Roma. La figlia venne ammazzata nel metrò, ora la madre costretta a lavorare sul luogo dell’omicidio

Pubblicato il 5 Novembre 2010 - 14:44 OLTRE 6 MESI FA

La richiesta è stata questa: lavorare in un gabbiotto da dove tutti i giorni avrebbe visto passare il treno della metro B dove tre anni fa è stata uccisa sua figlia, Vanessa Russo. Adesso Rita Pozzato, la madre della giovane ammazzata con un colpo di ombrello in un occhio sferrato dalla rumena Doina Mattei denuncia: ”Una proposta vergognosa”, accompagnata da un ”prendere o lasciare”.

La signora lavorava da un anno all’Atac, dove era stata assunta come impiegata. Poi era stata lei stessa a chiedere di passare alla sorveglianza; un lavoro faticoso e per questo dopo qualche tempo ha presentato una domanda per poter tornare a fare l’impiegata. ”Mi sono state fatte tante promesse”, racconta. Poi ieri, c’è stata la svolta: ”mi hanno convocato alla stazione della metro di Piramide. Ho spiegato che non potevo prendere la Metro B, dove è stata ammazzata mia figlia, ma non c’è  stato nulla da fare. Mi hanno ricevuto in un tugurio, dove facevano capolino i topi e mi hanno mostrato quello che doveva essere il mio lavoro: in un gabbiotto fatiscente a fare fotocopie da dove avrei visto passare un treno della Metro B ogni cinque minuti”.

”Mi state proponendo una cosa schifosa, non vi vergognate? ho detto ai funzionari dell’Atac sono la mamma di Vanessa Russo non me la sento di guardare quel treno. Ma loro mi hanno risposto ‘non ce ne frega niente, prendere o lasciare’. A quel punto mi sono sentita malissimo, il cuore e’ andato a 3000; qualcuno dei colleghi ha chiamato un’ambulanza e mi hanno portato al Cto, dove intendevano trattenermi per 24 ore. Ma io ho firmato e sono uscita”. ”Stavolta hanno ucciso me”, ha raccontato ancora la donna, che dopo avere informato il sindaco di Roma Gianni Alemanno, sta andando a presentare denuncia alla stazione dei Carabinieri di Grottaperfetta.

”Avevo chiesto io di cambiare funzione dopo un anno e mezzo di sorveglianza ho chiesto di fare l’impiegata. Ieri non solo mi hanno chiesto di raggiungerli a Piramide, ma poi mi hanno proposto di lavorare in un gabbiotto, proprio davanti alla metro in cui e’ stata uccisa mia figlia. Mi hanno teso la mano dicendo ‘ci vediamo lunedi”. Io ho risposto ‘vedremo…’, e mi sono sentita male. Loro l’hanno visto e mi hanno lasciato lì”.

Dopo la denuncia della donna il sindaco Gianno Alemanno ha commentato: ”Ho chiamato l’amministratore delegato di Atac per chiedere di verificare se effettivamente il trattamento che la madre di Vanessa Russo riceve è adeguato al dolore che ha subito e al gravissimo fatto di violenza subito dalla sua famiglia cosi’ come alla sua dignità di lavoratrice. Tra breve l’amministratore delegato di Atac ci dirà esattamente come stanno le cose”.