Stefano Cucchi, un medico del Pertini: “Rifiutò le cure per parlare con l’avvocato”

Pubblicato il 21 Febbraio 2011 - 17:46 OLTRE 6 MESI FA

Stefano Cucchi

ROMA – Stefano Cucchi ha ”rifiutato” le cure in ospedale, perché come molti pazienti giudiziari tentava di attivare, in questo modo, la macchina della giustizia e ottenere un contatto con il suo avvocato. Lo sostiene in una lettera Flaminia Bruno, uno dei 6 medici del Pertini rinviati a giudizio per la morte del geometra romano, con l’accusa di abbandono di incapace.

Sostenendo di essere ”indignata” di fronte alla ”ipocrisia” con la quale è stato affrontato il caso, la Bruno descrive tutti gli sforzi e i tentativi fatti dai medici perché Cucchi fosse adeguatamente curato. ”Noi siamo riusciti a sottoporlo a visita ortopedica, effettuare la radiografia alla schiena, i prelievi ematici, somministrare gli anti-dolorifici e farmaci per l’epilessia. Il ragazzo ha sistematicamente rifiutato ogni altro trattamento e indagine proposta: Ecg, Tac cranio, ecografia addominale, reidratazione per via endovenosa, visita internistica quotidiana, visita oculistica. E’ chiaro che in questo modo il medico ha le mani legate”.

Se l’accusa nel processo parla di ”disinteresse totale” da parte dei medici, la Bruno scrive oggi: ”Abbiamo insistito ripetutamente ad ogni occasione che lui mangiasse e bevesse, gli abbiamo procurato un vitto personalizzato per celiaci in quanto lui dichiarava di esserlo”.

Cucchi era, per tutti i medici che hanno avuto a che fare con lui, nel pieno delle facoltà mentali e ”la legge italiana non consente che siano praticati trattamenti medici di alcun tipo senza il consenso del paziente ammesso che questo punto sia in grado di intendere e volere”. Le cause della sua morte, secondo al Bruno, sono tuttora ”incerte”.