ROMA – Sono almeno 6mila i potenziali ricorsi, di cui 500 già scritti nero su bianco, contro il primo concorso nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione di Medicina.
Su internet – scrive Camilla Mozzetti del Messaggero – si rincorrono foto e post che dimostrerebbero, inoltre, come le prove non siano state effettuate seguendo tutti i criteri di controllo previsti dal bando. Immagini scattate con il proprio telefonino ai computer sui quali si svolgevano le prove, con le domande dei test ben leggibili sullo schermo. Immagini che raccontano aule con commissari poco impegnati nel loro compito di verifica.
La stessa graduatoria, pubblicata mercoledì in tarda serata, contempla ancora un punteggio in trentesimi quando la decisione di “neutralizzare” due domande per l’area medica e per quella dei servizi clinici avrebbe dovuto, invece, stabilire il punteggio massimo in 28/28. Non solo. «Tramite un controllo – spiega il legale dell’Udu, Michele Bonetti – molte domande somministrare ai candidati il 28 ottobre erano già state utilizzate in prove precedenti e molte altre, invece, erano sbagliate anche nel blocco dei 10 quesiti specifici per ogni area». Dalla numero 8 per la scuola di endocrinologia concernente l’ipoglicemia, alla numero 7 per la scuola di cardiologia, che prevedeva una doppia risposta sulla terapia antiipertensiva. Da viale Trastevere la titolare del dicastero, Stefania Giannini, ripetere che «non è un episodio ineccepibilmente risolto dal punto di vista formale e sostanziale a poter mettere in discussione il concorso» e definisce i ricorsi «una costante in questo Paese».
L’intervista del Messaggero a un candidato.
Cristiano Di Gioia, medico dal 2013, è uno dei 6.664 candidati che il concorsone dovrà ripeterlo ad aprile. Resta fuori, come altri colleghi, dalle scuole di specializzazione. Cristiano, dopo la pubblicazione della graduatoria farai ricorso? «Per ora andrò avanti con le guardie mediche nella provincia di Modena, ma presenterò ricorso, chiedendo l’ammissione in sovrannumero perché questo concorso, oltre ad aver leso la nostra dignità, è stato svolto in maniera completamente disomogenea».
Quali gli errori più gravi?
«In primis la scarsità dei controlli. A Bologna, dove ho fatto il concorso, l’assegnazione dei posti non ha rispettato le regole del bando, che imponevano un’assegnazione su base nominale. In altre sedi il controllo dei documenti non è stato eseguito per tutti, chi voleva poteva usare i cellulari, c’erano pc connessi a internet».
Durante le prove vi eravate accorti dello scambio di quiz?
«Ce ne eravamo accorti già il 29 ottobre, durante il test per l’area medica, proprio perché le domande non pertinenti al percorso non erano solo due, come vuole far credere il Miur, ma più della metà. Si doveva sospendere immediatamente la prova e invece il concorso è andato avanti. E a pagarne le spese, finora, siamo stati solo noi medici».