Sentenza Thyssen, Guariniello: “Ora non c’è più l’impunità”. Presto il processo anche per le false testimonianze

Pubblicato il 17 Aprile 2011 - 12:45 OLTRE 6 MESI FA

Sentenza processo Thyssen. Nella foto il collegio dell'accusa. Al centro Guariniello (foto LaPresse)

ROMA – ”Niente dovrebbe essere più come prima, nel senso che a fronte di politiche aziendali che fanno sconti sulla sicurezza, il rischio di scontare pene gravose può essere una svolta”: lo dice il pm di Torino, Raffaele Guariniello, intervistato dal Fatto quotidiano e da Avvenire.

Dalle colonne del quotidiano dei vescovi, in particolare, Guriniello lancia l’idea di una procura nazionale, sul modello di quella antimafia, in tema di sicurezza sul lavoro. Secondo Guariniello, la svolta per arrivare ad una sentenza di colpevolezza per “dolo eventuale” è arrivata grazie a ”elementi di prova” ricavati dai computer dell’azienda, cioò le mail ”che si scambiavano i dirigenti”.

Lo stesso Guariniello ricorda che, il giorno dopo la strage, lui stesso aprì il fascicolo solo per ”omicidio colposo”.

Guariniello sottolinea che ”processi incisivi e veloci possono sradicare il senso d’impunità generale. Le norme ci sono e sono efficaci. L’importante però è che la magistratura avverta la necessità  di fare i processi in tempi brevi”. Quanto al processo Eternit, che però Guariniello distingue da quello Thyssen, il procuratore prevede che la sentenza arrivi tra settembre e ottobre.

La Corte intanto, ha anche consegnato alla procura le carte relative alla posizione di tre persone (Arturo Ferrucci, Leonardo Lisi e Frank Kruse) in modo che si valuti di indagare per falsa testimonianza. I legali della difesa però sono sul piede di guerra e sperano di limitare i danni in appello.

Dal quartier generale della Thyssen ad Essen in Germania è arrivato un “no comment”. “E’ una sentenza che presenta aspetti esageratamente punitivi” ha detto Ezio Audisio, uno degli avvocati della Thyssen “è stata sposata la linea dei pubblici ministeri, che noi continuiamo a ritenere infondata. Sembra che nessuno dei nostri argomenti sia stato preso in esame. Come se noi non fossimo stati presenti al processo”.

“La sentenza – è il commento invece del segretario della Cgil Susanna Camusso – rende giustizia rispetto a una lunga discussione, quando si volevano abbassare le protezioni”.