
Le cover più ardite dei Police: Gloria Gaynor, Musica Nuda, Juliana Hatfield... Blitz Quotidiano
Tra la fine degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, i Police sono stati una vera e propria potenza mondiale. Con soli cinque album in studio pubblicati, questo power trio ha fatto da ponte fra la fine dell’era del punk e il rock così come verrà interpretato negli anni Ottanta. Io sono andato a caccia per voi delle cover più ardite dei Police. A differenza di tante altre band, di cui abbiamo trovato cover e tributi realizzati anche nello stesso anno di uscita dei brani originali, gran parte delle reinterpretazioni dei brani dei Police sono arrivate dalla seconda metà degli anni Novanta in poi, oltre dieci anni dopo lo scioglimento della band. E si tratta di cover in stile metal, reggae, world music, jazz e sperimentale: ce ne è per ogni gusto! I tre membri della band hanno anche contribuito non poco alla diffusione di nuove versioni delle loro hit dopo lo scioglimento.
Sting, in particolare, è stato artefice di diverse cover ardite pubblicate nei suoi album solisti. E anche Andy Summers e Stewart Copeland si sono prestati a diverse collaborazioni in cui reinterpretavano brani dei Police insieme ad altri artisti. Queste cover non saranno prese in considerazione in questo articolo, perché la diretta partecipazione dei protagonisti originari potrebbe far giustamente sorgere qualche dubbio sul fatto che si tratti effettivamente di cover. Molti sono stati anche gli artisti di fama internazionale che si sono cimentati con i brani dei Police: alcuni probabilmente erano cresciuti ascoltandoli! Nella maggior parte dei casi, si tratta di cover piuttosto fedeli ai brani originali, ma vale la pena citarne qualcuno.
Gli UB40, ad esempio, hanno reinterpretato in versione reggae Every Breath You Take per la colonna sonora del film 50 volte il primo bacio (50 First Dates) del 2004. Lo stesso brano, sempre in chiave reggae, è stato inciso da Joan Osbourne per la compilation Spirits in the Material World: A Reggae Tribute to The Police pubblicata nel 2008. I Primus hanno registrato una loro versione di Behind My Camel, brano strumentale meno noto dei Police, per il loro album Rhinoplasty del 1998. I Pearl Jam hanno inciso una reinterpretazione di Driven to Tears dal vivo nel loro live 2003-04-23: Assembly Hall, Champaign, IL, USA del 2003, mentre lo stesso brano è stato registrato anche dal trio Morse Portnoy George nel loro album del 2012 Cover 2 Cover.
Gli irlandesi Therapy? hanno ripreso invece Invisible Sun per la compilation di beneficenza Peace Together del 1993, inserendo anche una citazione di Alternative Ulster degli Stiff Little Fingers. King of Pain è stata rivisitata da Alanis Morissette nel suo MTV Unplugged del 1999 e, per gli amanti del rock più duro, dai Mudvayne nel loro By the People, For the People del 2007. E, a proposito delle collaborazioni dei tre “poliziotti” dopo lo scioglimento del gruppo, Ziggy Marley ha registrato una sua versione di One World dal vivo a Montreaux nel 1988 insieme a Sting, mentre Andy Summers compare con la sua chitarra a fare la melodia nella versione strumentale di Bring on the Night realizzata dai 40 Fingers nel 2022.
Il repertorio dei Police sembra essere particolarmente amato anche dai gruppi vocali, dal momento che esistono numerose reinterpretazioni dei loro brani a cappella. Tra quelle più degne di nota, troviamo i Flying Pickets, con Every Little Thing She Does is Magic, ma anche con Canary in a Coalmine, e i danesi Cartoons con De Do Do Do, De Da Da Da pubblicata nell’album Toonage del 1998. Una curiosità è infine la grande presenza di artisti italiani fra quelli che hanno tentato di reinterpretare le canzoni dei Police in una chiave differente dalle versioni originali. Troviamo ad esempio ben due interessanti versioni di Message in a Bottle: quella di Ligia Piro nel suo album LP del 2012 e quella del duo Musica Nuda inclusa in Live à Fip del 2007. I Quinto rigo hanno tradotto Invisible Sun nella loro Sole invisibile per l’album Il canone, pubblicato nel 2006. Dello stesso anno è la versione di Niccolò Fabi di So Lonely, inclusa nell’album Novo Mesto.
