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La Commissione Ue ha imposto a X una sanzione da 120 milioni di euro per violazioni del Digital Services Act, nella prima decisione di non conformità adottata nell’ambito della nuova normativa. Le irregolarità riguardano il design ingannevole della spunta blu, l’insufficiente trasparenza dell’archivio pubblicitario e la mancata condivisione dei dati pubblici con i ricercatori, mentre resta aperta l’indagine sui contenuti illegali. Un funzionario della Commissione precisa che l’importo è calcolato “non sulla base della struttura societaria, ma piuttosto in base alle violazioni”, seguendo “criteri di legge” come “la natura, la gravità, la ricorrenza e anche la durata”, e ricordando che la sanzione “non può superare il 6% del fatturato annuo globale”. Le tre violazioni sono state valutate separatamente: “45 milioni” per la spunta blu, “35 milioni” per la trasparenza pubblicitaria e “40 milioni” per l’accesso ai dati.
Dagli Stati Uniti arrivano critiche. JD Vance parla di multa per “non aver applicato la censura”, mentre il patron della piattaforma, Elon Musk, ironizza: “apprezzo molto”. Per Marco Rubio la decisione “è un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane”. La vicepresidente Ue Henna Virkkunen respinge le accuse: “Questa decisione riguarda la trasparenza di X” e “non ha nulla a che fare con la censura”.
Le reazioni politiche in Italia
“Finalmente la Commissione si è mossa. Ci sono voluti due anni, troppi, di esitazioni e di timori. Ma oggi arriva un messaggio che aspettavamo: l’Europa non è un mercato da colonizzare, è uno spazio democratico che detta le proprie regole e pretende che vengano rispettate”. Lo afferma Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito Democratico Europeo.
“La sanzione della Commissione europea a X per 120 milioni di euro per violazione del Digital Services Act – dichiara Sandro Ruotolo, membro del Parlamento europeo e responsabile informazione nella segreteria nazionale del Partito Democratico – è un passo avanti significativo, ma non basta. Da mesi richiamiamo in plenaria l’urgenza di affrontare l’altra metà della questione: trasparenza reale sugli algoritmi, responsabilità sulla moderazione dei contenuti e tutela effettiva dei cittadini contro manipolazione e disinformazione”.
