Viadotto crollato, appalto di Buzzi al ministero di Poletti: disastri delle Coop

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Gennaio 2015 - 12:53 OLTRE 6 MESI FA
Viadotto crollato, appalto di Buzzi al ministero di Poletti: disastri delle Coop

Viadotto crollato, appalto di Buzzi al ministero di Poletti: disastri delle Coop

ROMA – Un viadotto che crolla neppure dieci giorni dopo l’inaugurazione. E un appalto da tre milioni di euro per il servizio di pulizie del ministero del Lavoro, quello di Giuliano Poletti. Cosa hanno in comune queste due cose? Le Coop, le “coop rosse”, precisamente. Quelle che sono entrate nei lavori per la realizzazione del viadotto Scorciavacche della Palermo-Agrigento che si è afflosciato su se stesso.

Coop “rossa” è anche la 29 giugno di Salvatore Buzzi, arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Mafia Capitale” e accusato anche di corruzione. Proprio Buzzi sarebbe l’uomo che ha vinto, cinque mesi fa, l’appalto da tre milioni per il ministero.

Tre articoli, uno firmato per il Giornale da Patricia Tagliaferri, uno per il Secolo XIX da Antonio Amorosi, e uno per il Fatto Quotidiano da Daniele Martini, analizzano proprio il ruolo delle coop, 29 giugno e non solo, nelle vicende.

Dell’appalto di Buzzi si occupa Tagliaferri che ha gioco facile nel ricordare la foto di Buzzi e Poletti che tanto ha fatto discutere quando è scoppiato il caso Roma.

Q uesta volta c’è più di una foto sconveniente da spiegare. C’è un appalto da tre milioni di euro per il servizio di pulizie del ministero del Lavoro assegnato cinque mesi fa direttamente alla cooperativa «29 Giugno» di Salvatore Buzzi che potrebbe creare altri imbarazzi al ministro Giuliano Poletti.
La notizia rivelata da il Fatto Quotidiano è destinata ad alimentare le polemiche sul ministro immortalato nel 2010 a cena con Buzzi, braccio destro imprenditoriale dell’ex Nar Massimo Carminati. Per quella vecchia foto, in realtà una delle tante che ritraggono Poletti con il ras delle cooperative ora in carcere con l’accusa di associazione mafiosa, il ministro si è giustificato sostenendo che come presidente della Legacoop partecipava a migliaia di iniziative e non poteva quindi conoscere tutti quelli che incontrava.

Anche perché Buzzi ottiene quell’appalto subentrando a un’altra azienda estromessa. Ancora Tagliaferri.

I lavori di pulizia inizialmente vengono affidati dal Consorzio a una delle sue associate, la cooperativa Antares, che però a luglio scorso, quando Poletti è già ministro del governo Renzi, viene estromessa dall’appalto perché il ministero scopre che non è in regola con la documentazione relativa ai contributi dei lavoratori. A questo punto il Consorzio nazionale servizi la sostituisce con un’altra delle tante coop associate, guarda caso proprio con la «29 Giugno», dopo che questa aveva ottenuto il via libera dal dicastero al quale spettava per legge attestare che la coop subentrante avesse tutti i requisiti richiesti. I requisiti a quanto pare li aveva e la coop di Buzzi si è ritrovata così a lavorare proprio negli uffici di Poletti, creando nuovi imbarazzi al ministro che tanto aveva faticato per allontanare da sé l’ombra di quella conoscenza «scomoda». Dopo lo scandalo e gli arresti, lo scorso 3 dicembre, il ministero del Lavoro ha chiesto chiarimenti al Cns sollecitando iniziative per tutelare l’amministrazione e i lavoratori. La risposta è stata che alla luce di quanto era accaduto la «29 Giugno» sarebbe stata sostituita da una nuova associata. Questo accadeva il 12 dicembre. Ma per il momento non è cambiato nulla e la coop di Buzzi lavora ancora in via Flavia.

Del viadotto, per il Secolo Xix, si occupa Antonio Amorosi.

Ponte inaugurato a Natale crolla a Capodanno. Sembra un titolo da Cronaca vera, ma è la storia del cedimento del viadotto Scorciavacche sulla Palermo-Agrigento. L’ultimo di una lunga serie, in Sicilia. A realizzare i lavori i colossi cooperativi Cmc di Ravenna e il consorzio Ccc di Bologna, raggruppati  in imprese nella «Bolognetta scpa».

