ROMA – I biglietti falsi dei tram e autobus di Roma, stampati direttamente in azienda per finanziare i partiti con un fondo nero di 70 milioni di euro all’anno, sono cosa nota da tempo e i giornali se ne erano già occupati. Le rivelazioni di Repubblica sullo scandalo dei biglietti falsi hanno provocato le reazioni degli altri giornali, sorpresi della scoperta. Ha scritto Ernesto Menicucci sul Corriere della Sera, con una punta di acido nei confronti del sindaco Ignazio Marino, probabilmente sospettato di essere la gola profonda di Repubblica:
“Lo sanno tutti, da anni: all’Atac «girano» biglietti falsi. Denunce, esposti, inchieste, relazioni aziendali, commissioni d’inchiesta. Solo Ignazio Marino, a quanto pare, ne era all’oscuro: «Non seguo le cronache giudiziarie. Non ho la più pallida idea di cosa sia successo, se c’è una commistione tra amministrazione e politica saremo severissimi».
Insiste il Corriere della Sera: a Marino
“sarebbe bastato leggere la relazione del collegio sindacale di Atac di aprile scorso, di cui il Corriere della Sera ha riferito a luglio: Marino era già insediato, e alla Atac c’era appena stato il cambio di management.I sindaci di Atac sono durissimi, e parlano di «biglietti falsi che producono danni ingentissimi all’azienda». Inchiesta partita proprio dall’Atac nel 2010 e che, dopo una prima relazione di una commissione di esperti, è arrivata alla Procura della Repubblica in diverse tranche, tra agosto (l’ad era Carlo Tosti, da lì a poco rimosso) e ottobre 2012 (quando si era insediato Diacetti). Da anni, sulle cronache, si inseguivano i racconti della «doppia bigliettazione», della black list che non interagiva con la white list, degli appalti sui sistemi informatici, dell’australiana Erg.
“Mentre, in conferenza stampa, Marino caricava i toni («ci costituiremo parte civile, questo è uno schiaffo in faccia alle persone oneste») e parlava di un colloquio col procuratore capo Giuseppe Pignatone e di «15 richieste di rinvio a giudizio», l’assessore alla Mobilità Guido Improta precisava: «Sulla bigliettazione dal 2009 ci sono quattro procedimenti: due contro ignoti, uno poi archiviato con tre avvisi di garanzia a dirigenti poi avvicendati (uno, in realtà, è ancora al suo posto, ndr ) e un altro che ha portato al licenziamento di due dipendenti». In tutto, come già emerso a marzo 2012, gli indagati erano 15: tre dipendenti, dieci commercianti, un addetto alla consegna”.
Ernesto Menicucci chiede:
“Come si mette Marino coi partiti che lo hanno fatto eleggere? «Sono stato votato direttamente dai cittadini. Poi ho una coalizione che mi ha sostenuto, della quale ho massima fiducia». I capigruppo del centrosinistra, però, alla conferenza stampa non erano invitati. E chissà che non sia qui, nel braccio di ferro con Pd e Sel sul Bilancio che arriverà in aula, la vera lettura dell’enfatizzazione di una notizia che, a Roma, conoscevano tutti”.
Rincalza il Fatto:
“Sulla falsificazioni dei biglietti Atac, alla Procura della Repubblica di Roma, ci sono almeno tre inchieste. L’indagine sui presunti fondi neri rappresenta un filone dell’attività che i pm stanno svolgendo da mesi e che riguarda anomalie o illeciti legati alla emissione di biglietti. In un altro procedimento, che ha visto il rinvio a giudizio di 15 persone che taroccavano i ticket, si ipotizzano i reati di truffa e falso. Poi c’è un altro procedimento che risale al 2009. Ed infine il filone che ha fatto fare alla falsificazione il salto di qualità: biglietti falsi per creare fondi neri e foraggiare la politica”.
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