Menzioni speciali
Nonostante i Police abbiano prodotto solo cinque album nei cinque o sei anni di attività discografica prima dello scioglimento, esistono diversi album e compilation tributo, soprattutto in ambito reggae, dedicati al loro repertorio. Nella compilation Reggatta Mondatta – A Reggae Tribute to The Police, pubblicata nel 1997, troviamo diverse cover piuttosto ardite, tra cui la versione di De Do Do Do, De Da Da Da realizzata dai Toots & the Maytals e quella di Wrapped Around Your Finger registrata dalla band Jazz Jamaica. Della stessa De Do Do Do, De Da Da Da, però, vi segnalo un’interessante cover realizzata dai Wave Mechanics Union nel 2008 per il loro album Second Season. Mentre, per gli amanti del rock più duro, vi segnalo la versione di Wrapped Around Your Finger dei Green Lizard, inclusa nell’album Identity del 2000.
Ancora in ambito rock duro, gli Edge of Sanity hanno registrato una cover di Invisible Sun per il loro Until Eternity Ends del 1994, mentre i Puya hanno reinterpretato dal vivo Spirits in the Material World, inserendola in Live in Puetro Rico del 1999. Cambiando ambiti musicali, vi segnalo la cover di Walking in Your Footsteps realizzata da Toshi Reagon in stile un po’ world music per il suo album Justice del 1990. Nell’album Blue Note Jazz Series del 2006 troviamo un’interessante versione di Tea in the Sahara ad opera di Jackie Allen.
Mentre in ambito prog, i Curved Air, band in cui aveva militato anche Stewart Copeland prima di fondare i Police, hanno pubblicato la loro versione di Spirits in the Material World nel loro North Star del 2014. Gli svizzeri Zuri West si sono cimentati invece con No Time This Time, brano meno frequentato e piuttosto complicato, con risultati piuttosto interessanti, registrando una loro versione per l’album Wintertour del 2019. Infine torniamo ancora Italia, con la splendida e recentissima interpretazione di Every Little Thing She Does is Magic da parte di Paola Arnesano.
Steel Pulse, Can’t Stand Losing You
Can’t Stand Losing You era originariamente uno dei singoli estratti dall’album di debutto dei Police Outlandos d’Amour, pubblicato nel 1978. Nella nostra ottica delle cover ardite, vi segnalo anche la versione dei TransAtlantic inclusa nel loro album Shuttlecock del 2000. La cover degli Steel Pulse è tratta dalla compilation Reggatta Mondatta – A Reggae Tribute to The Police, pubblicata nel 1997, quasi venti anni dopo l’originale, che raccoglie interpretazioni delle canzoni dei Police da parte di artisti giamaicani. Ne risultano versioni spesso più genuinamente reggae rispetto alle tracce originali, con alcune cover che spiccano per originalità, come questa dei rastafari britannici Steel Pulse, band che proprio nel 1978 pubblicava l’album di esordio e che è ancora in attività.
