico un po’ troppo surgelato, gli effetti devastanti delle sue politiche fiscali.

Che poi le tanto dannate politiche fiscali siano proprio sue è solo la vanità a farglielo dire, perché in realtà tutto, compresi i blitz contro le barche, era stato programmato da Tremonti, Berlusconi consule. Non a caso l’Unione Europea nei suoi documenti afferma che l’inizio del risanamento dei conti pubblici italiani risale al 2010.

Proprio Tremonti, demonizzato dalla sinistra, handicappato da quella vocina stridula azzoppato dallo scandalo Milanesi, sballottato tra Berlusconi e Draghi, ma alla fine non peggio di chi l’ha preceduto o seguito, oggi esce allo scoperto, con una intervista ad Antonella Baccaro del Corriere della Sera. Titolo: “Rigore? Il buco è di 20 miliardi”. Svolgimento: “Vedo una situazione molto difficile. Il Governo ha scelto solo tsse e aumenti, la manovra è squilibrata. Bisognava spostare  i prelievi dalle persone alle cose, riducendo un welfare generoso anche con i ricchi”.

La rivolta dell’Imu è un seguito da ieri. Il Corriere ci apr: “I sindaci ribelli dell’Imu. Seicento Comuni pronti all’opposizione fiscale contro la nuova imposta sulla casa”. La sopresa, già di ieri, viene dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il cui verbo è in prima pagina: “Rispettare le leggi, ma temo esplosioni sociali”. la spinta forte viene dalla Lega. disperatamente impegnata a far dimenticare i suoi scandali: “La Lega ha acceso la miccia della rivolta fiscale, forte di circa 500 suoi primi cittadini vicini o iscritti. Maroni invita dunque alla disobbedienza civile e all’opposizione fiscale”. Forse un corso da inserire alla Bocconi è quello sulla storia delle origini fiscali delle rivoluzioni.

Rosy Mauro, intanto, ha deciso di confidarsi con Paola Setti del Giornale, che, giustamente peraltro, si ostina a chiamarla Rosi: “Io, Umberto e Belsito. Adesso vi racconto tutto”.

Intanto, anche il modesto quanto pericoloso piano (es:: vuole “razionalizzare la sorveglianza in carcere”) di Annamaria Cancellieri è sugli scogli: “È già rivolta contro i tagli” titola in apertura la Stampa: “No da magistrati, prefetti e questori”. Il Secolo XIX: “Ecco i tagli, Governo assediato”. Il Secolo XIX si fa i conti in casa: “La Liguria perderebbe una prefettura e due tribunali”. A Napoli i conti dei tagli no li hanno ancora fatti, ma si sono fatti quelli di quanto gli costa in più andare in macchina a Napoli nel solo 2012: 3700 euro in più per automobilista.

Altri titoli di prima pagina. La Stampa: Angela Merkel minaccia di non andare ai campionati europei di calcio in Ucraina se non sarà liberata Yulia Timoshenko, ex primo ministro ora in galera. In realtà non può fare molto di più, perché all’affare dei mondiali è interessata anche la Polonia, altro protettorato tedesco, e poi c’è da vedere se la federazione calcio tedesca sia disposta a farsi comandare così a bacchetta dalla Merkel.

La Stampa: Se due aziende si fondono, le banche gli riducono i fidi (Marco Alfieri).

Corriere della Sera: “L’ex presidente di Generali, tra vitalizi, cause e case. I lamento di Antoine Bernheim, esodato di lusso”. Nota Aldo Grasso: “Nonostante una favolosa liquidazione e una rendita vitalizia che supera il milione e mezzo di euro, ha fatto causa alla società perché pretende un indennizzo per la mancata conferma alla presidenza. Rinuncerebbe se Trieste gli pagasse l’affitto della sua casa a Venezia”. Alla Presidenza gli preferirono Cesare Geronzi, a sua volta poi sostituito da Gabriele Galateri. Bernheim ha 9ì88 ani, la sua liquidazione fu di 17 milioni di euro, quella di Geronzi fu di oltre 16, per una permanenza assai più breve, cosa che manda ai pazzi Bernhiem.

Corriere della Sera, Massimo Gaggi, fonte New York Times, che ha fatto un’inchiesta sua, senza verbali di procure né di Ros, sui risparmi fiscali che Apple realizza destreggiandosi tra le leggi internazinali e i più favorevoli regimi di Irlanda e Olanda in Europa, Nevada e Delaware negli Usa. Apple nel 2011 ha gagato 3,3 miliardi di dollari su 34,2 di profitti, un 9,8 per cento assai magro anche per gli americani, abituati a livelli di prelievo molto meno salasso.

Corriere della Sera. Isabella Bossi Fedrigotti alza la testa contro i vari appelli indignati quanto ipocriti: “Violenza e donne: né categorie né attenuanti. Non chiamatelo più un femminicidio”.

Repubblica. Laura Montanari: “Addio badge all’ingresso, serve l’impronta digitale”.

Elvira Stancanelli: “Belen, Emma e ‘o malamente, il nuovo romanzo popolare”.

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