Cassano e Gasperini, la Genova del calcio orfana due volte: i retroscena

di Franco Manzitti
Pubblicato il 11 Novembre 2010 - 14:56| Aggiornato il 14 Marzo 2011 OLTRE 6 MESI FA

Giampiero Gasperini

Nel mercoledì sera di campionato a Marassi il Genoa, orfano di Gasperini ha giocato e vinto contro il Bologna per uno a zero in una atmosfera irreale. Orfano cioè di un allenatore per il quale dopo cinque anni a “Zena”, si era già coniato l’appellativo di “Gasperson”, per paragonarlo al mitico allenatore-manager da vent’anni dominus del Manchester United, Sir Alex Ferguson.  In panchina non c’era più l’uomo di Grugliasco, il mister che ha portato il Genoa dalla B alla soglia della Champions League e che gli ha fatto giocare a tratti il migliore calcio del Dopoguerra, secondo il delirio da tifosi considerato inferiore, nel Continente, solo a quello del Barcellona di Pep Guardiola. Al suo posto Davide Ballardini, l’emiliano gelido scelto da Preziosi in una notte di raptus e subito bollato dall’etichetta di aziendalista: come dire scelgo lui perchè ha a cuore la società, mentre Gasperini era uno che correva per sè.

Definizione e polemica subito di fuoco che sulla Gradinata Nord è rimbalzata con un timido applauso per il nuovo allenatore (storicamente i tifosi rossoblù guardano con distacco allenatori e presidenti, il Genoa è loro e dirigenti e mister passano) e con cinque striscioni per Gasperson, un record dopo decine di allenatori passati senza lasciare il segno, salvo l’altro mito di questi decenni, il professor Franco Scoglio, morto in diretta tv mentre difendeva il Genoa, proprio contro Preziosi. Guarda tu le coincidenze.

Il rapporto tra Preziosi, che lo ha scoperto e lanciato quando allenava il Crotone, e il suddetto Gasperini, è sempre stato perfettamente anomalo, una operazione chimica di quelle che ha un certo punto, dopo una serie di reazioni a catena, provocano l’esplosione finale. Oggi Preziosi racconta pubblicamente la sua scelta di esonero, dopo tanti successi, spiegando che ha scelto “di pancia”, cioè ascoltando un istinto improvviso, quello geniale che lo ha fatto diventare uno scopritore di talenti e un grande inventore di business nei giocattoli. “Decido in un minuto e nulla mi ferma, decido di comprare o di vendere, di investire o di chiudere”.

E’ stato così anche con Gasperini, un allenatore con il suo carattere duro da piemontese senza sfaccettature, scuola Juve e appunto, la Juve sempre in testa, dopo averne per anni diretto la squadra Primavera. Già la Juve, tutta colpa della Juve se quel feeling chimico da esplosione improvvisa è deflagrato nel botto finale.

Incomincia, infatti, con una avance della Juve su Gasperini, dopo il fantasmagorico campionato del 2008-2009, lo strappo invano ricucito tra l’uomo di Avellino e quello di Grugliasco. Con una partita super il Genoa batte la Madama e Preziosi, con il suo superfiuto e il suo spirito di osservazione, nota il trabordante entusiasmo del suo allenatore, un po’ sopra le sue solite righe di “bugia nen” in panchina. Coglie, il “joker”, che quell’entusiasmo e quella soddisfazione esagerata sono la confessione di avere consacrato una scalata che ora permette al suo allenatore di rilucere agli occhi dei dirigenti bianconeri che cercano un mister nuovo, moderno, pimpante e in questo caso made in Juve. E si incazza il Preziosi, perchè poi le solite spie gli dicono che l’abboccamento c’è già stato. Riferiscono che Blanc, il superdirigente francese e Cobolli Gigli, l’allora presidente bianconero, hanno contattato il Gasp e che lui non sta più nella pelle. Ma come, il Genoa vola, è quarto in classifica, perderà la Champions solo per la differenza reti a vantaggio della Fiorentina e quello che ho creato io, tirandolo su da Crotone, flirta con la Juve?