Il giudice: “Stefano Cucchi in ospedale per nasconderlo ad occhi indiscreti”

Pubblicato il 29 Marzo 2011 - 14:34 OLTRE 6 MESI FA

Stefano Cucchi

ROMA – Stefano Cucchi ”doveva essere internato” nel reparto protetto dell’ospedale Pertini per ”evitare che soggetti estranei all’amministrazione penitenziaria prendessero cognizione delle tragiche condizioni in cui era stato ridotto”. E’ uno dei passaggi delle motivazioni con cui il giudice per l’udienza preliminare Rosalba Liso il 25 gennaio scorso ha condannato a due anni di reclusione con rito abbreviato il funzionario del Prap (provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria) Claudio Marchiandi in relazione alla morte del geometra romano avvenuta il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo il suo arresto per detenzione di sostanze stupefacenti. Per questa morte sono attualmente sotto processo 6 medici, tre infermieri e tre guardie penitenziarie.

Nel provvedimento il giudice spiega che il ricovero in quel reparto venne fatto per evitare che la situazione ”venisse portata a conoscenza dell’autorità giudiziaria”. Una scelta fatta ben sapendo che il Pertini non fosse una struttura adeguata, “per tenere Cucchi al riparo da sguardi indiscreti sottraendolo intenzionalmente a tutte le cure di cui aveva bisogno”.

Per Liso ”non c’era spazio a dubbi di sorta in ordine al fatto che Cucchi fosse stato picchiato”. Il gup afferma, inoltre, che Marchiandi abusò delle proprie funzioni di pubblico ufficiale, violando il protocollo tra l’Asl e il Prap, per imporre il ricovero di Cucchi al Pertini, dove si presentò spontaneamente di sabato pomeriggio fuori dal turno di lavoro consentendo l’ingresso del detenuto in un reparto in cui “Stefano non doveva assolutamente entrare poiché trattavasi di un paziente in un fase di acuzie”.

Non solo, Marchiandi “ha concorso alla falsa rappresentazione delle reali condizioni di Stefano (fu redatto dalla dottoressa Rosita Caponetti, anche lei imputata, un falso un falso certificato medico) così determinandone l’ingresso al reparto protetto del Pertini, che non sarebbe stato altrimenti in alcun modo possibile”.