L’Anas ha inaugurato il nuovo viadotto il 23 dicembre, con il «botto» si direbbe, che però è avvenuto dopo una settimana per un cedimento del terreno, una frana. Metà della carreggiata del viadotto è letteralmente sprofondata. L’altra metà ha uno squarcio profondo e trasversale. Il costo dell’opera è stato 13 milioni di euro. «L’importante – ha dichiarato al Resto del Carlino il presidente di Ccc Piero Collina – è che non sia successo nulla di grave e nessuno si sia fatto male».

(…)

A rendere ancora più inquietante il tutto è che non è di certo il primo crollo.

Nessun veicolo transitava nel momento del collasso e l’Anas ha chiuso la strada al traffico. Ma il viadotto «di Capodanno» è solo l’epilogo di una lunga storia di cedimenti strutturali. Il 28 maggio 2009 c’è il crack spettacolare del ponte Geremia II, sulla statale che collega Gela a Caltanissetta (un crollo da 30 metri). Il 2 febbraio 2013 si sgretola il ponte sul fiume Verdura tra Agrigento e Sciacca. Il 7 luglio 2014 cede il viadotto Petrulla che collega Licata a Ravanusa: un’auto resta in bilico sulla voragine e quattro feriti sono appesi sul dirupo, compresa una donna incinta. Adesso la vita breve, brevissima del viadotto Scorciavacche. I dirigenti dell’Anas e delle imprese esecutrici dei lavori sostengono che il tratto di strada sia stato chiuso sin dalle prime avvisaglie di cedimento. Più volte finite al centro di bufere giudiziarie, la Cmc di Ravenna che il Ccc di Bologna sono due colossi del mondo Legacoop che negli ultimi anni sono stati interessati da qualche inchiesta.

Per la Cmc lo scandalo Expo 2015 e la consulenza a Primo Greganti, il compagno «G» che ha riproposto alla cronaca giudiziaria il solito sistema delle mazzette, fino alla condanna nel 2009 per disastro ambientale nel processo ai cantieri della Tav Bologna-Firenze. Il Ccc è stato invece coinvolto nelle inchieste sul sistema di corruzione che girava intorno al «democratico» Filippo Penati e alle ex aree Falck di Sesto San Giovanni. Ma anche nello scandalo del Mose di Venezia. E in quello delle infrastrutture bolognesi Civis e il People Mover. Entrambe le coop sono state a vario titolo interessate nell’inchieste di Tangentopoli. È rimasta storica l’ombra della camorra in uno degli affari del consorzio Ccc. Questo compare negli anni Novanta a fianco della società Icla di Napoli, controllata dai clan Alfieri e Nuvoletta, nel progetto di ristrutturazione del parco urbano di Piazza Maggiore, la principale piazza di Bologna. L’Anas e il suo presidente Pietro Ciucci hanno subito contestato al contraente generale, a cui è stata affidata l’esecuzione del viadotto Scorciavacche, il difetto di esecuzione, disponendo l’immediata installazione di un sistema di monitoraggio di tutte le strutture su cui si regge la struttura realizzata. «L’Anas, rifugio di pensionati eccellenti, dispensatore di clientele e di laute prebende, deve essere urgentemente azzerato a cominciare dal presidente Pietro Ciucci» ha dichiarato l’Associazione consumatori all’Ansa. Il raggio d’azione delle coop rosse emiliane si allarga sempre di più, seguendone le tracce si arriva fino in Sicilia, al limitare di un viadotto nuovo di zecca sbarrato con reti metalliche, perché è crollato una manciata di giorni dopo l’inagurazione.

Infine il Fatto Quotidiano. Con Daniele Martini che mette insieme un po’ di disastri legati al mondo delle coop.

Sarà colpa degli appalti assegnati con criteri discutibili, dei lavori poco accurati, della manutenzione fatta con il contagocce, oppure del destino cinico e baro. Fatto sta che soprattutto in Sicilia, ma non solo nell’isola, i viadotti e i ponti vecchi e nuovi vengono giù. L’ultimo, lo Scorciavacche dalle parti di Mezzojuso sulla statale 121 tra Palermo ed Agrigento ha battuto tutti i record restando transitabile appena una settimana: inaugurato alla vigilia di Natale è stato chiuso alla fine dell’anno. “Chiuso solo per precauzione”, minimizza parlando con il Fatto Quotidiano Alfredo Bajo, il condirettore generale della progettazione Anas, in pratica il responsabile tecnico dell’azienda pubblica delle strade committente dell’opera. Dalle immagini appare chiaro, però, che la chiusura più che dettata dalla prudenza è imposta dal fatto che lì le auto non possono transitare proprio più, essendo la carreggiata sprofondata per oltre un metro. Di fronte a quella voragine, a conti fatti è andata bene che non ci siano state vittime. Così come era andata sostanzialmente bene anche le numerosissime altre volte in cui ponti e viadotti negli ultimi anni si erano afflosciati come sacchi vuoti.

