Le “spintarelle” di Alemanno e la società da 90 milioni creata quando era ministro dell’Agricoltura

Pubblicato il 13 Dicembre 2010 - 18:48 OLTRE 6 MESI FA

Gianni Alemanno

Quando era ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno ha creato Buonitalia spa per promuovere il cibo italiano. Nella società privata all’interno del ministero, che sarebbe costata 90 milioni di euro, secondo quanto scrive Repubblica, venne ricreato lo schema delle assunzioni facili e a “chiamata diretta”.

Buonitalia nei suoi uffici di via del Tritone, a Roma, ha ospitato venti uomini chiamati senza selezione dall’allora ministro Gianni Alemanno e tutti provenienti da esperienze di destra.

Oggi il ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan vuole chiuderla:”Ci sono già una direzione generale e due divisioni che si occupano di valorizzazione dei prodotti agroalimentari italiani”.

Nel 2003 Buonitalia venne messa in piedi e Alemanno, ora sindaco di Roma e investito dalla bufera “parentopoli” all’Atac e all’Ama, rispettivamente azienda dei trasporti e dei rifiuti della capitale, nominò come presidente della società per azioni Fabrizio Mottironi, militante dei Nuclei armati rivoluzionari e quindi di Terza posizione, eversione nera teorizzata. Nel settembre del 1980 Mottironi era stato arrestato con altre quattordici persone per associazione sovversiva. Fece cinque anni di galera, poi fu assolto (oggi ricorda che la Corte di Strasburgo condannò lo Stato italiano a pagare i danni morali e materiali per la carcerazione ingiusta).

Ma c’è altro secondo Repubblica, perché “Enoteca d’Italia”, che faceva parte di Buonitalia, nel 2005 viene coinvolta in un’inchiesta della Procura di Asti e undici persone vennero indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata.

Inoltre il quotidiano punta l’attenzione su Cristiano Carocci, amico personale e politico dell’attuale sindaco di Roma. Dopo averlo scelto come portavoce al ministero (la carica vale uno stipendio da direttore generale), con un decreto del 23 marzo 2005 Alemanno diede a Carocci anche l’incarico di direttore generale per la tutela del consumatore. Editore della rivista di destra “Area”, Carocci dovette spiegare alla Procura di Parma perché Callisto Tanzi dopo aver fatto viaggiare a sue spese il ministro e la famiglia fino a Zanzibar avesse deciso di dare un contributo di 85 mila euro al settimanale (fondato da Alemanno).