Oltre Saviano: la mamma, la palla e la pappa negli elenchi delle ragioni di vita

ROMA – L’idea non è poi molto originale: stilare una lista dei dieci motivi per cui val la pena vivere. E’ stata rinfrescata da Roberto Saviano e Fabio Fazio, ma non è una novità, è un “vintage”. La migliore espressione di questo tipo di classifiche l’aveva regalata il settimanale “Cuore” qualche anno fa e oggi che gli elenchi sono tornati di moda, soprattutto a sinistra. La Repubblica ha voluto riproporre l’idea in grande o almeno con grande partecipazione. Idea non originalissima come si è detto, ma pur sempre divertente esercizio intellettuale.

L’idea dell’autore di Gomorra è stata quella di pubblicare sul quotidiano un proprio elenco e chiedere poi, ai lettori, di inviare a loro volta i loro. Tra tutti quelli inviati Saviano ne ha scelti cinque. E tra questi cinque c’è un po’ di tutto. Incredibilmente, o forse volutamente, non ci sono accenni a Berlusconi, nè pro nè contro. Certo, si evince facilmente che gli autori degli elenchi sono verosimilmente di sinistra, ma la politica non trova grande spazio nelle loro classifiche. Alcuni sono caratterizzati da una spiccata vena culturale, alcuni sono abbastanza banali e altri esaltano il piacere delle piccole cose, e alcuni sono persino inverosimili.

La mamma è sempre la mamma ricorda Francesca che piazza la genitrice (la sua specifica, non tutte) in terza posizione. E se la classifica di Cuore era una delle cose più esilaranti che siano mai state pubblicate quella proposta da Repubblica corre il rischio opposto, cioè di prendersi un po’ troppo sul serio. Come Mario, che all’ultimo posto del suo elenco scrive “tutte le sere d’inverno, quando è sereno, uscendo per mettere le macchine in garage, guardare in alto e meravigliarsi ogni volta per lo spettacolo di Orione con Sirio al seguito”. Primo: beato lui che a Roma ha il garage e, secondo, nella vita fa l’astronomo o sta cercando di “darsi un tono”. Sospette in questo senso altre tre voci della classifica di Mario: la prima, che vedremo più avanti, e la terza che recita “ogni volta che passo da quelle parti, entrare in San Luigi dei Francesi con la certezza che i capolavori del Caravaggio aspettano me”. E ancora in nona posizione “leggere e rileggere e rileggere le poesie di Ungaretti, Hikmet, Szymbrska”. O Mario è un fine intellettuale o se la tira un po’.

Più politico invece l’elenco di Andrea C. che partendo dalla storia pensa alla cronaca e in prima posizione scrive “leggere l’epigrafe di Simonide che si trova alle Termopili “Racconta, o viandante, a Sparta che qui ci hai visti giacenti, perchè obbedimmo alle sue sacre leggi” e pensare che anche oggi ci sono spartani e difendono il loro Paese sacrificando le proprie vite, sono quegli uomini che stanno lavorando a Fukushima” e in settima posizione ricorda i giudici palermitani vittime di mafia “pensare che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono vissuti e che dentro alcuni hanno lasciato una traccia molto profonda”.

Per Luca il primo motivo per cui val la pena vivere è “piangere guardando La vita è bella”, banale e, sinceramente, un motivo un po’ piccolo per giustificare un’esistenza. Ma il secondo motivo di Luca è invece fortissimo: “fare la scarpetta”. Autentico piacere che accomuna un po’ tutti, da Aldo Fabrizi alla celeberrima scarpetta di Sordi in un Americano a Roma, ma anche tutti noi quando siamo seduti in trattoria o davanti al televisore con il piatto sulle ginocchia. L’elemento culinario, rivelano gli elenchi, è al centro dei pensieri degli italiani, e in fondo è giusto che così sia vista che mangiamo per vivere. Lo stesso Luca al sesto posto cita “la pizza”, ed Eva in quinta posizione piazza “i bucatini al dente”, scotti non è la stessa cosa. D’altra parte anche Saviano aveva assegnato il primo posto della sua classifica alla “mozzarella di bufala aversana”. E Mario, un filo melenso nel suo elenco, trova spazio per “la pizza bianca con la mortadella di via dei Baullari e poi il gelato affogato nello zabaione del Fiocco di neve vicino al Pantheon”, salute, posizione numero quattro.

Altro elemento che trova spazio in più d’uno degli elenchi scelti è la famiglia e l’amore. Mario, prima posizione: “fare l’amore la mattina al risveglio con la donna che amo da 43 anni e poi riaddormentarsi mano nella mano”, bello, bellissimo, ma sincero? Francesca invece punta su un altro aspetto, diciamo sul rovescio della medaglia, dell’amore: posizione numero nove “il coraggio di guardare dritto negli occhi la donna che ti ha portato via l’amore della tua vita senza versare una lacrima”. Ferita dall’uomo della sua vita, Francesca ripiega su un altro amore, quello canino vien da pensare leggendo, e in ottava posizione scrive “sentire l’amore sincero di Bob quando ti guarda dritto negli occhi, ed è come se parlasse”. Poco spazio invece per l’amore verso i figli, citati solo da Luca, che però li include in ben tre dei motivi per cui vale la pena vivere: in terza, quarta e quinta posizione, “accompagnare i figli e ritrovarsi a giocare a pallone tra i papà”, “insegnare ai propri figli a non aver paura di scelte coraggiose” e “la prima volta che ho tenuto in braccio mio figlio appena nato”.

Un po’ banali, un po’ veri e un po’ artefatti. Queste le caratteristiche principali degli elenchi che raccontano bene anche come sono certi italiani. Italiani che tendono a far maquillage nel racconto della propria vita ma che sotto questa scorza apprezzano le cose vere, scadendo però spesso nel banale. Negli elenchi, il dato forse più sorprendente, è però la totale mancanza di prospettiva futura. Sintomo grave di un paese e di una generazione che non crede evidentemente nel futuro. Nessun riferimento a un mondo migliore o ad una società più giusta, lo sguardo è desolantemente rivolto solo al passato e a quello che si è già fatto e al presente da difendere melanconicamente.

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