Gloria Gaynor, Every Breath You Take
Singolo estratto da Synchronicity del 1983, Every Breath You Take è probabilmente il brano dei Police che ha fruttato più diritti d’autore in assoluto, anche grazie alla grande quantità di cover realizzate. Fra quelle più ardite spiccano la versione di Betty Wright, pubblicata nel 1997 nella già citata compilation tributo Reggatta Mondatta, e quella in stile rock anni Cinquanta pubblicata già nel 1985 dai Big Daddy nell’album Cruisin’ Through the Rhino Years. Più recentemente, Chase Holfelder ne ha realizzato una versione pubblicata su Youtube all’interno di una serie di video in cui reinterpreta in tonalità minori canzoni originariamente in tonalità maggiori. Da segnalare la cover strumentale realizzata dal violinista Ed Alleyne-Johnson per il suo album Echoes del 2004. Una menzione qui la merita anche la versione da big band degli Scott Bradlee’s Postmodern Jukebox, pubblicata nel 2018 nell’album Jazz Me Outside, Pt. 2. Nel 1986, a soli tre anni dalla pubblicazione originale, Gloria Gaynor ne realizza una cover per l’album The Power of Gloria Gaynor: una reinterpretazione in stile rhythm and blues che sembra scritta da Stevie Wonder!
Ulf Walkenius, Message in a Bottle
Ulf Walkenius è un chitarrista jazz svedese con numerose collaborazioni all’attivo. Nel suo album Vagabond del 2012 ha inserito questa cover ardita di Message in a Bottle dei Police: un album in cui vengono esplorate sonorità da tutto il mondo. Non stupisce quindi la collaborazione con la sudcoreana Youn Sun Nah, che ha prestato la voce a questa suggestiva reinterpretazione del brano dei Police. Message in a Bottle era originariamente inclusa nel secondo album della band, Reggatta de Blanc, pubblicato nel 1979. Esistono molte altre versioni di questo brano, alcune anche abbastanza ardite, come ad esempio quella dei Machine Head, inclusa nel loro album The Burning Red del 1999, o quella realizzata dal John Butler Trio nel 2023 per una trasmissione radiofonica australiana. Tra tutte, però, a mio parere quella di Ulf Walkenius spicca per originalità.
Musica Nuda, Roxanne
Roxanne è probabilmente la canzone più famosa dei Police, il loro marchio di fabbrica. Non stupisce quindi che ne esistano moltissime cover, alcune anche piuttosto ardite, come ad esempio il celebre medley El Tango de Roxanne dal film Moulin Rouge!, o la bellissima reinterpretazione in chiave funky degli Scary Pockets, inclusa nell’album Stick the Landing del 2019. Ma anche una versione reggae degli Aswad, contenuta nel tributo Reggatta Mondatta del 1997 e quella di Kate Ceberano pubblicata nell’album Nine Lime Avenue del 2007. E poi c’è la versione in stile rock’n’roll anni Cinquanta realizzata dagli Scott Bradlee’s Postmodern Jukebox nel 2016. Ma la palma di cover più ardita e ben riuscita questa volta va a un progetto tutto italiano: il duo contrabbasso e voce composto da Ferruccio Spinetti e Petra Magoni che si presenta sotto il nome di Musica Nuda. Il loro album omonimo di esordio del 2004 vedeva come seconda traccia proprio questa straordinaria cover di Roxanne, che nel video è eseguita dal vivo.
Rock4, Bring on the Night
Fra le tantissime versioni a cappella di brani dei Police, ho scelto questa interpretazione di Bring on the Night realizzata dal gruppo vocale olandese Rock4 nel 2010. Specializzati in rivisitazioni di brani famosi pop e rock, i Rock4 hanno pubblicato ad esempio un album interamente dedicato al repertorio dei Beatles, sempre utilizzando solo le voci. Non mi risulta che abbiano mai pubblicato Bring on the Night su un album, ma il video è tratto da un concerto a Francoforte. L’originale dei Police era incluso in Reggatta de Blanc del 1979.
