Salvatore Paolini, il cameriere abruzzese di Hitler

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Gennaio 2016 - 15:42 OLTRE 6 MESI FA
Salvatore Paolini, il cameriere abruzzese di Hitler

Salvatore Paolini, il cameriere abruzzese di Hitler

CHIETI – Da Villa Santa Maria, in provincia di Chieti, alla tavola del Fuhrer. Questa è la storia di Salvatore Paolini, il cameriere abruzzese che ebbe accesso al Nido delle Aquile, la dimora di Adolf Hitler sulle Alpi Bavaresi ma non solo. Servì anche i presidenti presidenti Eisenhower e Leone,Epicarmo Corbino, Beniamino Gigli, Primo Carnera, Maurice Chevalier.

A raccontarne l’incredibile avventura è Matteo Del Nobile sul quotidiano Il Centro. 

“Inizia a lavorare a 14 anni al “Nuovo Albergo” di Villa Santa Maria. Poi, fatte le ossa, andò a Roma, a servizio del principe Colonna. Poteva accontentarsi, il giovane villese, della paga non alta, ma l’indole non era quella. Passò al “Diana”, buona paga e bell’ambiente internazionale, soprattutto ufficiali tedeschi, sui quali il giovane abruzzese fece una buona impressione tanto da ottenere un contratto per la Germania.

«Papà», racconta il figlio di Salvatore, Vito, «iniziò a lavorare alla Kurhaus di Bad Mergentheim, una cittadina termale. Lì incontrò il direttore del Platterhof, l’albergo dell’Hobersalzberg, dei gerarchi nazisti, vicino alla residenza privata di Hitler, che propose a mio padre di andare a lavorare al Nido delle Aquile».

Il giovane accettò, ignaro che qualche giorno dopo i carabinieri si recarono a casa dei suoi genitori per prendere informazioni e certificare che non fosse ebreo. I ricordi di quel periodo sono ancora vivi nel figlio Vito. «Papà ha più volte raccontato che il Fuhrer mangiava patate, verdure e legumi, mai carne, tanti dolci, poco vino. Il suo carattere era conviviale, voce quieta, formale. Papà raccontava che una volta Goering prese in modo scomposto del prosciutto al forno e Hitler ne ebbe fastidio tanto che disse: “Non immaginavo che un maiale mangiasse i propri simili”».

All’indomani della liberazione il cameriere scappa:

va a Nimes, in Francia, da qui a Roma, poi Agnone e finalmente, a dorso di mulo, il rientro nella sua Villa.

Ma presto torna a servire i grandi e riprende così a viaggiare:

Venezia, Svizzera, Venezuela, Roma; all’Excelsior, Lido di Venezia, all’Ambassador, Caracas; al Continentale e all’Hassler Villa Medici, Roma. Ha servito i presidenti Eisenhower e LeoneEpicarmo Corbino, Beniamino Gigli, Primo Carnera, Maurice Chevalier. Nuove esperienze, sempre ben voluto, «sempre portato in palmo di mano», dice con orgoglio il figlio. Nel 1950 si sposa con Antonietta Finuoli, figlia di Camillo che fu il cuoco del Duca d’Aosta, che accudì fino alla fine, ultimo il viceré d’Etiopia nel campo di prigionia inglese in Kenya.[…] Da Camillo e Antonietta nascono Vito, Donatella, Maria e Mauro.

Nel 1951 torna definitivamente a casa in Abruzzo e per venticinque anni insegna all’Istituto alberghiero di Roccaraso. Poi si butta in politica

Prima di diventare sindaco nel 1978 con la Democrazia Cristiana, per diversi mandati è consigliere (di maggioranza e minoranza) e quindi assessore. È primo cittadino di Villa Santa Maria per quattro legislature e il suo impegno è per tutto un territorio. «Mio padre si è impegnato a far aprire il poliambulatorio, la centrale idroelettrica comunale, e in un certo senso anche l’istituto alberghiero. Ha costruito strade, la biblioteca comunale ma soprattutto ha fondato la scuola alberghiera vanto dei migliori Chef. Ha apportato la mentalità del popolo tedesco anche a Villa Santa Maria. Con l’ordine e la disciplina ha amministrato al meglio questo paese.