Ebola, altri 3 possibili casi a Madrid: un’infermiera, suo marito e un turista

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Ottobre 2014 - 12:16 OLTRE 6 MESI FA
Ebola, secondo possibile caso a Madrid: un'altra infermiera in isolamento

(Foto Lapresse)

MADRID –  Ci potrebbero essere tre nuovi casi di ebola a Madrid dopo quello dell’infermiera di 44 anni che aveva curato i due missionari spagnoli rimpatriati dall’Africa e poi morti. Si tratta, secondo quanto riferisce il quotidiano El Mundo, di un’altra infermiera dell’ospedale Carlo III, di suo marito e di un turista di origini nigeriane, passeggero di un volo internazionale proveniente dall’Africa occidentale. Solo la secondo infermiera mostra i sintomi, al momento. Ma anche gli altri due sono sottoposti ad accertamenti. E adesso la Commissione europea chiede chiarimenti al governo spagnolo per individuare che cosa non è andato nel suo sistema sanitario.

L’infermiera lunedì 6 ottobre ha contattato il servizio di emergenza della comunità  dicendo che aveva la febbre e altri sintomi simili a quelli del virus ebola. L’ stata trasferita nello stesso ospedale Carlo III dove è stata messa in isolamento e sottoposta agli esami per la conferma della diagnosi. Se dovesse confermarsi, si tratterebbe del secondo caso di contagio non solo in Spagna ma in Europa dopo l’infermiera di 44 anni ricoverata domenica mattina per ebola.

Intanto il ministero della sanità spagnola sta cercando di individuare le “fonti del contagio” delle due donne.”Esiste la possibilità che qualcuna delle persone entrate in contatto con loro si siano infettate”, ha riconosciuto in dichiarazioni a radio Cadena Ser il coordinatore del Centro di Allerta ed emergenze del ministero della Sanità, Fernando Simon.

“Questo non comporta rischi per la popolazione, ma dobbiamo garantire che questa situazione non torni a prodursi. La possibilità di contagio esiste, è bassa, ma esiste”.

Il coordinatore del Centro emergenze del ministero della Sanità ha confermato che si sta redigendo una lista delle persone entrate in contatto con l’infermiera per porle in isolamento, così come già fatto con il marito della donna, durante i 21 giorni in cui possono svilupparsi i sintomi dell’infezione.

“I protocolli” di prevenzione “sono corretti perché sono identici ovunque”, ha sottolineato Simon, tuttavia “questo non significa che non ci siano stati errori”, ha aggiunto. “Rivedremo tutto” per riscontrare “eventuali errori umani o tecnici”, dato che “la priorità è garantire che i rischi associati a questo caso siano sotto controllo”.

a Federazione di Associazioni in Difesa della Sanità Pubblica (Fadsp) ha bollato come “disastrosa e irresponsabile” la gestione del ministro della Sanità e delle autorità sanitarie rispetto al trasferimento e all’assistenza dei due missionari rimpatriati e deceduti per ebola. E in un comunicato ha chiesto le dimissioni immediate della titolare del dicastero.