La “casalinga disperata” di Betty Friedan provoca ancora. Dopo 50 anni

ROMA – Le “casalinghe disperate” della Mistica della Femminilità continuano a provocare, cinquant’anni dopo la pubblicazione del libro. Il racconto dell’insofferenza delle donne relegate al ruolo di mogli, madri e casalinghe fatto da Betty Friedan resta attuale, sottolinea il New York Times.

L’autrice, morta nel 2006, non era solo una “casalinga frustrata”, come quelle descritte nel proprio libro e come lei stessa viene definita nelle biografie, ma una ex giornalista e attivista di sinistra.

Come ha spiegato Lisa M. Fine, professoressa di storia alla Michigan State University e curatrice della prima edizione commentata di “Mistica della Femminilità”, quel libro non rappresenta solo “l’inizio di una seconda ondata di femminismo”, ma è un “testo profondamente complesso”.

Friedan, che ammise di aver abbandonato un master in psicologia perché il fidanzato le aveva detto che avrebbe minacciato la loro relazione, spese poi un anno all’Università Pubblica di New York a studiare i testi di Freud, Margaret Mead, A. H. Maslowe David Riesman.

Allo stesso tempo osservava, e contestava, l’immagine della “casalinga felice” propinata dalle riviste femminili. Proprio quei periodici, però, secondo la storica Joanne Meyerowitz hanno contribuito ad indicare alle donne la strada della carriera, nonostante gli articoli enfatizzassero il ruolo tradizionale della moglie e madre.

Anni dopo, nel 2012, la storica Jessica Weiss ha spiegato l’impatto avuto dal libro di Friedan sulle donne conservatrici, che vedevano la scelta della vita domestica non come una difesa della tradizione ma come un modo positivo e proattivo di contrastare la disgregazione sociale e il declino nazionale.

Resta il fatto, come ha sottolineato un’altra storica, Stephanie Coontz, che la genialità di Friedan è stata nel “fornire, con “La Mistica della Femminilità”, la prima frase che si usa per spiegare che c’era qualcosa di sbagliato, e che era una bugia”.

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