Covid, la perdita di gusto e olfatto può durare fino a 5 mesi dopo la malattia

di Daniela Lauria
Pubblicato il 23 Febbraio 2021 - 14:37 OLTRE 6 MESI FA
Covid, la perdita di gusto e olfatto può durare fino a 5 mesi dopo la malattia

Covid, la perdita di gusto e olfatto può durare fino a 5 mesi dopo la malattia (Foto archivio Ansa)

La perdita di gusto e olfatto dovuta al Covid può durare fino a 5 mesi. Lo indicano i dati preliminari di uno studio che sarà presentato in occasione del Congresso annuale dell’American Academy Neurology che si terrà dal 17 al 22 aprile 2021.

L’indagine è stata condotta da un team di ricercatori dell’Università del Quebec a Trois-Rivières, in Canada, in collaborazione con l’Ospedale Universitario del Quebec, dell’Università Laval e dell’Istituto Nazionale di Sanità Pubblica del Quebec (INSPQ).

Anosmia o perdita dell’olfatto

Lo studio ha coinvolto 813 operatori sanitari risultati positivi al coronavirus che hanno completato un questionario online di 64 domande sulle conseguenze della malattia, incluso un test di autovalutazione del proprio senso del gusto e dell’olfatto a cinque mesi dalla diagnosi.

Complessivamente, 580 persone hanno perso il senso dell’olfatto nelle prime fasi della malattia e, di queste più della metà, il 51% (297 partecipanti) ha detto di non sentire gli odori anche 5 mesi dopo. In media, le persone hanno valutato il proprio olfatto con un punteggio di 7 su 10 dopo la malattia rispetto a 9 su 10 prima del Covid.

Disgeusia perdita del gusto

La perdita del senso del gusto ha riguardato invece 527 partecipanti: il 38% di loro (200 persone) ha riportato di non riuscire a distinguere i sapori cinque mesi dopo l’infezione. In media, il senso del gusto è stato classificato con un punteggio di 8 su 10 dopo la malattia, rispetto 9 su 10 prima dell’infezione.

“I nostri risultati  – ha detto il dottor Johannes Frasnelli dell’Università del Quebec a Trois-Rivieres – mostrano che un alterato senso dell’olfatto e del gusto può persistere in un alto numero di guariti dal coronavirus”.

“Ciò sottolinea l’importanza di seguire le persone che hanno contratto l’infezione e la necessità di ulteriori ricerche per valutare l’entità dei problemi neurologici associati all’infezione”.