Autismo, la lingua segreta per poter parlare inventata da Mario Taddei arriva nelle scuole

Autismo, la lingua segreta per poter parlare inventata da Mario Taddei arriva nelle scuole
Autismo, la lingua segreta per poter parlare inventata da Mario Taddei arriva nelle scuole (foto da Facebook)

MILANO – Una lingua segreta che permetterà ai compagni di classe del figlio, Leonardo, di comunicare con lui. Leonardo è un bimbo affetto da autismo e il padre Mario Taddei, uno scienziato ed esperto internazionale di Leonardo da Vinci, ha inventato un linguaggio che permette al figlio di comunicare. Linguaggio che mescola la lingua dei segni per i sordi, Lis, e il linguaggio canadese Bliss, creando uno “Scrigno magico” con carte e altri strumenti che può essere insegnato anche a scuola. Il progetto di Taddei è piaciuto e ha vinto un concorso del Miur, tanto che ora Mario insegna in via sperimentale ai bambini di alcune classi a comunicare con il figlio Leonardo e con chi, come lui, soffre di autismo o di altre patologie.

Elisabetta Andreis sul Corriere della Sera scrive che il linguaggio è stato prima utilizzato in famiglia e dopo che si è rivelato vincente Taddei e la moglie, Cristina Caramori, hanno creato una associazione onlus insieme ad altri amici e professionisti per diffonderlo:

“Con la moglie Cristina Caramori, avvocato, e alcuni professionisti amici — Chiara Conti, neuropsichiatra, Elisabetta Rosa, logopedista, Giulia Santagata, interprete Lis-Lingua italiana dei segni e tanti altri — ha fondato la onlus «Le parole di Leonardo». Obiettivo: diffondere nelle scuole lo Scrigno, chiave d’accesso per «rendere democratica la comunicazione». Ebbene, insieme hanno vinto un concorso del Miur e appena avviato una sperimentazione in dieci classi di Cassina de Pecchi, vicino a Milano. Si cimentano allievi dai 5 agli 11 anni (materna, primaria e medie), mentre i volontari spiegano con semplicità i simboli. Il metodo funziona. «Ho solo mescolato la Lis, lingua dei segni per i sordi, e il Bliss, noto in Canada e sconosciuto da noi. Un insieme di ideogrammi che rimandano a quelli egiziani, basati sulla scomposizione logica e visuale dei concetti»”.

La lingua di questo papà e del suo Leonardo ha attirato gli interessi di due case editrici, ma Taddei non la mette certo in vendita:

“«Non voglio farla entrare nel mondo dei prodotti su cui si lucra — dice —. Intendo invece trovare chi la può produrre su larga scala e distribuirla gratis a tutti». Lui, in cambio, non vuole proprio niente. Cosa sarebbe il mondo, se le persone parlassero un linguaggio universale, segreto, accessibile a tutti, nessuno escluso? Lui ora sta elaborando una App, anche quella da regalare, per raggiungere anche i ragazzini un po’ più grandi. «Per mio figlio, tra medici, logopedia e altre terapie, spendo ogni mese metà dello stipendio. E chi non se lo può permettere?», chiede. Il mondo ha sempre più bisogno di inclusione: «Vorrei che tra dieci anni, quando un bambino alzerà il dito come ET, quel dito si illumini, e tutti capiscano di cosa ha bisogno». Perché nessuno mai più sia isolato e «si senta alieno»”.

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