Gavin Guss, Canary in a Coalmine
Pubblicata originariamente nel terzo album dei Police Zenyatta Mondatta del 1980, Canary in a Coalmine non è certo una delle canzoni più famose della band, né la più rappresentativa. Ma al di là dell’apparente veste sbarazzina, il brano ha il suo perché. E questo lato è sicuramente stato notato dagli artisti che ne hanno realizzato una cover: i mitici Toots & the Maytals l’hanno reinterpretata in maniera piuttosto ardita e, ovviamente, reggae, nella compilation Reggatta Mondatta – A Reggae Tribute to the Police, vol. II del 1998. Ma la versione più ardita è secondo me quella realizzata da Gavin Guss, artista di Washington un po’ provocatore e a tratti quasi demenziale. La sua Canary in a Coalmine, che presenta tratti da rockabilly, è stata pubblicata nel 2022 solo online.
Juliana Hatfield, Murder By Numbers
Murder By Numbers è uno dei brani meno conosciuti dei Police. Pubblicato come lato B del singolo Every Breath You Take, venne inserito come bonus track nell’edizione in cd di Synchronicity, del 1983. È però probabile che la sua composizione risalga ad anni prima, come anche altri brani di quell’album, che erano apparsi precedentemente in registrazioni non ufficiali sotto nomi diversi. Tra i pochi ad accorgersi subito della validità del brano, Frank Zappa la reinterpretò dal vivo nel 1988 insieme allo stesso Sting, pubblicandola nell’album Broadway the Hard Way: una versione decisamente da ascoltare. Interessante anche la versione strumentale registrata da Paul Gilbert nel 2014 per l’album Stone Pushing Uphill Man. Juliana Hatfield, cantautrice e polistrumentista americana, ha realizzato nel 2019 un album interamente dedicato alle cover dei Police: Juliana Hatfield Sings The Police. Qui la Hatfield suona quasi tutti gli strumenti, oltre a cantare, e inanella una serie di cover ardite ben riuscite: Next to You, Hungry for You e Roxanne sono probabilmente le più interessanti. Oltre, ovviamente, a questa Murder By Numbers.
Enzo Pietropaoli & Adriano Viterbini, King of Pain
Futuro primitivo è l’album strumentale pubblicato nel 2013 dal duo contrabbasso e chitarra composto da Enzo Pietropaoli e Adriano Viterbini. È stato registrato live all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Enzo Pietropaoli è un contrabbassista con una gloriosa carriera nel jazz e nel blues. Adriano Viterbini è un estroso chitarrista, già membro fondamentale dei Bud Spencer Blues Explosion. L’incontro fra i due dà vita a interpretazioni intimiste ma sempre molto vibranti e, tra le tante cover che compongono l’album, troviamo questa King of Pain dei Police: una cover decisamente ardita. L’originale era contenuto in Synchronicity del 1983.
Guillaume Seguron Quartet, Peanuts
Quando parliamo di cover ardite, dobbiamo sempre essere pronti a spostare le nostre aspettative un po’ più in là, perché ci sono artisti che riescono a immaginare dentro canzoni preesistenti dei mondi davvero inaspettati. È il caso del contrabbassista francese Guillaume Seguron, che nel 2002 ha registrato l’album Witches. Un album dal genere indefinibile e quindi genericamente indicato come “jazz contemporaneo”, suonato con strumenti acustici, in cui ben cinque delle otto tracce sono rivisitazioni di brani dei Police: King of Pain, Contact, The Other Way of Stopping, Peanuts e il medley Wrapped Around Your Finger / Don’t Stand So Close to Me. Negli arrangiamenti di questo album, i brani risultano completamente destrutturati e visionari. Qui vi propongo la cover di Peanuts, brano poco frequentato dei Police, pubblicato originariamente nel 1978 nel loro album di esordio Outlandos d’Amour.
Angra, Synchronicity II
Per concludere, saranno contenti gli amanti del rock più pesante: una versione relativamente fedele all’originale, ma con un piglio decisamente metal, di Synchronicity II, da parte degli Angra. Il brano è incluso nell’ottavo album della formazione progressive metal brasiliana, intitolato Secret Garden e pubblicato nel 2014. L’originale dei Police, invece, era incluso ovviamente nell’album Synchronicity del 1983.
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