Detriti e rifiuti nello spazio: Lockheed Martin vince appalto Usa per rimuoverli

Detriti e rifiuti nello spazio: Lockheed Martin vince appalto Usa per rimuoverli
Detriti e rifiuti nello spazio: Lockheed Martin vince appalto Usa per rimuoverli

ROMA – Un sistema per individuare in anticipo la rotta dei detriti in un orbita ed evitare collisioni con i nostri satelliti. Quasi uno spazzino spaziale quello messo a punto dalla Lockheed Martin, colosso della difesa degli Stati Uniti. L’obiettivo è individuare i circa 100 milioni di frammenti, i cui almeno 22 mila più grandi di una biglia, che viaggiando a velocità supersoniche potrebbero creare seri danni agli oltre 1200 satelliti in orbita.

Anna Lombardi su Repubblica spiega che la Lockheed Martin ha vinto la commessa miliardaria ed è la responsabile del progetto Space Fence. Il colosso americano si avvarrà della collaborazione e della tecnologia messa a punto dall’australiana Eos:

“che ha una tecnologia capace di realizzare telescopi ultraprecisi — utilizzati anche sui campi di battaglia di Iraq e Afghanistan — muniti di sensori laser che riescono a individuare anche tracce molto deboli di luce, come quelle, appunto, lasciate da detriti piccoli pochi centimetri”.

Bastano detriti delle dimensioni che superino il centimetro infatti per mettere a rischio i satelliti in orbita e la stessa Stazione Spaziale Orbitante, oggetti che sono stati progettati per resistere ad impatti con detriti di dimensioni inferiori al centimetro:

“se sulla loro orbita trovano un “oggetto” di dimensioni superiori sono costretti a deviare la rotta per evitare la collisione. Ed è proprio per fornire sempre più avvisi che è necessario il sistema di rilevamento”.

Trevor Thomas, portavoce di Lockheed Martin, ha spiegato al Wall Street Journal:

“Ogni giorno i satelliti fronteggiano almeno 200 potenziali collisioni. I satelliti possono sostenere qualche danno: ma frammenti di immondizia spaziale li colpiscono ogni giorno e alla fine il danno diventa notevole”.

Craig Smith, amministratore delegato di Eos, ha aggiunto:

“Anche piccoli detriti spaziali possono danneggiare seriamente satelliti che valgono centinaia di milioni di dollari. Ma la nostra tecnologia ci permette di tracciare la spazzatura spaziale consentendoci di fornire dati così accurati agli operatori di satelliti da permettergli di evitare le collisioni”.

La spazzatura spaziale d’altronde è il frutto dell’esplorazione dello spazio da parte dell’uomo, con lo spazio che ora gli presenta il salato conto:

“in parte perché agli albori della ricerca spaziale si mandavano in orbita satelliti senza preoccuparsi di dotarli del carburante necessario per essere “deorbitati” ovvero mandati a morire al contatto con l’atmosfera: si lasciavano semplicemente lì e così più d’uno ha finito per scontrarsi con qualcosa. Poi ci sono i razzi esplosi in volo, e perfino la sciagurata azione cinese che nel 2007 bombardò con un missile un proprio satellite riducendolo in 2.931 pezzi. E figuratevi il danno che sono capaci di fare se perfino alcuni oblò dello shuttle sono stati cambiati dopo essere stati scheggiati da minuscoli frammenti di vernice indurita che in orbita erano diventati pallottole”.

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