La provvidenziale assenza di morti o la circostanza che le vittime siano state frettolosamente derubricate come incidenti sul lavoro, ha impedito che quei fatti gravissimi e reiterati fossero interpretati per quel che sono: un fenomeno preoccupante e pericoloso, la riprova che l’attenzione spasmodica dedicata dal presidente Anas Pietro Ciucci alle grandi opere, dal faraonico ponte sullo Stretto di Messina alla regina delle incompiute, la Salerno-Reggio Calabria, ha lasciato il segno sulle strade statali normali andando a scapito dei lavori minori e della manutenzione accurata. Dopo anni di questa politica, ora si contano i cocci e anche il governo di Matteo Renzi e il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, si rendono conto che non si può più far finta di nulla.

Nel caso dell’ultimo viadotto siciliano collassato ci sono molte circostanze che lasciano perplessi. Per esempio la decisione di inaugurare a tutti i costi l’opera con 3 mesi di anticipo sui tempi previsti per la fine dei lavori affidati da Anas a un raggruppamento di imprese tra cui, con le cooperative Cmc e Ccc, spicca la ditta Tecnis del siciliano Mimmo Costanzo, erede di uno dei 4 famosi Cavalieri del lavoro di Catania. Con lo stesso sistema della consegna anticipata dell’opera rispetto alla scadenza ufficiale, l’Anas 2 anni fa pagò sotto forma di premio proprio alla Tecnis la bellezza di 26 milioni di euro su un lavoro di circa 250 per la costruzione di 11 chilometri della Salerno-Reggio Calabria nel parco del Pollino, nonostante quell’autostrada sia tutto tranne che un esempio di lavori veloci. Progettista era Nino Bevilacqua, un signore che si sposta in elicottero e vive in un castello affacciato sul porto di Palermo, un professionista tra i più pagati d’Italia, usato spesso da Tecnis. Forse anche per la presenza di Bevilacqua, l’Anas apprezza molto la Tecnis a cui affida spesso e volentieri i lavori. C’è la Tecnis, per esempio, sulla Variante di Morbegno della statale 38 in Valtellina, appalto da oltre 200 milioni di euro. C’è Tecnis sulla Palermo-Agrigento e sulla Agrigento-Caltanisetta, sulla Rieti-Terni (altri 170 milioni di euro) e c’era Tecnis sulla Variante di Quadri, 2 chilometri e 200 metri di asfalto nella Valle del Sangro in Abruzzo costati 40 milioni di euro e inaugurati 9 mesi fa.
La pessima condizione dei viadotti e delle strade è macroscopica. All’inizio di luglio in Sicilia collassò il viadotto Petrulla sulla statale 123 tra Licata a Ravanusa: 4 i feriti tra cui una donna incinta. Subito dopo si accorsero che il vicino ponte Ficili era a rischio e lo chiusero. Nella stessa estate fu sprangato il ponte Gurrieri a Modica e quello della Ba-lata Baida sulla statale 187 a Castellammare in provincia di Trapani. Poco più di un anno prima, febbraio 2013, si afflosciò il Verdura sulla statale 115 tra Trapani e Siracusa e il 28 maggio 2009 nella provincia di Caltanissetta venne giù un pezzo del ponte Geremia II.

Anche l’elenco dei ponti caduti o chiusi fuori dalla Sicilia è impressionante. Il caso più grave, con un autista di camion morto, risale ad una decina d’anni fa sulla statale 42 in provincia di Brescia dove si spezzò il viadotto Capodiponte.L’incidente più clamoroso è però quello del ponte sul Po tra San Rocco al Porto e Piacenza,
unica via tra Emilia e Lombardia oltre all’autostrada e la ferrovia. Lì la mattina del 29 aprile 2009 sprofondò nel fiume un’intera arcata trasformando la strada in una botola in cui sprofondarono 4 automobilisti che rimasero feriti, uno in maniera grave. Su quel pezzo di ponte crollato l’Anas aveva detto di essere intervenuta appena un anno prima con lavori di consolidamento che evidentemente avevano consolidato poco. Nello stesso anno si verificarono due crolli sulla Teramo-Mare mentre il 2 marzo 2011 le impalcature del ponte sulla statale 407 Basentana a Calciano in provincia di Matera si abbassarono all’improvviso di 2 metri. Nello stesso periodo sempre in Basilicata chiusero il ponte di Baragiano. Otto giorni dopo in Puglia crollò una parte del ponte tra Vieste e Peschici sulla statale 89.
L’11 maggio di due anni fa toccò a un ponte Anas in Abruzzo sulla linea ferroviaria tra Terni e Rieti all’altezza di Scoppito.