FIRENZE, 9 NOV – Non dice di no a nulla. Per Mario Balotelli tutto e' possibile. Anzi, piu' una scelta e' controcorrente e meno lo spaventa. Anche, un giorno lontano, ritrovare l'Inter. ''L'Italia mi manca zero, ma se in futuro dovessi tornare nessuna preclusione alla maglia nerazzurra – dice dal ritiro della nazionale – Basta che la squadra torni forte e a Milano non mi sfascino l'auto..''.
Non è un'indicazione di mercato. E' un modo di vivere. Quello di un ragazzo abituato a giocare contro i pregiudizi e a esser se stesso fino in fondo, nel bene e nel male.
''Faccio cose strane, a volte divertenti. Ma non sono matto per niente'', è la sua rivendicazione alla prima volta in conferenza stampa a Coverciano: il sorriso sempre pronto a far capolino da un muso di autodifesa, il doppio orecchino al lobo destro e la catenina con la croce al collo. ''D'altra parte, se non facessi quelle cose, la gente mi accuserebbe di esser noioso'' e' poi la risposta a una vecchia dichiarazione di Cassano, che lo indicava come suo erede ideale in un inconsueto elogio della follia.
Della visita a Scampia ha gia' detto tutto ai magistrati di Napoli. Dagli altri eccessi, invece, Balotelli esce in dribbling secco. E quando dice ''non c'e' nulla che non rifarei'', si riferisce a gesti come la maglia dell'Inter gettata via (''ora non sarei al City''). Ma chissa' che non possa valere anche per tutto il resto.
''Mi da' fastidio quel che si scrive della mia vita privata – spiega – In questo caso, nel peggio l'Italia e' meglio dell'Inghilterra. Due tabloid, il Sun e un altro, mi fanno schifo: non li considero neanche giornali. Che quotidiano e' uno che mette in prima pagina donne nude? Capisco, quando sei famoso la tua vita privata interessa piu' di quel che fai sul campo. E' normale. Ma a me non piace se ne occupino, poi si scrivono cose non vere. E non penso che arrivera' il giorno in cui si riconosceranno i miei meriti sportivi piu' che guardare alla mia vita: cose brutte si dicono anche di Cristiano Ronaldo…''.
Al campione portoghese e' stato accostato da Buffon e altri, a Ibra ci aveva pensato da solo. Ora che Prandelli, privato di Cassano e Rossi, gli mette in mano la nazionale verso Euro 2012, Balotelli sorprende in saggezza. ''E' vero – racconta – a Ibrahimovic dissi, sono piu' forte di te. Ma non lo sono ancora diventato. Il paragone con Ronaldo fa piacere, ma hanno ragione quelli che dicono 'ha una fortuna, dipende solo da lui'. So che la fortuna non dura per sempre, e io devo lavorare molto. Ma so anche di poter arrivare al top; il peso della responsabilita' non la sento, io quando entro in campo penso solo a divertirmi, e l'attenzione addosso ce l'ho da sempre. Mi sento pronto, semmai e' la gente che crede io non lo sia mai…''.
Intanto, aspetta la sua prima rete in nazionale (''e' ora che mi svegli''), magari per un'esultanza diversa: ''Non e' che non festeggio, il gol per me e' tutto. Gioco a calcio da quando ho tre anni, e' il gioco piu' bello del mondo. Se poi qualcuno ha da suggerirmi un modo particolare di esultare, si faccia avanti, io ascolto''.
C'e' poi un altro gol cui Balotelli tiene particolarmente. ''Del razzismo ho parlato con tanti miei compagni, fermiamo la partita se succedono certe cose'', dice ricordando quando l'estate scorsa a Klagenfurt ultra' italiani in trasferta urlarono 'no all'Italia multirazziale. ''L'ignoranza ci sara' sempre, spero solo questi ignoranti non tornino allo stadio. Io ho scelto la nazionale azzurra e non il Ghana perche' voglio giocare per il mio Paese, quando indosso questa maglia rappresento tutti gli italiani''.
Anche se la sua nuova casa e' altrove. ''La serie A e' scesa, il campionato inglese e' di ottimi livello e gioco nella miglior squadra al momento: perche' dovrei pensare a un futuro in Italia? Il Milan mi piace, non lo nascondo, ha ancora campioni con i quali vorrei giocare. Verso l'Inter nessuna preclusione, e comunque se mai tornassi sarebbe di sicuro in Lombardia''. Pero' ora ringrazia due allenatori: ''Quando dicevano che Mourinho doveva farmi diventare un uomo, pensavo: quello spetta ai genitori, non a un allenatore. Devo molto a Mancini e Prandelli, ma sul piano tattico. In Inghilterra ho imparato a rincorrere il pallone quando lo perdi, prima non lo facevo. E mi trovo bene nel 4-3-3, nel 4-2-3-1, anzi no..cosa giochiamo?…il 4 e qualche cosa…''.
Nel mondo di Balotelli, il calcio è una cosa molto semplice: entri in campo, segni, ti diverti o ti arrabbi, vinci o perdi. E finisce li'.