GERUSALEMME, ISRAELE – Tempi duri per i cani a Gerusalemme, ma soprattutto per i loro padroni, che come in molte città italiane non si curano di raccogliere le feci con gli appositi attrezzi.
Il comune ha infatti annunciato di essere al lavoro su una banca dati sul Dna degli animali allo scopo di far rispettare al meglio la legge che impone ai padroni di rimuovere le feci dei loro amici a quattro zampe.
Il metodo – che identifica il Dna canino attraverso la saliva e consente di risalire al proprietario, in obbligo di fornirlo in precedenza alle autorita’, in realta’ non e’ del tutto nuovo. Lo ha messo a punto gia’ nel 2008 il comune di Petah Tikva, cittadina a pochi chilometri da Tel Aviv, che per questo e’ stata premiata dal New York Times come autrice di una delle migliori invenzioni di quell’anno.
Tuttavia, nonostante la genialita’ del metodo, il tutto si e’ arenato davanti alla difficolta’ legale di obbligare il proprietario del cane a fornire per il database del Dna un campione di saliva del proprio amato. Oggi il comune di Gerusalemme ci riprova, forte di una norma muncipale che impone ai veterinari locali di obbligare i proprietari dei cani a consegnare il fatidico campione di saliva a meno che non vogliano essere multati. Il comune spera cosi’ di portare avanti il progetto con un database ben fornito mettendo fine alle pile di escrementi nelle vie.
Anche perche’ a Gersualemme – secondo Zohar Dvorkin, veterinario capo della citta’ – i cani registrati sono sono circa 11 mila, a cui va aggiunto un 10-15% non schedato. Il comune – il cui progetto andra’ per tappe – si e’ detto ottimista sulla possibilita’ di realizzare il database, visto che il 95% dei cani registrati sono vaccinati. ”Dal momento in cui avremo nel database il 70-80% dei cani schedati possiamo cominciare – ha spiegato Dvorkin – a collezionare le loro feci”.
Da qui il ‘campione’ sara’ inviato in laboratorio e le analisi dovrebbero permettere di risalire al Dna. Per il padrone distratto la multa prevista sara’ di 750 shekel, ovvero circa 150 euro, oltre i 150 shekel, quasi 30 euro, della spesa per le analisi. ”Andrebbe bene beccarne uno su quattro – ha ammesso Dvorkin – Ma non faccciamo tutto questo per i soldi. Anzi e’probabile che ci costera’ soldi. L’obiettivo principale resta quello di non mettere il piede in una cacca di cane quando usciamo di casa. E’ un problema di salute pubblica”.
Attualmente l’unica possibilita’ per gli ispettori pubblici di intervenire e’ quello di intercettare il cane in flagrante, ma anche in questo caso spesso il padrone scappa. ”Cosi’ – ha detto Dvorkin – non ci sarebbe nessuno a cui dover correre dietro”. Del resto a Petah Tikva – pioniera del metodo – hanno notato che e’ bastato trapelasse il progetto del comune per far registrare una decisa riduzione degli escrementi nelle vie cittadine.