Frutta in strada no, perché? Mani sporche, batteri, piombo: rischi infezioni e..

Frutta in strada no, perché? Mani sporche, batteri, piombo: rischi infezioni e..
Frutta in strada no, perché? Mani sporche, batteri, piombo: rischi infezioni e..

ROMA – Infezioni e intossicazioni, questi i principali rischi per la salute di chi consuma frutta esposta in strada. All’indomani della sentenza della Cassazione che ha multato un fruttivendolo di Pomigliano d’Arco per aver venduto frutta e verdura esposta allo smog cittadino, c’è chi si domanda se la decisione dei supremi giudici non sia stata un tantinello eccessiva: in fondo, quel bel banco di frutta e verdura all’angolo sotto casa c’è da decenni. Ma, questa è la domanda che bisogna farsi, quali sono gli effettivi rischi per la salute?

La sentenza della Cassazione non li menziona, limitandosi a parlare di “prodotti esposti ad agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito”. Il Sole24Ore è andato a chiederlo ad uno specialista, Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Milano.

Secondo l’esperto ci sono almeno due tipi di rischi:

Il primo è legato alla potenziale contaminazione batterica. Le persone che passano accanto alle cassette di frutta e verdura potrebbero toccare la merce con le mani sporche, oppure tossire o starnutire sugli alimenti… Quindi, potenzialmente, quella verdura viene esposta a tutti i tipi di batteri legati a tossinfezioni alimentari, ma anche a infezioni virali e polmonari, e dunque a batteri come streptococco e stafilococco.

Il secondo rischio è dovuto alle intossicazioni da smog:

In questo caso, sostanze molto dannose per la salute come piombo, benzene e residui della combustione possono depositarsi sulla superficie degli alimenti. In questo caso, a causa dell’affollamento delle auto, è inevitabile che l’esposizione all’aria aperta offra meno garanzie di pulizia. Ovviamente, la contaminazione aumenta a seconda della vicinanza con la strada.

Ma, si obietterà, questi rischi persistono anche nella vendita al chiuso. Sì, ma in quantità minore. Per tutte le strutture del settore alimentare, spiega ancora l’esperto, vale il sistema HACCP (Hazard analysis and critical control points), che corrisponde all’obbligo di tenuta sotto controllo dei cosiddetti “punti di rischio”.

Ma, sottolinea la Coldiretti, “dalle strade delle città non vanno tolte le cassette di frutta, va eliminato lo smog che non danneggia solo i prodotti alimentari ma anche la salute degli italiani”. L’obiettivo, aggiunge la Coldiretti, deve essere quello di rimuovere le cause dell’inquinamento nelle città e non ostacolare il consumo di cibi sani come l’ortofrutta necessari per la salute dei cittadini, i cui acquisti nel 2013 sono crollati al minimo dal 2000 con oltre 100 chili in meno nel carrello della spesa delle famiglie italiane.

La sentenza della Cassazione, conclude la Coldiretti, rischia anche di favorire i grandi centri commerciali e accelerare nei centri urbani la chiusura dei piccoli negozi alimentari che hanno fatto segnare un calo record delle vendite del 3% nel 2013.

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