Drunkoressia, digiuno e alcol per dimagrire: 300mila in Italia, 80% ragazzine

Pubblicato il 6 Febbraio 2013 - 12:57| Aggiornato il 3 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA  – Non mangiano per poter bere alcolici e dimagrire. Sono ragazzine tra i 14 ed i 17 anni, l’80% dei drunkoressici italiani. Marida Lombardo Pijola racconta su Il Messaggero la storia delle 17 ragazze ricoverate nel Palazzo Francisci di Todi, dove combattono contro questo male che le ha colte in tenerissima età.

Carolina ha 12 anni, Mita 16. Non accettano il loro corpo e sono schiave dell‘alcol e dell’anoressia. Ma sono troppe le ragazze che cadono in questa follia, digiunando per poi assumere dall’alcol le calorie necessarie a sopravvivere. Digiunando per poter bere a stomaco vuoto e “sballarsi” più velocemente.

Laura Della Ragione, referente del ministero per i disturbi alimentari, fondatrice e direttrice del primo centro pubblico per la cura di queste ragazze, dice al Messaggero:

“Stando agli studi che abbiamo fatto assieme al Ministero della Salute, i drunkoressici sono già 300.000, in prevalenza tra i 14 e i 17 anni, l’80 per cento ragazzine; ma il numero è in continuo aumento, e in dieci anni non ci sarà più nemmeno prevalenza di genere”.

Vogliono guarire Mita e Carolina, ma riuscirci non è facile. Mita racconta al quotidiano:

“Non so se ho cominciato prima a dimagrire o a bere. Volevo vendicarmi di un’infanzia complicata. A un certo punto c’ero dentro fino al collo. Ho avuto paura di morire”.

Cracker, farmaci, ghiaccioli i “pasti” consentiti dalla malattia, lassativi e diuretici quegli “aiuti” indispensabile per raggiungere il sottopeso agognato. E poi l’alcol, che fa passare la fame e intorpidisce sensi e coscienza:

“Per perdere la fame. Per acquisire un minimo di calorie senza mangiare. Per ubriacarmi meglio. Per trovare il coraggio di uscire, di non odiare me stessa, di stare in mezzo agli altri”.

Sabrina Mencarelli, coordinatrice degli psicologi presso il centro, spiega:

“Un corpo pensato e non vissuto. E’ raro che le patologie vengano riconosciute in tempo. Fin quando non diventano così malnutrite da avere bisogno del sondino. Fin quando non abusano dell’alcol così da cadere in coma etilico. Sempre di più. Sempre prima. Cominciano ad arrivare qui persino a sette, otto anni”.

Poi c’è Carolina, 12 anni appena. Una stanza la sua, scrive la Lombardo Pijola, piena di “bambole, peluche e disegni”. La totale inconsapevolezza della sua bellezza di bambina, la malinconia negli occhi della sua infanzia distrutta dalla drunkoressia.