Sciopero avvocati penalisti, giudici Reggio Emilia chiamano Corte Costituzionale: “Violata ragionevole durata processo”

di redazione Blitz
Pubblicato il 25 Maggio 2017 - 11:28 OLTRE 6 MESI FA
Sciopero avvocati penalisti, giudici Reggio Emilia chiamano Corte Costituzionale: "Violata ragionevole durata processo"

Sciopero avvocati penalisti, giudici Reggio Emilia chiamano Corte Costituzionale: “Violata ragionevole durata processo”

REGGIO EMILIA – Braccio di ferro tra la Corte d’Assise di Reggio Emilia e gli avvocati penalisti. I giudici protestano contro lo sciopero degli avvocati e dopo quattro udienze saltate chiamano in causa la Corte Costituzionale. In particolare i giudici ritengono leso il diritto a una ragionevole durata del processo. Se la questione verrà accolta potrebbe scatenare una polemica a livello nazionale.

Ne parla Tiziano Soresina sulla Gazzetta di Reggio:

Una questione che se accolta può diventare un caso nazionale, anche se non in tempi brevi, visto che per decisioni di questo tipo da parte della Corte costituzionale occorrono diversi mesi se non un anno. E non dimentichiamo che in questo lasso di tempo è facile prevedere che “fioccheranno” altri scioperi proclamati dalle Camere Penali. L’associazione dei penalisti è presieduta – a Reggio – dall’avvocato Noris Bucchi che come difensore impegnato nel processo Aemilia ieri si è astenuto, non presentandosi in udienza. «Non conosco il contenuto dell’ordinanza – si limita a dire l’avvocato Bucchi contattato in serata dalla Gazzetta – quindi mi riservo di fare delle dichiarazioni solo dopo aver letto con attenzione l’ordinanza stessa».

Sono sei i profili-cardine individuati dalla Corte a fondamento della questione di legittimità costituzionale sollevata, il tutto facendo leva su una valutazione ben precisa che ricorre in più punti dell’ordinanza: “Il processo nel quale la questione è sollevata, è un processo di criminalità organizzata (imputazioni prevalenti ex articolo 416 bis del codice penale) con più di 150 imputati – rimarcano i giudici – e centinaia di capi d’imputazione, una mole abnorme di atti d’indagine e di prove assunte e da assumere, comprese decine di migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali. In questo contesto la reiterazione di astensioni e di rinvii – qui l’affondo è contro i penalisti – disarticola e sconvolge la programmazione della fase dibattimentale, con aggravio consistente dei costi, posto che l’allestimento dell’aula, la sua sicurezza, i servizi di vigilanza e di videocollegamento producono rilevanti costi fissi.

Si tratta peraltro di quelle generiche esigenze di giustizia che la Cassazione ha valutato come recessive rispetto al diritto di astensione. Il profilo che il tribunale intende esaminare è perciò diverso e attiene all’effetto del rinvio sulla libertà personale degli imputati, sul giusto processo con imputati detenuti, sul diritto di difesa, sul rapporto fra ragionevole durata del processo e durata del termine massimo di “carcerazione preventiva” che il legislatore ha fissato in determinati limiti”. Va specificato che a tutti i detenuti del processo Aemilia viene contestata l’aggravante mafiosa, quindi il termine massimo di carcerazione preventiva è di sei anni (sono in cella dal gennaio 2015 e siamo ancora al primo grado di giudizio…), inoltre che quando scatta lo sciopero dei penalisti i termini di custodia cautelare vengono congelati finché non riprende il processo.