Sono state trovate impronte parziali “impresse, conservativamente, da almeno sei differenti tipi di calzature” nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza, dove il 17 marzo scorso è stato trovato il cadavere della studentessa Elisa Claps, che era scomparsa nel 1993.
Lo scrive il perito Eva Sacchi, incaricata di svolgere una consulenza merceologica nell’inchiesta che vede Danilo Restivo, di 38 anni, accusato dell’omicidio della studentessa. Le impronte sono state confrontate con quelle delle scarpe dei tre operai che trovarono in cadavere, con quelle di un paio di scarpe trovare abbandonate lungo una scala che conduce al sottotetto e con le scarpe della vittima stessa.
“Nessuna delle impronte trovate nel sottotetto – scrive il perito – è stata impressa dalle calzature di confronto”. Inoltre, “le impronte dei tre operai, che pur risultano saliti nel sottotetto, non sono state individuate”. Il perito, confermando una indiscrezione trapelata nei giorni scorsi – evidenzia che la presenza di un sassolino nel tacco della scarpa di Elisa, compatibile con altri analoghi trovati nel sottotetto, fa ritenere verosimile al perito che la vittima sia arrivata viva nel locale e che vi abbia camminato.
TEGOLE Almeno tre diverse tipologie di tegole sono presenti nel tetto e nel sottotetto della Chiesa della Trinità. Lo scrive il perito Eva Sacchi nella consulenza merceologica.
La prima tipologia è stata utilizzata per la copertura del locale dove è stato trovato il cadavere, la seconda per sostituire tegole danneggiate, la terza costituisce per intero il tetto di alcuni dei locali adiacenti a quello di ritrovamento del cadavere. IL frammento di tegola e la tegola trovati vicino al cadavere o a diretto contatti con il cadavere sono risultati tutti di materiale della stessa tipologia, probabilmente usato inizialmente per la copertura di tutto il tetto.
Attraverso il “toolmark”, metodo che si basa sullo studio delle impronte lasciate da utensili, il perito ha confermato che l’apertura nel tetto, immediatamente sopra al cadavere, è stata realizzata “frettolosamente e senza metodo”, con l’ausilio di uno strumento “con una punta piatta, larga dai 3 ai 3,5 mm o poco più e spessa circa un millimetro, come, per esempio, un ‘cacciavite spaccato’ di piccole dimensioni”. [gmap]